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Clima e Ambiente: a cosa stanno lavorando von der Leyen e Timmermans

Von Der Leyen

Unione Europea e l’agenda per il clima: cosa aspettarci dalla nuova Commissione a guida von der Leyen. L’articolo di Riccardo Antonucci

Complici anche le manifestazioni “Fridays for Future” in tutto il mondo, il tema della sostenibilità ambientale in tutte le sue forme è un terreno su cui la Commissione Europea presieduta da Ursula von der Leyen si gioca gran parte della propria immagine politica. A tale proposito, la presidente ha già indicato che riterrà la transizione energetica e la decarbonizzazione fra le priorità della sua agenda, come scritto da Pietro Quercia per AffarInternazionali.

LA NOMINA DI TIMMERMANS

La scelta di nominare Frans Timmermans, il quale ha definito necessario introdurre una tassa sulla CO2, alzare il prezzo del carbon trading e rendere i produttori più responsabili – anche dal punto di vista finanziario – della produzione di plastica connessa alle loro attività, alla guida dello European Green Deal sembra costituire un forte segnale su questo fronte. Del resto, il sistema di trading delle emissioni (Emission Trading System o ETS) europeo, nato per far si che le aziende fossero spinte a rendere i propri processi produttivi più ecosostenibili, ha mostrato nel tempo importanti limitazioni soprattutto sul fronte del costo che le aziende devono affrontare per compare i permessi di emissione di CO2 extra, ritenuto troppo basso per poterle costringere ad adeguare i propri processi produttivi. Inoltre, il sistema garantisce delle esenzioni alle industrie che operano a rischio carbon leakage, ovvero trasferimento della produzione in zone dove le regole in tema di emissioni sono più permissive rispetto al Paese originario: tale esenzione riguarda aziende che producono quasi il 97% delle emissioni industriali sottoposte ad ETS, finendo con il compensare compagnie che contribuiscono ad inquinare.

GLI INVESTIMENTI DELLA BEI

La nuova Commissione punta ad un programma denominato Sustainable Europe Investment Plan, il quale punta a mobilitare investimenti privati fino a un trilione di euro in dieci anni per supportare l’innovazione tecnologica necessaria ad uno sviluppo sostenibile. Inoltre, la Banca Europea per gli Investimenti (BEI) aveva dichiarato di voler interrompete gli investimenti nei progetti legati ai combustibili fossili per la fine del 2020, smettendo di accettarli fra le proposte per i suoi prestiti, e su questa scia la presidente von der Leyen ha auspicato già a fine luglio di quest’anno che la Bei possa spendere metà delle proprie risorse – ovvero su un totale di 70-80 miliardi di euro l’anno – in progetti ecosostenibili, come pilastro per trasformare l’istituto in una “climate bank”.

L’INTRODUZIONE DI UNA CARBON TAX

Un altro progetto particolarmente interessante è l’introduzione di una carbon border tax europea, ovvero una tassa sulle importazioni di beni all’interno dell’Ue per penalizzare i prodotti responsabili di grandi quantità di emissioni. La proposta, condivisa da leader politici come il presidente francese Macron, è stata fatta da von der Leyen è stata fatta soprattutto per ottenere il consenso degli eurodeputati verdi e progressisti e dovrebbe essere elaborata in accordo con il WTO. La discussione volta a far accettare il provvedimento coinvolge in prima fila gli Stati membri, con la Germania che sembra essere stata convinta dalla Francia ad appoggiare un progetto simile.

IL RUOLO ITALIANO

Il percorso di von der Leyen verso una crescita europea più sostenibile è evidentemente frastagliato e dovrà confrontarsi con interessi contrapposti e l’impegno della presidente di presentare lo European Green Deal durante i suoi primi 100 giorni rischia di trovare numerose opposizioni all’interno dell’Unione. L’Italia con Gentiloni può svolgere un ruolo importante nello studiare come concretizzare le soluzioni proposte dalla presidente e da tutte le voci coinvolte nel processo di discussione, ma il percorso non potrà che cominciare dal primo giorno di lavoro della nuova Commissione. La scadenza più prossima è la “legge climatica europea” da presentare in poco più di tre mesi, con cui raggiungere la decarbonizzazione entro il 2050 e sarà un banco di prova in primis per la coesione interna alla stessa Commissione, viste le diverse sensibilità sull’urgenza di raggiungere l’obiettivo “zero emissioni”.

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