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Cile, Brasile e Argentina, dove il Covid non dà tregua

Argentina Covid

Oggi il Global health summit di Roma, ma in molti Paesi i vaccini scarseggiano e il Covid continua a diffondersi, per questo l’Argentina si è chiusa in lockdown

Se negli USA, anche grazie al piano vaccinale, si può già stare all’aperto senza mascherine e nel Vecchio continente si pensa già alle vacanze estive, ci sono zone del mondo ancora nella morsa del virus. “Dobbiamo rafforzare gli sforzi per dare accesso ai vaccini ai Paesi con redditi medio-bassi”, ha detto la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, nel suo intervento di saluto al Global health summit di Roma. “Faremo la nostra parte”, ha assicurato. Le ha fatto eco il presidente del Consiglio, Mario Draghi: “Dobbiamo assicurarci che i vaccini siano più disponibili per i Paesi più poveri. E’ essenziale consentire la libera circolazione di materie prime e vaccini oltre i confini. L’Ue ha esportato circa 200 milioni di dosi di vaccini Covid-19 in 90 Paesi, circa la metà della sua produzione totale. Tutti gli Stati devono fare lo stesso. Dobbiamo revocare i divieti generalizzati di esportazione, soprattutto nei paesi più poveri”.

 

LA SITUAZIONE IN CILE

Il ministro della Salute del Cile, Enrique Paris, ha espresso la sua “preoccupazione” per l’aumento dei contagi di Coronavirus osservato nel Paese e ha sottolineato che il governo vuole “trasmetterla alla società, perché è necessario cambiare questa situazione e continuare a fare molta più attenzione”. Anche la regione metropolitana di Santiago ha registrato un aumento negli ultimi sette giorni. “È necessario che la popolazione prenda coscienza della necessità di fare attenzione”, ha sottolineato Paris.

“La variazione dei nuovi casi confermati a livello nazionale è aumentata dell’11% negli ultimi sette giorni”, ha spiegato il ministro. Il numero totale di infezioni di coronavirus nel Paese ha raggiunto 1.308.311 con 28.169 morti. Ieri, il sottosegretario alle Reti di assistenza, Alberto Dougnac, ha riferito nel bilancio giornaliero sulla pandemia che “la Rete Sanitaria Integrata dispone di 4.463 posti letto critici abilitati, di cui 4.155 occupati, pari al 93%”. Sul totale dei posti di terapia intensiva occupati, 2.935 corrispondono a casi gravi di Covid, di cui 2.429 sottoposti da ventilazione meccanica, dato che rappresenta l’83%. Il funzionario ha sottolineato che “sebbene il processo di vaccinazione abbia prodotto una diminuzione del numero di pazienti ricoverati in terapia intensiva per Covid-19, continuiamo a osservare un aumento dei pazienti con patologie non Covid-19, una cifra che attualmente raggiunge 1.220 casi”.

L’ARGENTINA CHIUSA PER COVID

“Ci troviamo nel momento peggiore dall’inizio della pandemia. Ci troviamo di fronte il numero più alto di contagi e decessi”, ha dichiarato il presidente, Alberto Fernández, in un messaggio trasmesso dalle televisioni di Stato per annunciare  il primo lockdown dell’Argentina del 2021 dopo che sono state registrati più di 35mila contagi di Covid per il terzo giorno consecutivo. La chiusura durerà almeno fino al 31 di questo mese.

Lo scorso anno, fra marzo e luglio, era stata imposta una lunga quarantena. In tutto ci sono stati 3,4 milioni di casi confermati e 72mila decessi. Dall’inizio di giugno rimarranno in vigore le misure restrittive, come il coprifuoco dalle otto di sera alle sei del mattino.

PREVISTO MEZZO MILIONE DI MORTI IN BRASILE

La scarsità di vaccini al momento a disposizione della popolazione fa salire in Brasile le previsioni del numero totale di vittime per Covid, che potrebbe raggiungere il mezzo milione entro giugno, scrive infine il British Medical Journal, che fa riferimento ad alcuni modelli statistici. L’andamento dei casi previsto nel Paese sudamericano, sostiene l’editorialista, potrebbe anche essere un indicatore di quello che accadrà nei suoi vicini di casa. I tassi di vaccinazione in Sudamerica sono infatti tra i più bassi del mondo occidentale: ha ricevuto una singola dose appena l’1% della popolazione in Venezuela e Paraguay, il 3% in Peru ed Ecuador, il 4% in Bolivia e il 6% in Colombia.

 

 

 

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