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Oltreconfine

Colloqui di pace Ucraina-Russia domani? L’annuncio inatteso di Kyiv. La rassegna di Oltreconfine

La Turchia  ospiterà domani i colloqui di pace tra Russia e Ucraina, in Giappone il partito liberal democratico perde entrambe le camere, siglato il cessate il fuoco tra Repubblica Democratica del Congo (RDC) e il gruppo ribelle M23: Oltreconfine, la rassegna stampa internazionale di Policy Maker

Inaspettatamente, un comunicato battuto ieri da Reuters riferisce che domani sono previsti in Turchia colloqui di pace tra Ucraina e Russia, i primi dopo sette settimane, in un annuncio che ha colto di sorpresa la comunità internazionale. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, citando Rustem Umerov, segretario del Consiglio di Sicurezza e Difesa Nazionale di Kyiv, ha confermato la notizia, sottolineando l’urgenza di accelerare i negoziati. Nessuno si attendeva un incontro così imminente, dato il protrarsi del conflitto e le posizioni inconciliabili tra le parti. Zelensky, nel suo discorso video serale riportato ancora da Reuters, ha dichiarato: “L’agenda è chiara: il ritorno dei prigionieri di guerra, dei bambini rapiti dalla Russia e la preparazione di un incontro tra i leader”. Umerov, ex ministro della difesa, guiderà i colloqui, secondo una fonte turca citata dall’agenzia russa TASS. L’agenzia russa RIA, tuttavia, riporta che i negoziati potrebbero estendersi a giovedì e venerdì. Il Cremlino ha confermato di attendere dettagli sulla data, ma ha ribadito che le posizioni delle due parti restano “diametralmente opposte”, insistendo su accordi preliminari per un cessate il fuoco. Gli Stati Uniti, sostenuti da Kyiv, spingono com’è noto per una tregua immediata, mentre Mosca richiede condizioni specifiche ritenute inaccettabili sia dagli ucraini che da gran parte della comunità internazionale. Ricordiamo inoltre che il presidente russo Putin, pur sotto pressione da parte di Trump, ha più volte rifiutato un incontro diretto con Zelensky, definendo un presidente “illegittimo” per la mancata tenuta di elezioni in Ucraina, attualmente sotto legge marziale. La notizia dei colloqui è sorprendente anche perché segue un’intensificazione delle ostilità: attacchi russi con missili e droni stanotte hanno ucciso due persone e ferito altre 15, mentre l’Ucraina ha risposto con attacchi di droni a lungo raggio.

