Un mini vertice, a cui ha partecipato anche Merz, per discutere delle “soluzioni innovative” in materia di immigrazione previste del Regolamento Rimpatri
Un vertice nel vertice. A margine del Consiglio europeo del 26 e 27 giugno a Bruxelles una riunione ristretta dedicata ai temi sull’immigrazione. A promuovere l’iniziativa la premier italiana Giorgia Meloni che, come in precedenza, si sta facendo promotrice di un nuovo approccio, più restrittivo, alle politiche migratorie. Il vertice si è chiuso con l’annuncio di un nuovo “Summit della Coalizione globale contro il traffico di migranti”, che si terrà a Bruxelles il prossimo 10 dicembre.
I TEMI DEL VERTICE SULL’IMMIGRAZIONE
La riunione informale è stata dedicata al tema delle soluzioni innovative da applicare alla gestione del fenomeno migratorio e in particolare al rafforzamento del quadro legale in materia di rimpatri, come riportato da una nota di Palazzo Chigi. La nota si riferisce all’introduzione del cosiddetto “Regolamento Rimpatri“, che, nell’ambito del Patto sulla migrazione e l’asilo, “intende razionalizzare, semplificare e armonizzare le disposizioni procedurali degli Stati membri stabilendo una procedura di rimpatrio alla frontiera”. Questa nuova procedura si applica “ai cittadini di paesi terzi e agli apolidi la cui domanda è stata respinta nel contesto della procedura di asilo alla frontiera di cui al regolamento (UE) 2024/1348 del Parlamento europeo e del Consiglio («procedura di asilo alla frontiera»)”.
I PAESI CHE HANNO PARTECIPATO AL MINI SUMMIT SULL’IMMIGRAZIONE
A partecipare al mini-summit per il contrasto all’immigrazione illegale c’erano i rappresentanti di Italia, Danimarca, Paesi Bassi, Austria, Belgio, Cipro, Germania, Grecia, Lettonia, Malta, Polonia, Repubblica Ceca, Svezia e Ungheria. La Commissione era rappresentata dalla presidente Ursula von der Leyen.
ANCHE MERZ NEL MINI SUMMIT SULL’IMMIGRAZIONE
La novità più grande di questo vertice è stata la presenza del Cancelliere Friedrich Merz. “Credo che con il cancelliere Merz abbiamo trovato un partner in Germania che la pensa, su molti aspetti, in modo simile al nostro – ha detto il cancelliere austriaco Christian Stocker -. Affronteremo sfide comuni, come competitività, sicurezza e immigrazione. Proteggere le nostre frontiere interne nell’area Schengen non può essere la soluzione definitiva. Questa può essere solo una soluzione di emergenza. I rafforzamenti dei controlli alle frontiere sono, in definitiva, una soluzione che non si propone di essere permanente, ma a volte sono necessari”.
IL TEMA DEL RIMPATRIO VERSO PAESI TERZI
Il linguaggio diplomatico utilizza il termine “innovativo” in riferimento alle novità presenti nel “Regolamento Rimpatri“. Scelta curiosa visto lo stridore generato dal portato valoriale progressista del termine e le “innovazioni” previste dal “Regolamento Rimpatri” che puntano nella direzione della rigidità.
Tra i punti più sensibili del nuovo sistema ci sono gli hub di rimpatrio nei paesi terzi. La nuova normativa europea, dunque, ammetterà di rimpatriare migranti che non possono godere del diritto di asilo non solo nei paesi di provenienza o in paesi di transito ma anche in paesi terzi con cui gli Stati dell’Ue abbiano stipulato accordi. Oggi i rimpatri sono possibili solo nel Paese di origine o nel Paese di transito dei migranti.
LA PROCEDURA UE STABILISCE QUALI SONO I PAESI SICURI
Affinché i rimpatri possano avere luogo è necessario che il paese terzo sia considerato sicuro. Il concetto di “Paese di origine sicuro”. Con il nuovo Patto sulla migrazione e l’asilo, che troverà applicazione a partire da giugno 2026, il regolamento (UE) 2024/1348 introduce una procedura comune di protezione internazionale nell’UE. Il regolamento stabilisce norme armonizzate per la designazione dei Paesi sicuri. “Criterio fondamentale per stabilire se la domanda di protezione internazionale sia fondata è la sicurezza del richiedente nel Paese di origine – recita la norma -. In considerazione del fatto che il regolamento (UE) 2024/1347 mira a un elevato livello di convergenza riguardo all’attribuzione, a cittadini di Paesi terzi o apolidi, della qualifica di beneficiario di protezione internazionale, il presente regolamento stabilisce criteri comuni in base ai quali i Paesi terzi siano designati Paesi di origine sicuri, data la necessità di rafforzare l’applicazione del concetto di Paese di origine sicuro come strumento essenziale a sostegno del rapido esame di domande probabilmente infondate”.
L’UE DECIDERÀ QUALI SONO I PAESI SICURI
Come spiegato dal dossier Elementi per la verifica di sussidiarietà – Proposte di regolamento sull’istituzione di un elenco di “paesi di origine sicuri” a livello dell’UE e sul concetto di “paese terzo sicuro” dell’ufficio studi della Camera e del Senato, la Commissione propone di:
- designare come Paesi di origine sicuri a livello dell’UE i Paesi che hanno ottenuto lo status di candidati all’UE nonché un potenziale candidato all’adesione (Kosovo)
- istituire un elenco di ulteriori Paesi di origine considerati sicuri a livello unionale, contenuto nell’allegato II alla proposta, che comprende Bangladesh, Colombia, Egitto, India, Kosovo, Marocco e Tunisia (per un’analisi sui singoli Paesi terzi inclusi nell’elenco si rinvia agli approfondimenti contenuti nella relazione della Commissione).;
- anticipare la possibilità di designare paesi di origine e paesi terzi sicuri con eccezioni per determinate parti del territorio o categorie di persone chiaramente identificabili.