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Che cos’è la variante AY.4.2 del virus SarsCov2?

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Sempre più diffusa in Gran Bretagna, già presente nell’Europa continentale, negli USA e in Israele, la variante AY.4.2 discende da quella indiana e presenta ben due mutazioni sulla proteina spike, porta d’ingresso dei vaccini a nostra disposizione

Dopo l’indiana, che ha dato al Covid nuova spinta propulsiva, potrebbe essere il turno della variante AY.4.2 del virus SarsCov2 , discendente diretta della Delta. È quanto temono gli scienziati, dopo che il nuovo ceppo è stato identificato anche negli Usa, anche se finora si tratta di pochissimi i casi. Lo ha comunicato la direttrice dei Cdc (Centers for disease control) americani, Rochelle Walensky, in una riunione presso la Casa Bianca per fare il punto sulla pandemia.

DOVE È DIFFUSA LA VARIANTE AY.4.2

Memori degli sbagli compiuti in passato, gli scienziati a questo giro hanno preferito evitare di appiccicare il nome di un Paese alla nuova variante, affidandosi esclusivamente alla sigla AY.4.2. Finora la quasi totalità dei casi è stata rilevata in Europa, in particolare, nel Regno Unito e alcuni contagiati sono stati rintracciati in Israele. Ma, al solito, solo i Paesi che effettuano questo tipo di test sono in grado di rintracciare i nuovi ceppi, perciò i dati lasciano il tempo che trovano, anche se dal CDC rassicurano: “E’ ben al di sotto dello 0,05% di tutti i virus da noi sequenziati, con meno di 10 casi riportati finora nella nostra banca dati”.

Al momento non è ancora chiaro se questa variante, che presenta 2 mutazioni sulla proteina spike, dà dei vantaggi al virus, dato che quella è pure la porta d’ingresso sfruttata dai vacini. Secondo i Cdc, “non ci sono prove che A.Y.4.2 influisca sull’efficacia degli attuali vaccini o terapie”. L’Agenzia per la sicurezza sanitaria britannica lo scorso venerdì ha comunicato che questa variante si sta espandendo in Inghilterra e aumentando la sua frequenza, mentre martedì scorso è stato rilevato il primo caso in Israele.

“Non c’è motivo di farsi prendere dal panico. Non è una situazione paragonabile alla comparsa della varianti Alfa e Delta, molto più trasmissibili di qualsiasi altro ceppo in circolazione al momento – sottolinea Francois Balloux, direttore dello University College London Genetics Institute – potrebbe esserci un potenziale piccolo aumento di trasmissibilità, che non avrebbe però un impatto simile a quello delle altre due sulla pandemia”.

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