ESITO SORPRENDENTE DELLE ELEZIONI IN GIAPPONE: L’LDP PERDE ENTRAMBE LE CAMERE

Le elezioni giapponesi tenutesi domenica hanno segnato un punto di svolta per il Partito Liberal Democratico (LDP), che ha sorprendentemente perso la maggioranza in entrambe le camere del parlamento, in un evento senza precedenti in 70 anni di dominio quasi ininterrotto della politica nipponica. L’LDP, insieme al partner di coalizione Komeito, ha ottenuto solo 47 seggi su 50 necessari per mantenere il controllo della camera alta. Come riferisce il Financial Times, il primo ministro Shigeru Ishiba, nonostante il risultato da lui definito “duro”, ha dichiarato di voler rimanere in carica per evitare instabilità, concentrandosi sulle imminenti negoziazioni commerciali con gli Stati Uniti, che minacciano dazi del 25% sulle esportazioni giapponesi. Tuttavia, la sua leadership è sotto pressione, con alcuni membri dell’LDP che lo criticano e hanno coniato l’espressione “Miga: make Ishiba go away” che riecheggia il noto slogan dei supporter trumpiani. La sconfitta viene attribuita dal quotidiano della City a una combinazione di fattori: l’invecchiamento della base rurale dell’LDP, la crescente influenza dei social media tra i giovani elettori e la difficoltà di bilanciare gli interessi del pubblico e della base conservatrice. Rintaro Nishimura di The Asia Group ha osservato allo stesso giornale britannico che l’LDP “ha perso entrambi i lati”. La frustrazione degli elettori deriva però secondo la BBC anche dall’aumento dei prezzi, in particolare del riso, dalla crisi del costo della vita e da scandali politici che hanno minato la fiducia nell’LDP. I beneficiari di questo malcontento sono stati i partiti populisti, come il Partito Democratico per il Popolo (DPP) e Sanseito, che hanno conquistato rispettivamente oltre una dozzina di seggi grazie anche – come sottolinea il Financial Times – all’ossessivo ricorso a slogan semplici su salari e disuguaglianze. Sanseito, noto per la sua retorica “Japanese First” e posizioni anti-immigrazione, ha guadagnato 14 seggi, un balzo rispetto al singolo seggio precedente, sfruttando secondo la BBC sentimenti nazionalisti e teorie cospirative. Questo successo segnala in ogni caso l’ascesa anche nel Paese del Sol Levante di un populismo di destra simile a quello osservato negli Usa ed Europa. Sta di fatto che l’LDP si trova ora a dover negoziare con altri partiti, in un preannunzio di instabilità nella politica giapponese. Alcuni analisti sentiti dal FT prevedono che Ishiba potrebbe dimettersi entro l’autunno, ma la mancanza di un successore chiaro potrebbe riportare il Giappone al caos politico degli anni 2000, anni il cui nel paese si succedettero sei premier in cinque anni. Tobias Harris di Japan Foresight ha sottolineato al Ft due crisi: una immediata, legata all’approvazione di leggi e bilanci, e una più ampia, interna al partito, che ha perso milioni di voti. Nonostante ciò, Robert Ward dell’International Institute for Strategic Studies ritiene che l’LDP possa riorganizzarsi, come già accaduto in passato.

INTESA (FRAGILE) TRA RDC E RIBELLI RUANDESI

Come riporta la BBC, sabato la Repubblica Democratica del Congo (RDC) e il gruppo ribelle M23 hanno firmato a Doha, in Qatar, la “Dichiarazione di Principi”, un cessate il fuoco mediato dal Qatar e Usa, per porre fine alle ostilità nell’est della RDC. L’accordo, che segue l’intesa RDC-Ruanda siglata lo scorso 27 giugno a Washington, prevede che le parti evitino attacchi, propaganda d’odio e nuove occupazioni territoriali, con l’obiettivo di un accordo definitivo entro il 18 agosto. L’attuazione dell’intesa appena firmata è attesa invece entro il 29 luglio.  Gli Usa hanno accolto con soddisfazione questo sviluppo, rilasciando un comunicato stampa firmato dal portavoce del Dipartimento di Stato Tammy Bruce nel quale Washington accoglie “l’accordo come un passo verso la pace nella regione dei Grandi Laghi, lodando il Qatar per il suo ruolo. L’intesa si basa sull’accordo RDC-Ruanda di giugno e promuove una pace duratura. Gli Usa – prosegue il testo – esortano le parti a rispettare gli impegni e proseguire i negoziati per un accordo finale, sostenendo il ripristino dell’autorità congolese e una governance inclusiva”. Il conflitto, intensificatosi quest’anno con la conquista da parte di M23 di Goma, Bukavu e due aeroporti, ha causato secondo l’Onu migliaia di morti e centinaia di migliaia di sfollati. Il governo congolese insiste sul ritiro di M23 come condizione non negoziabile, ma il negoziatore ribelle Benjamin Mbonimpa nega che l’accordo lo preveda. La Dichiarazione mira a ripristinare l’autorità statale nell’est della RDC, ma la storia di accordi falliti, come quello di 16 anni fa che ha generato M23, rende la pace fragile. L’Unione Africana considera comunque l’intesa un “traguardo”.

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