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Che cosa si dicono Londra e Bruxelles sulla Brexit

Brexit

Il punto di Daniele Meloni per Startmag sulla Brexit con le ultime notizie

La Camera dei Comuni ha votato ieri nel pomeriggio il Brexit Bill proposto dal governo conservatore di Boris Johnson con 330 voti favorevoli e 221 contrari. Ora il Withdrawal Agreement Bill (WAB) – questo la definizione tecnica del disegno di legge – passerà alla Camera dei Lords dove potrà essere emendato prima di fare un ultimo passaggio di nuovo ai Comuni in caso di modifiche. L’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea è sempre più vicina, e il 31 gennaio c’è già chi tra i brexiteers duri e puri sta organizzando un party di fronte a Westminster per celebrare l’evento.

JOHNSON TIRA DRITTO CON BREXIT

Come prevedibile l’ampia maggioranza di cui gode il premier ha portato a termine quanto promesso dallo stesso Johnson in una campagna elettorale scandita dal ritmo di Get Brexit Done, portiamo a termine la Brexit. Non sono mancate le polemiche comunque ieri in Aula, con l’opposizione che ha criticato nuovamente la Brexit e il disegno di legge che è stato definito “pericoloso” da Alistair Carmichael, portavoce dei LibDems. Sul piede di guerra anche i nazionalisti scozzesi: Ian Blackford, leader dell’SNP a Londra ha affermato che “la Scozia continuerà a restare nell’Unione Europea da paese indipendente” e che “il Regno Unito si sta avviando a una crisi costituzionale proprio a causa della Brexit”.

L’INCONTRO CON VON DER LEYEN

Johnson comunque tira dritto. Mercoledì ha incontrato la Presidente della Commissione Europea, Ursula Von Der Leyen, a Downing Street per dei colloqui preliminari in vista delle trattative sull’accordo di libero scambio tra lo Uk e l’Unione. L’occasione è stata propizia per ribadire la vicinanza tra le parti in causa e l’amicizia che legherà comunque il Regno Unito ai 27 paesi dell’Ue anche dopo il divorzio. Non mancano però le spine per entrambi i contendenti. Johnson sostiene che per la fine del 2020 l’accordo commerciale sarà cosa fatta, mentre Von Der Leyen ci è andata molto più cauta: per la Presidente della Commissione difficile che si arrivi a un accordo “esaustivo” in così breve tempo. Si dovranno dunque privilegiare alcuni settori a discapito di altri?

Nel dossier allo studio di Whitehall e dei tecnici della Commissione uno dei settori più “caldi” in questo momento è quello della pesca. Johnson ha parlato più volte di “ristabilire la sovranità britannica nei nostri mari e nelle nostre acque”, ma l’accesso dei paesi dell’Ue alle acque territoriali britanniche è una questione che sta a cuore a molti paesi europei, in primis alla Francia. Se Johnson ne chiudesse l’accesso ai 27 rischierebbe anche di penalizzare quei pescatori britannici che vendono il loro pescato sui mercati europei. Verso che tipo di accordo si andrà?

Un’altra questione che si proporrà sarà quella relativa al terziario, ai servizi (non solo finanziari). L’80% del Pil del Regno Unito deriva proprio dai servizi e Bruxelles è da tempo il cliente migliore degli inglesi nel ramo. L’Ue ha già detto che non intende discutere della questione prima di dicembre 2020, l’ultimo mese disponibile prima della fine del regime transitorio. Solo pre-tattica o la posizione di Barnier – sobillato da Macron – reggerà? Quel che è certo è che, come scrive la corrispondente da Bruxelles della Bbc, Katya Adler, anche la seconda tappa delle Brexit non sarà meno irta di ostacoli che la prima.

 

Articolo pubblicato su startmag.it

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