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Chi blocca (e chi no) la corsa di Donald Trump alle primarie Usa

Trump Politica Estera

I guai giudiziari di Donald Trump, a processo in più di 15 stati, fanno litigare i suoi supporter con la giustizia. Le pronunce delle Corti del Michigan e del Colorado e le ultime decisioni del Maine e della California sulle primarie dei Repubblicani in vista delle Presidenziali Usa del 2024

Il prossimo anno si terranno le elezioni presidenziali negli Stati Uniti. Il presidente uscente, il democratico Joe Biden, ha già annunciato la sua ricandidatura insieme alla sua vice Kamala Harris. Anche tra i repubblicani correrà un ex presidente, il contestato Donald Trump il quale – notizie delle ultime ore – dopo il Colorado è stato escluso anche nel Maine dalle primarie di partito, mentre dalla California è arrivato il via libera.

I CANDIDATI DEMOCRATICI ALLE PRESIDENZIALI 2024

Tra i democratici la corsa alle primarie sarà tra Joe Biden, Dean Phillips e Marianne Williamson. Anche Robert Francis Kennedy Jr avrebbe dovuto correre con i democratici ma ha poi scelto di candidarsi come indipendente come l’attivista Cornel West. Un altro candidato che esula dalla dicotomia Democratici/Repubblicani è Peter Sonsky, candidato del Partito della Solidarietà, avrà un suo rappresentante anche il Partito Libertario.

PRESIDENZIALI 2024: LA CORSA AFFOLLATA TRA I REPUBBLICANI E IL VANTAGGIO DI DONALD TRUMP

Particolarmente affollata è la corsa tra i repubblicani. Oltre all’ex presidente Donald Trump figurano tra i concorrenti anche Ron De Santis, Doug Burgum, Nikki Haley, Asa Hutchinson, Chris Christie, Vivek Ramaswamy. Tra questi è proprio il magnate newyorkese a raccogliere i maggiori consensi, secondo i primi sondaggi sarebbe il preferito da più del 60% degli intervistati. Tra i suoi concorrenti solo Ron De Santis e Nikki Haley vanno in doppia cifra, rispettivamente al 14% e 10%.

I GUAI GIUDIZIARI DI DONALD TRUMP

Quindi tutto liscio per l’ex inquilino della Casa Bianca? Niente affatto perché Trump è sotto processo per accuse molto gravi: sottrazione di documenti top secret e per incitamento all’insurrezione del 6 gennaio 2021. Inoltre, il 14° emendamento alla Costituzione vieta a chi ha commesso il reato di sedizione (quello per cui Trump è incriminato dal procuratore Jack Smith) di candidarsi a cariche elettive.

LA DECISIONE DELLA CORTE SUPREMA: NON CI SARÀ ALCUNA PROCEDURA ACCELERATA

Se Trump sarà dichiarato ineleggibile la questione finirà alla Corte suprema che è composta da sei giudici conservatori su nove, di cui tre nominati da Trump stesso quando era presidente. Molto probabilmente il suo giudizio non sarà sfavorevole all’ex presidente. Già venerdì scorso la Corte aveva annunciato che non avrebbe esaminato con una procedura accelerata se Trump fosse o meno processabile per le sue azioni da presidente. L’inizio del processo resta dunque fermo al prossimo 4 marzo, cosa che fa gioco all’ex presidente che sta cercando di posticipare il più possibile lo sviluppo delle indagini e dei processi a suo carico per mantenere al riparo la sua campagna elettorale.

TUTTI GLI STATI IN CUI TRUMP FINIRÀ A PROCESSO

Sono numerose, almeno 15, le cause intentate contro l’ex presidente per impedirgli di candidarsi alle primarie del partito Repubblicano e alle presidenziali del 2024. Sono stati aditi i tribinali del New Jersey, Wisconsin, Wyoming, Nevada, New York, New Mexico, South Carolina, Alaska, Arizona, Vermont, Virginia e il West Virginia. Gruppi legali oppure organizzazioni per i diritti civili hanno intentato cause facendo riferimento alla presunta violazione della Sezione 3 del 14esimo emendamento della Costituzione statunitense.

LE DECISIONI ANTITETICHE DELLA CORTE DEL COLORADO E DEL MICHIGAN

La Corte suprema del Colorado ha stabilito che Trump non può partecipare alle primarie del Partito repubblicano locale in quanto colpevole di insurrezione. L’ex presidente resta tuttavia in corsa nello Stato dell’Ovest, perché lo stesso tribunale ha sospeso la sentenza per permettere alla Corte suprema degli Stati Uniti di esprimersi. Il tribunale ritiene che Trump abbia commesso questo reato il 6 gennaio 2021, incitando la folla che ha fatto irruzione al Congresso. Il Partito repubblicano del Colorado, però, ha annunciato di aver chiesto alla Corte Suprema americana di annullare la sentenza che ha escluso Trump dalle primarie per il 2024. Questo significa che la sospensione della decisione della Corte Suprema del Colorado, che sarebbe scaduta il 4 gennaio, sarà estesa fino quando quella nazionale non si esprimerà.

Al contrario la Corte Suprema del Michigan ha stabilito che l’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump potrà partecipare alle primarie del Partito Repubblicano nello stato, in vista delle elezioni presidenziali del 2024. Il prossimo stato a doversi esprimere è il Maine. Al momento la sentenza del Colorado è stata l’unica in cui i giudici hanno deciso che Trump non poteva candidarsi alle primarie sulla base della Sezione 3 del 14esimo emendamento.

ANCHE NEL MAINE TRUMP ESCLUSO DALLE PRIMARIE, VIA LIBERA IN CALIFORNIA

Come dicevamo, anche il Maine ha escluso Donald Trump dalle primarie di partito. Rispetto al caso del Colorado – come evidenzia Repubblica – non è stata una decisione della Corte Suprema statale, ma – per la prima volta – l’iniziativa unilaterale di un rappresentante dell’amministrazione: il segretario di Stato del Maine e ex senatrice democratica Shenna Bellows, che ha rimosso Trump dalla lista dei candidati alle primarie repubblicane in programma il 5 marzo 2024.

La richiesta per la nomina alle primarie dell’ex presidente è stata ritenuta “invalida”, secondo un documento pubblicato ieri. In base al 14esimo emendamento della Costituzione americana, Trump “non è qualificato a ricoprire la carica di presidente”, si legge nella sentenza. L’emendamento afferma che le persone che si sono “impegnate in un’insurrezione o ribellione” contro la Costituzione sono escluse dalle elezioni. Il team della campagna di Trump ha annunciato che ricorrerà contro la decisione.

La California ha invece deciso di considerare valida la sua candidatura. Nello Stato più popoloso degli Usa, la commissione elettorale ha un potere limitato di rimuovere dalle schede i candidati, spiega il New York Times nel dare la notizia.

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