Skip to content

Cecilia Sala: perché Teheran ha arrestato la giornalista italiana

giornalisti

Lo scorso 19 dicembre il regime di Teheran ha arrestato Cecilia Sala, una giornalista freelance italiana in Iran co un visto regolare. Al lavoro la Farnesina e l’Aise per riportarla a casa 

Cecilia Sala, una giornalista italiana, lo scorso 19 dicembre è stata arrestata in Iran sebbene contro di lei non siano state mosse pubbliche accuse.

I servizi di sicurezza iraniani l’hanno prelevata dal suo albergo e condotta in una cella d’isolamento nella prigione di Evin, dove sono imprigionati i dissidenti iraniani e cittadini stranieri.

L’Aise (Agenzia informazioni e sicurezza esterna) e l’ambasciatrice italiana a Teheran, Paola Amodei, sono stati informati sin dal 19 dicembre, mentre il Governo, il ministro degli esteri Antonio Tajani e la presidente del consiglio Giorgia Meloni,  sono stati informati la mattina del 20 dicembre.

Venerdì 27 l’ambasciatrice Amodei è riuscita a incontrarla per sincerarsi delle sue condizioni di salute e di detenzione. Il nostro governo

CHI È LA GIORNALISTA E PODCASTER CECILIA SALA

Freelance e podcaster, Cecilia Sala, 29 anni, si occupa di esteri, con un focus di elezione per il Medioriente, lavora per Il Foglio ed è autrice e conduttrice del podcast Stories, prodotto da Chora Mediam, nel quale racconta la politica estera e gli “esteri” attraverso storie personali. Cecilia Sala ha lavorato anche per Vice e Servizio pubblico, per L’EspressoVanity Fair e Wired  ha pubblicato reportage seguendo, boots on the ground, la crisi in Venezuela, le proteste in Cile e il rientro dei talebani a Kabul nell’agosto 2021. Ha scritto due libri: Polvere. Il caso Marta Russo (Mondadori) insieme a Chiara Lalli (divenuto anche un podcast) e L’incendio. Reportage su una generazione tra Iran, Ucraina e Afghanistan (Mondadori).

L’ULTIMO EPISODIO DI “STORIES” DEDICATO ALLA COMICA IRANIANA ZEINAB MUSAVI

L’ultimo episodio del suo podcast risale al 18 dicembre 2024, un giorno prima del suo arresto. “Lei fa così ridere che le hanno tolto Instagram. Teheran comedy”, è dedicato a Zeinab Musavi, una comica iraniana famosa on line. “È rimasta presa in mezzo nella guerra tra la Repubblica Islamica e Instagram – si legge nella descrizione dell’episodio -. Due giorni dopo l’inizio della protesta, le autorità iraniane hanno dichiarato Meta un’organizzazione ostile e hanno chiuso le piattaforme. Come altri due milioni di iraniani, Zeinab viveva grazie ai proventi della sezione shopping di Instagram: quando ha perso i suoi 750mila follower ha perso anche il lavoro. Nel 2022 Zeinab è stata arrestata per gli sketch di uno dei suoi personaggi: oggi dice che anche in cella di isolamento ha trovato qualcosa su cui ridere”. E due giorni prima, i, 16 dicembre, Sala ha pubblicato il podcast “Una conversazione sul patriarcato a Teheran”, in cui racconta della sua conversazione con una 21enne iraniana, Diba, e della nuova legge sull’hijab.

L’APPELLO DEL FOGLIO: RIPORTATE CECILIA SALA A CASA

Cecilia Sala era a Teheran per lavoro, l’ambasciata iraniana a Roma le aveva concesso un visto giornalistico della durata di otto giorni per lavorare in Iran.

“Quello che segue è un articolo che non avremmo mai voluto scrivere ma la dinamica dei fatti ci costringe a dover dar conto di un fatto grave che riguarda anche questo giornale – scrive il direttore del Foglio, Claudio Cerasa -. Il 19 dicembre, la nostra giornalista Cecilia Sala è stata arrestata in Iran ed è rinchiusa nel carcere di Evin, nel nord della capitale. Cecilia era in Iran, con un visto regolare, per raccontare un paese che conosce e che ama, un paese in cui l’informazione viene soffocata a colpi di repressione, di minacce, di intimidazioni, di violenza, di detenzioni, spesso ai danni degli stessi giornalisti”.

 

Visualizza questo post su Instagram

 

Un post condiviso da Il Foglio (@ilfoglio)

Un’intimidazione che, secondo il direttore Cerasa, travalica gli steccati professionali o personali. “L’Iran, con l’arresto di Cecilia, ha scelto di sfidare non una giornalista, non un giornale, non una testata, ma tutto quello che l’occidente considera trasversalmente intoccabile: la nostra libertà – conclude Cerasa -. È il momento di ricordare l’ovvio. L’Iran vuole utilizzare la vita di Cecilia per mostrare quanto è forte il regime. Facciamogli vedere noi quanto siamo forti facendo tutto il possibile per non far sparire per un solo giorno la sua storia dalle pagine dei nostri giornali, facendo tutto il possibile per ricordare alle autorità competenti quanto sia pericoloso cavillare intorno a un attentato alla libertà di stampa e facendo tutto il necessario per riportarla a casa. Il giornalismo non è reato, nemmeno nei paesi che reprimono tutte le libertà, compresa quella di stampa. Riportatela a casa”.

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER
Torna su