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Chi sono i due italo-venezuelani liberati a Caracas

Ecco chi sono i due connazionali rilasciati la scorsa notte dalle autorità venezuelane. Ancora attesa per Alberto Trentini

Ieri notte è stata annunciata la liberazione di 13 prigionieri detenuti all’Helicoide, la prigione politica del Venezuela. Tra loro gli italo-venezuelani Amerigo De Grazia, arrestato il 7 agosto 2024, e Margarita Assenza, detenuta dal 2 ottobre 2024. Continua invece la detenzione del cooperante Alberto Trentini, fermato dalle autorità venezuelane nel novembre 2024.

Il regime di Caracas è accusato dalla comunità internazionale di utilizzare i detenuti stranieri come strumenti di pressione diplomatica.

IL RUOLO DELLA FARNESINA

A luglio il ministero degli Esteri aveva nominato il diplomatico Luigi Vignali come inviato speciale per i detenuti italiani in Venezuela, una mossa che faceva ben sperare sulla liberazione degli ostaggi. La prima missione era prevista a inizio agosto, ma è stata rinviata per motivi interni alla dirigenza sudamericana.

In merito alla liberazione dei due italo-venezuelani, la nota del ministero riferisce di “un risultato maturato anche grazie al lavoro svolto dalla Farnesina e dalle istituzioni dello Stato su impulso del Ministro Antonio Tajani e del Governo”.

La notizia della liberazione è stata confermata in un post su X dal leader del partito Primero Justicia, Henrique Capriles, il quale ha precisato che nel caso di De Grazia e di altri sette oppositori si tratta di una vera e propria rimessa in libertà.

Il governo venezuelano aveva arrestato loro e decine di altri cittadini stranieri senza formalizzare le accuse a loro carico, per usarli come merce di scambio coi rispettivi governi.

DE GRAZIA E ASSENZA: CHI SONO E PERCHÉ ERANO STATI ARRESTATI

Amerigo De Grazia è un ex deputato dell’opposizione dell’Assemblea Nazionale trattenuto fino a oggi presso l’Helicoide in regime di isolamento. Le sue condizioni di salute avevano spinto l’Ambasciata d’Italia a sensibilizzare le autorità venezuelane per sottoporlo a cure specialistiche necessarie.

Margarita Paulina Assenza Arteaga lavorava insieme al sindaco di Maracaibo Rafael Ramirez, arrestato insieme a lei con l’accusa di aver commesso “reati contro il patrimonio dello Stato” legati all’uso illecito di fondi pubblici.

I due non potranno allontanarsi da Caracas e lunedì compariranno in tribunale per chiarire le modalità di un’eventuale prosecuzione del procedimento e la loro posizione. Per gli altri detenuti, invece è stato stabilito un regime di detenzione domiciliare.

TRENTINI ANCORA PRIGIONIERO

La Farnesina ha fatto sapere che continuano le trattative per la liberazione di Alberto Trentini e di tutti gli altri italiani ancora detenuti che, secondo fonti del Ministero, sarebbero circa una quindicina, la maggior parte italo-venezuelani perseguitati per motivi politici. Trentini è l’unico ad avere la cittadinanza solo italiana.

CHI È ALBERTO TRENTINI

46 anni, originario di Venezia, laureato in Storia Moderna e Contemporanea all’Università Ca’ Foscari. Master in ingegneria delle acque e della salute, da più di vent’anni lavorava nella cooperazione internazionale in Sud America, Etiopia, Nepal, Grecia e Libano.

Era arrivato in Venezuela il 17 ottobre 2024 per una missione umanitaria con Humanity&Inclusion, una Ong che aiuta persone con disabilità. Il cooperante è stato arrestato il 15 novembre 2024 a un posto di blocco a Caracas verso la regione di Guasdualito mentre portava aiuti alle comunità locali.

TRENTINI DETENUTO IN VENEZUELA

È detenuto da 9 mesi nel carcere “El Rodeo I”, nello Stato di Miranda, periferia di Caracas a circa 30 chilometri della capitale, in una località chiamata Guatire e nota per le condizioni difficili e per ospitare molti prigionieri politici del regime venezuelano.

Tenuto in isolamento per 6 mesi senza contatti con familiari, avvocati o rappresentanti consolari è accusato senza nessuna imputazione ufficiale di terrorismo e cospirazione ai danni dello Stato. Ipotesi respinta sia dalla famiglia che dalla Ong per cui lavorava.

Alberto Trentini ha chiamato due volte a casa la prima il 16 maggio e la seconda il 26 luglio di quest’anno. Ha detto di stare bene ma di essere stremato dal regime di prigionia, confermando di ricevere regolarmente i pasti e di avere accesso ai farmaci per la pressione alta di cui ha bisogno.

APPELLO DELLA FAMIGLIA

La famiglia Trentini attraverso il loro legale ha chiesto sforzi concreti per riportare a casa Alberto: “Apprendiamo dalle agenzie la positiva notizia della liberazione di alcuni prigionieri Italo venezuelani. È una felicità che vorremmo poter condividere anche noi: Alberto è in carcere da oltre nove mesi e nessuno ancora lo ha potuto visitare. Ogni giorno in più di detenzione  produce intollerabile sofferenza. Liberare Alberto deve diventare la priorità per chi ha il potere riportarlo a  casa”.

La madre Armanda ha fatto appelli in tv e ha scritto una lettera alla premier Meloni. E’ stata fatta una petizione online su Change.org e un digiuno a intermittenza per chiedere al Governo Meloni di fare tutto quanto possibile per riportare Alberto a casa.

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