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Come discutono gli Stati sul Green Deal di von der Leyen

Nuove Varianti

Posizioni e contrapposizioni dei Paesi sull’European Green Deal presentato dal presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen. Il nodo dell’energia nucleare. L’articolo di Giusy Caretto per Start

Non c’è l’unanimità. La Polonia ha deciso di non aderire agli obiettivi di neutralità climatica fissati dall’Ue per il 2050. A storcere il naso anche Repubblica Ceca e Ungheria, che alla fine hanno aderito all’accordo dopo le dovute rassicurazioni sull’energia nucleare.

E la questione dell’energia nucleare interessa anche la Francia. A Bruxelles, dove era in corso un vertice per decidere sugli obiettivi di sostenibilità contenuti nell’European Green Deal presentato mercoledì dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, il presidente francese ha sostenuto che questa fonte può rientrare nel mix energetico del futuro. Ma andiamo per gradi.

LE CONCLUSIONI DEL VERTICE

Ecco le conclusioni del vertice. “Alla luce delle più recenti scienze disponibili e della necessità di intensificare l’azione globale per il clima, il Consiglio europeo approva l’obiettivo di realizzare un’Unione europea neutrale dal punto di vista climatico entro il 2050, in linea con gli obiettivi dell’accordo di Parigi. Uno Stato membro, in questa fase, non può impegnarsi a realizzare questo obiettivo per quanto lo riguarda, e il Consiglio europeo tornerà su questo nel giugno 2020 “, hanno scritto i leader del Consiglio europeo nelle loro conclusioni, visionate da Politico.

OGNI PAESE DECIDE MIX ENERGETICO

Spetterà ai singoli Paesi decidere il proprio mix energetico per raggiungere gli obiettivi e tra le fonti ritenute utilizzabili c’è anche il nucleare.

Un favore, questo, a Francia, Repubblica Ceca ed Ungheria che fanno affidamento per buona parte del loro mix energetico proprio sull’energia nucleare. Praga e Budapest hanno firmato l’accordo solo dopo le garanzie del possibile utilizzo della fonte nucleare.

LE DICHIARAZIONI DI MACRON

“Tutti devono essere in grado di costruire la propria transizione […] Queste sono soluzioni nazionali”, ha affermato Emmanuel Macron a Bruxelles, sostenendo che “il nucleare può far parte del mix energetico dei paesi” dal momento che “L’IPCC Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico, ndr) ha riconosciuto che il nucleare fa parte della transizione”

Nucleare a parte, Macron ha elogiato l’”agenda estremamente ambiziosa” della nuova Commissione e del Consiglio europeo e sostiene “la neutralità del carbonio entro il 2050″. “Faremo tutto il possibile per convincere tutti i nostri partner che questa transizione è essenziale”, ha aggiunto il Presidente, convinto però già che non si sarebbe raggiunto un accordo unanime, ma che nel corso del vertice terminato questa mattina presto si sarebbe deciso “un metodo e un’agenda”.

NON TUTTI SONO CONTENTI

Ma la questione nucleare è stata a lungo dibattuta. Le richieste di Francia, Ungheria e Repubblica Ceca si sono scontrate con le posizioni di Austria, Lussemburgo e Germania.

“È stata una lotta lunga e difficile”, ha detto il cancelliere austriaco Brigitte Bierlein. “Ogni paese può decidere il proprio mix energetico nazionale. Per l’Austria, l’energia nucleare non è una fonte di energia sicura e sostenibile”.

LA POLONIA NON CONDIVIDE OBIETTIVI

Dopo ore di contrattazioni e buoni propositi per raggiungere l’unanimità, l’Unione Europea si è arresa e ha lasciato fuori dall’accordo sul clima la Polonia (unico stato membro a non firmare).

Il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki, il cui paese fa affidamento su carbone per circa l’80% del proprio fabbisogno energetico, ha affermato che i negoziati sono stati “molto difficili e che la Polonia “raggiungerà la neutralità climatica al suo ritmo”.

PIÙ GARANZIE

La Polonia aveva richiesto garanzie più specifiche sugli obiettivi e sulla portata del finanziamento per l’eliminazione graduale dei combustibili fossili. I 100 miliardi promessi alle regioni più vulnerabili dalla presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, appaiono pochi ed irrisori dinanzi alla trasformazione radicale che dovrebbe affrontare Varsavia.

L’UNGHERIA CONTRO BUROCRAZIA BRUXELLES

“Non possiamo permettere ai burocrati di Bruxelles di avere persone povere e paesi poveri a pagare i costi della lotta ai cambiamenti climatici”, ha affermato giovedì 11 dicembre il primo ministro ungherese Viktor Orban, lanciando un messaggio a Bruxelles proprio sulla necessità che i Paesi meno abbienti dovrebbero ottenere più fondi per avviare la transizione energetica.

EUROPA DIVISA?

Ma allora l’Europa è divisa da nucleare, obiettivi, burocrazia e finanziamenti? No, almeno per la cancelliera tedesca Angela Merkel, che a fine negoziati si dice comunque soddisfatta del risultato.

“Non vi è alcuna divisione dell’Europa, è solo che uno stato membro ha bisogno di più tempo per vedere come sarà attuato”, ha detto.

LE PAROLE DI SASSOLI

David Sassoli, presidente italiano del Parlamento Europeo, ha esortato il Consiglio europeo a “assumersi senza indugio le proprie responsabilità” nonostante le divergenze e “a fissare lo stesso l’obiettivo di neutralità climatica, da raggiungere entro il 2050”. “Sappiamo fin troppo bene che i cambiamenti climatici porteranno profondi cambiamenti nelle nostre società ed economie”, ha affermato Sassoli in una nota.

 

Articolo pubblicato su startmag.it

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