skip to Main Content

Cosa fa la Cina sull’Intelligenza artificiale?

Intelligenza Artificiale Editoria

Pechino non ha certo intenzione di stare a guardare i rapidi progressi fatti dagli Stati Uniti nel campo dell’intelligenza artificiale (IA). Ecco come e perché 

La Cina non ha certo intenzione di stare a guardare i rapidi progressi fatti dagli Stati Uniti nel campo dell’intelligenza artificiale (IA). Se ChatGpt ha dietro, tra gli altri, Microsoft, Pechino risponde con le sue Big Tech, da Alibaba a Tencent, passando per Baidu e senza dimenticare SenseTime.

Ma mentre tutto il mondo si interroga su come regolamentare l’IA prima che superi l’uomo e si compia il cosiddetto fenomeno della singolarità tecnologica, la Cina sta già correndo ai ripari per l’effetto che i chatbot possono avere sulla “mobilitazione sociale” e ha annunciato delle misure per la gestione dei servizi di IA generativa.

A proporre le regole, o almeno la bozza presentata ieri, è la Cyberspace Administration of China (CAC), l’autorità cinese di regolamentazione di internet. Il pubblico potrà commentarla fino al 10 maggio e le misure dovrebbero entrare in vigore entro quest’anno.

LA VALUTAZIONE DEGLI STRUMENTI E I VALORI SOCIALISTI

La CAC ha proposto che i prodotti di intelligenza artificiale sviluppati in Cina vengano sottoposti a una “valutazione di sicurezza” prima di essere rilasciati al pubblico. L’obiettivo, afferma Quartz citando il documento, è quello di garantire uno “sviluppo sano e un’applicazione standardizzata” della tecnologia di IA generativa.

La Cina, secondo quanto dichiarato dalla CAC, “sostiene l’innovazione e l’applicazione dell’IA e incoraggia l’uso di software, strumenti e risorse di dati sicuri e affidabili, ma i contenuti prodotti dall’IA generativa devono essere in linea con i valori socialisti fondamentali del Paese”, così come con le leggi sulla sicurezza dei dati e sulla protezione delle informazioni personali.

Se le piattaforme dovessero generare contenuti inappropriati, le aziende dovrebbero aggiornare la tecnologia entro tre mesi per evitare che vengano generati di nuovo.

LE RESPONSABILITÀ, LE MULTE, L’IDENTIFICAZIONE: L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE DI PECHINO

I fornitori saranno responsabili della legittimità dei dati utilizzati per addestrare i software di IA generativa e dovranno adottare misure per prevenire la discriminazione nella progettazione degli algoritmi e dei dati di addestramento.

L’autorità di regolamentazione ha inoltre dichiarato che i fornitori di servizi devono richiedere agli utenti di dichiarare la propria identità reale e le relative informazioni.

I fornitori che non dovessero rispettare le regole saranno multati con una sanzione di almeno 10.000 yuan (circa 1.300 euro) e i loro servizi sospesi, ma potrebbero anche andare incontro a indagini penali.

COSA TEME PECHINO

Ma oltre a voler regolamentare come molti altri Paesi l’IA, la Cina sembra temere l’influenza che questa possa avere sulla società. Infatti, quando la CAC cita la difesa dei “valori socialisti” aggiunge anche che i contenuti generati “non devono contenere la sovversione del potere statale”.

La proposta arriva proprio mentre la Cina si affretta nella corsa all’intelligenza artificiale lanciata dalla statunitense OpenAI con il suo ChatGpt, che nel Paese non è mai sbarcato. Baidu sta testando il suo Ernie Bot, SenseTime e Alibaba hanno rispettivamente lanciato questa settimana SenseChat e Tongyi Qianwen.

Ma mentre ChatGpt è stato testato e continua a essere testato anche dal grande pubblico in molti Paesi del mondo, i chatbot cinesi non sono ancora disponibili per chiunque e non è chiaro quando lo saranno.

COME SI METTERÀ LA SFIDA CON GLI STATI UNITI SULL’IA

Sebbene secondo gli analisti di Bloomberg, le regole del CAC probabilmente influenzeranno le modalità di addestramento dei modelli di IA cinesi in futuro, l’informatico Kai-Fu Lee, nel suo libro AI Superpowers: China, Silicon Valley, and the New World Order, afferma che, nella competizione con gli Stati Uniti, la Cina potrebbe avere la meglio grazie alla creazione rapida di prototipi, alla raccolta di dati sui consumatori e al sostegno del governo.

È vero infatti che, stando ai dati di CB Insights citati da Quartz, nel 2022, i finanziamenti per le startup di IA con sede negli Stati Uniti sono stati più di cinque volte superiori di quelli della Cina, tuttavia, per Kai-Fu “gli Stati Uniti possono essere in testa alle scoperte sull’IA, ma gli imprenditori cinesi sono più bravi a metterle in pratica”.

Resta da vedere come andranno le cose in futuro quando oltre alla censura in casa, i chatbot cinesi dovranno vedersela anche con le restrizioni degli Stati Uniti sulle esportazioni di tecnologia.

(Articolo pubblicato su Start Magazine)

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER
Back To Top