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Carla Zambelli

Chi è Carla Zambelli, l’ex bolsonarista in Italia ricercata dall’Interpol

Carla Zambelli, ex deputata bolsonarista condannata per hacking e ricercata dall’Interpol si rifugia in Italia. Ecco chi è, le ragioni per cui è ricercata e perché la sua estradizione non è affatto scontata

La bolsonarista Carla Zambelli, su cui pende un mandato di cattura dell’Interpol, sarebbe in Italia. Lo aveva preannunciato lei stessa alla Cnn Brasile, un attimo prima che il suo nome fosse inserito nella lista dei ricercati internazionali.

Da Brasilia invocano l’estradizione, ma la faccenda non è così semplice: Zambelli possiede la cittadinanza italiana e la possibilità di un rimpatrio forzato dipende unicamente dagli accordi bilaterali tra i due Paesi. Su cui pesa il precedente, a parti invertite, di Cesare Battisti.

PERCHÉ CARLA ZAMBELLI È RICERCATA

Zambelli è in fuga dalla giustizia brasiliana. Il 14 maggio la Corte Suprema l’ha condannata a 10 anni per aver hackerato i sistemi del Consiglio nazionale di giustizia e inserito una serie di documenti falsi volti a screditare il giudice della Corte Suprema Alexander de Moares.

Prima che la pena diventasse esecutiva, l’ex deputata brasiliana si è rifugiata negli Stati Uniti, andando incontro al mandato di arresto internazionale, su richiesta dello stesso de Moraes, e al blocco dei beni, dei conti bancari e dei suoi profili social.

PUÒ ESSERE ESTRADATA?

Ora è approdata in Italia, con un volo diretto da Miami, e spera che la cittadinanza possa farle da scudo. Ed effettivamente lo spazio di manovra delle autorità italiane è molto limitato. In caso di arresto nel nostro Paese dovrebbe essere la procura generale presso la Corte d’Appello a convalidarlo.

Discorso ancor più complicato per l’estradizione: innanzitutto dipende dalla cooperazione bilaterale tra Italia e Brasile, non sempre automatica in casi di reati politici. Il precedente Battisti incombe e le diplomazie dei due Paesi temono adesso un nuovo incidente.

CHI È CARLA ZAMBELLI

Considerata in patria “la regina delle fake news”, ex deputata ultra-conservatrice ormai ineleggibile, la quarantaquattrenne Carla Zambelli è uno dei volti più controversi della nuova destra brasiliana.

È nata a Ribeirão Preto, nello Stato di San Paolo, il 3 luglio 1980. La sua carriera pubblica inizia come attivista, con la fondazione, nel 2011, del movimento “Nas Ruas” (“Nelle strade”), noto per la sua posizione fortemente critica verso la sinistra al potere e per il sostegno attivo all’impeachment dell’allora presidente Dilma Rousseff.

Ha un passato come project manager presso la multinazionale KPMG, attività che interrompe nel 2015 per curarsi da un tumore cerebrale, poi rimosso con successo.

LA CARRIERA POLITICA

Da quel momento Zambelli trasforma la propria militanza politica in carriera istituzionale.

Bolsonarista di ferro, politicamente si colloca su posizioni ultraconservatrici: contraria alle quote di genere, favorevole alla liberalizzazione delle armi e fautrice di un’agenda moralista e securitaria.

Gran parte della sua popolarità si deve all’innata vis polemica, cui la costante attività sui social media fa da amplificatore, facendola emergere rapidamente come figura divisiva ma centrale nello scenario politico brasiliano dell’era bolsonariana.

L’elezione al Congresso arriva nel 2018 nelle liste del Partido Social Liberal (PSL) al seguito di Jair Bolsonaro, che quell’anno vince e si accomoda a Palácio do Planalto. Nel 2022 è nuovamente al fianco del Capitão tra le fila del Partido Liberal (PL), risultando una delle più votate del Paese.

LE ACCUSE E LA FUGA

Poi la sua parabola prende una piega drammatica.

Alla vigilia del ballottaggio tra Lula e Bolsonaro, fa il giro del mondo un video che la ritrae armata di un revolver mentre rincorre un giornalista per le strade di San Paolo. L’episodio dà avvio a un’inchiesta per possesso illegale di arma e coercizione.

Nel frattempo il Tribunale Regionale Elettorale di São Paulo inizia  ad analizzare le sue condotte in Parlamento e sui media. L’attenzione del tribunale si concentra sulla campagna diffamatoria contro l’attuale presidente Lula messa in piedi prima del voto. Alla fine le viene revocato il mandato parlamentare. A gennaio la stangata dell’ineleggibilità, seguita pochi mesi più tardi dalla condanna per l’hackeraggio del Consiglio nazionale di giustizia. E, infine, la fuga.

Fonte immagine: Wikimedia Commons, Sturm

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