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Come sono andate le elezioni in Argentina. Analisi

Elezioni Argentina Javier Milei

Si sono tenute ieri le elezioni in Argentina. Tutto ciò che serve sapere nei sette punti di Riccardo Pennisi (Aspenia)

Ieri, le presidenziali in Argentina. Ne è passato di tempo da quando Messi ha alzato la Coppa del Mondo. Dopodiché avete più sentito parlare dell’Argentina? Eppure ci sono 7 cose che dovremmo sapere, su questo voto. Eccole.

COME SONO ANDATE LE ELEZIONI IN ARGENTINA

Nonostante fosse sulla bocca di tutti, il turboliberista (“abolire le tasse e il sistema sanitario pubblico”) Javier Milei non ha vinto. In testa al primo turno c’è il ministro dell’Economia uscente, Sergio Massa, peronista, ossia più o meno di sinistra.

Milei ha comunque il 30% dei voti (Massa 36). Saranno loro a giocarsi il posto di Capo dello Stato il 19 novembre. Massa vorrebbe trasformare il ballottaggio in una riedizione del duello Lula-Bolsonaro. Milei invece vorrebbe approfittare dello scontento dilagante e della grave crisi economica che – tanto per cambiare – colpisce l’Argentina. La nostra ci darà magari fastidio, ma l’inflazione, lì, è al 148% in un anno. Il mercato nero, di merci e valute, prospera. 4 persone su 10 sono al di sotto della soglia di povertà.

IL CONTESTO

Non è un periodo di stabilità per il Cono Sur. Le ultime 20 elezioni in America Latina hanno visto la vittoria del candidato di opposizione sull’uscente, chiunque fosse. Milei, il suo stile che fa sembrare Trump un moderato, e le sue proposte hanno sì catalizzato gli scontenti. Ma hanno anche fatto paura.

Massa, per prima cosa, ha fatto due conti: in Argentina ci sono 19 milioni di persone (su 46) che ricevono stipendi, sussidi, pensioni dallo Stato. E 4 milioni di dipendenti pubblici. Perché dovrebbero votare chi vuole tagliare? O privatizzare tutto “col lanciafiamme”, come dice Milei? E infatti sindacati e organizzazioni sociali, molto radicati, lo hanno acclamato. E poi: una pioggia pre-elettorale di rimborsi, l’IVA a 7 milioni di pensionati, bonus a volontà, condoni fiscali, accesso al credito facilitato, blocco degli aumenti delle tariffe pubbliche. Ha funzionato.

VERSO IL BALLOTTAGGIO

In vista del ballottaggio, la sconfitta della destra tradizionale (la candidata Patricia Bullrich si è fermata al 24%) in un certo senso avvantaggia Massa: Milei “el loco” è ritenuto un avversario più facile da battere. Per lui, chi riceve prestazioni sociali è un “parassita sfaccendato”. Naturalmente l’iperinflazione è alimentata anche dai regali elettorali di Massa, sebbene questi sostengano il tenore di vita di enormi fasce di popolazione.

I livelli di rientro del debito concordati con il FMI non saranno mai rispettati. Il settore privato descrive la situazione come disastrosa o funerea. In Argentina entra sempre meno valuta internazionale, rendendo complicato per quella locale mantenere il suo valore. “Aboliamola”, dice Milei, sciogliamo la banca centrale, passiamo al dollaro.

LA SFIDA DEL SECONDO ROUND DELLE ELEZIONI IN ARGENTINA

Si profila così un derby populista tra la narrativa del “cambiamento responsabile” di Massa e quella del “vaffa totale” di Milei. Al vincitore, in premio, resterà il problemino di come governare l’Argentina. Tanto più che in parlamento non c’è nessuna maggioranza chiara. Auguri!

 

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