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Convenzione di Ottawa

Che cos’è la convenzione di Ottawa e perché l’Ucraina si ritira

Zelensky ufficializza il ritiro dell’Ucraina dalla Convenzione di Ottawa, il principale accordo internazionale contro le mine antiuomo. Ecco perché

Un tempo bandiera del disarmo umanitario, la Convenzione di Ottawa, principale baluardo contro la proliferazione di mine antiuomo a livello internazionale, non è più di moda.

Ieri anche l’Ucraina si è ritirata dal trattato, raggiungendo così gli altri 35 Stati membri dell’Onu che non ne hanno sottoscritto i principi, tra cui figurano anche potenze atomiche del calibro di Usa, Cina, Russia, Israele, India e Pakistan.

CHE COS’È LA CONVENZIONE DI OTTAWA

La Convenzione di Ottawa, firmata nel 1997 ed entrata in vigore nel 1999, rappresenta uno dei principali sforzi della comunità internazionale per mettere al bando le mine antiuomo. Il trattato proibisce l’uso, la produzione, lo stoccaggio e il trasferimento di questi ordigni, obbligando anche alla loro distruzione.

L’ICBL, L’EFFETTO LADY D: LA CAMPAGNA CONTRO LE MINE ANTIUOMO

La campagna che portò alla sottoscrizione del documento ebbe il primo decisivo impulso con la creazione, nel 1992, dell’International Campaign to Ban Landmines (ICBL), ossatura organizzativa che riuscì a riunire oltre 1.000 ONG in quasi 100 Paesi.

Il successo fu possibile anche grazie all’impegno di figure mediatiche – Lady Diana ne fu la più fervente sostenitrice – che seppero canalizzare l’eco mediatica, trasformando la campagna contro le mine antiuomo in un manifesto per la pace. Una battaglia che nel 1997 valse il Premio Nobel per la Pace all’ICBL e al suo primo coordinatore Jody Williams.

CHE COSA SONO LE MINE ANTIUOMO

Le mine antiuomo sono ordigni esplosivi progettati per attivarsi al semplice contatto con una persona: basta il peso di un piede o il tocco più lieve. Di piccole dimensioni e facilmente occultabili sotto il terreno, tra le macerie o nei passaggi più angusti, sono create non tanto per distruggere veicoli ma per ferire, mutilare o uccidere chi vi capita sopra. La loro semplicità di produzione le rende accessibili anche a gruppi non statali, contribuendo al loro impiego diffuso in molte aree di conflitto.

Arma quanto mai insidiosa e crudele, costituiscono un enorme pericolo non soltanto in tempo di guerra. Impiegate estensivamente per evitare l’avanzamento del nemico oltre i confini, verso posizioni di interesse strategico o centri abitati, lasciano infatti un’eredità avvelenata che resta  sepolta e pronta ad attivarsi al passaggio di chiunque, anche a distanza di decenni.

Secondo i dati più recenti, nel 2023 quasi 6.000 persone sono rimaste uccise o ferite da mine antiuomo, l’80% delle quali erano civili. La bonifica è lenta, costosa e pericolosa. Le stime parlano di ordigni attualmente attivi in 58 Paesi, con il Myanmar, Siria, Afghanistan e la stessa Ucraina in prima fila.

PERCHÉ L’UCRAINA ABBANDONA LA CONVENZIONE DI OTTAWA

L’invasione russa dell’Ucraina nel febbraio 2022 ha stravolto l’equilibrio di sicurezza in Europa orientale. Il Cremlino detiene infatti la più grande riserva mondiale di mine antiuomo, stimata in oltre 26 milioni di esemplari, molte delle quali già dispiegate sul territorio ucraino, il che gli garantisce un importante vantaggio strategico.

Nella prospettiva di Kiev si tratta quindi di un passaggio necessario per la sopravvivenza dello Stato, tanto più che anche altri Paesi confinanti con la Federazione Russa – Polonia, Lituania, Lettonia, Estonia, Finlandia e ora Ucraina – hanno deciso di uscire dal trattato per poter produrre e stoccare nuovamente mine lungo il confine. Degli Stati che confinano con Russia o Bielorussia, solo la Norvegia mantiene ancora l’adesione.

L’ALLARME DELLE ONG

Molte ONG internazionali – da Amnesty International al Comitato Internazionale della Croce Rossa – parlano di un passo indietro preoccupante. Ritirarsi dalla Convenzione significa sdoganare ordigni che il diritto internazionale umanitario considera ormai fuori legge, a prescindere dall’adesione formale.

Riccardo Noury, portavoce di Amnesty in Italia, avverte che il bando delle mine è un principio consolidato proprio per proteggere i civili, e che il mancato arresto dei trasgressori non giustifica il loro riutilizzo.

 

 

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