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Brics

Cosa cambia con l’ingresso di Arabia Saudita, Emirati e Iran nei Brics

I Brics si aprono a Arabia Saudita, Argentina, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Etiopia e Iran. Cosa cambia con questi ingressi?

L’allargamento dei Brics a sei nuovi membri (Arabia Saudita, Argentina, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Etiopia, Iran), sancito dal quindicesimo vertice appena chiusosi in Sudafrica, potrebbe avere effetti profondi sul sistema economico e finanziario globale. Il potenziale aumento dei commerci interni al gruppo in valute locali, il controllo di commodities chiave come l’energia e il progetto di una moneta comune rappresentano un guanto di sfida lanciato all’egemonia degli Usa e del dollaro. Ecco cosa si è deciso a Johannesburg e le dichiarazioni dei protagonisti.

I BRICS SI ESPANDONO

È stato il padrone di casa, il Presidente sudafricano Cyril Ramaphosa, ad annunciare su X che il quindicesimo summit dei Brics si sarebbe concluso con un risultato tangibile: l’ingresso nel gruppo, con effetto a partire dal 1° gennaio 2024, di sei nuovi stati come Arabia Saudita, Argentina, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Etiopia, Iran.

“In qualità di cinque membri (fondatori) dei Brics”, ha postato Ramaphosa, “abbiamo raggiunto un accordo sui principi guida, gli standard, i criteri e le procedure del processo di espansione dei Brice”.

I sei nuovi membri sono i primi, tra i 23 che ne hanno fatto richiesta, ad entrare a far parte del blocco dei Paesi emergenti capitanato dalla Cina. Altri player, soprattutto africani, come Nigeria e Ghana, hanno espresso interesse anche se per ora solo in modo informale.

BRICS, XI ESULTA

Presente anche lui a Johannesburg a differenza di un Vladimir Putin braccato dal mandato di cattura del Tribunale Penale Internazionale, il Presidente cinese Xi Jinping ha affermato, con parole riportate da Cnbc, che l’allargamento rappresenta “un nuovo punto di partenza per la cooperazione all’interno dei Brics. (…) Porterà nuovo vigore al meccanismo di cooperazione dei Brics, consolidando ulteriormente una forza (orientata a promuovere) la pace mondiale e lo sviluppo”.

Dal canto suo, il premier indiamo Narendra Modi ha dichiarato che “l’espansione e la modernizzazione dei Brice rappresentano un messaggio veicolato a tutte le istituzioni del mondo affinché si rimodellino in rapporto a questi tempi di cambiamento”.

SPUNTA LA MONETA COMUNE

Nel loro quindicesimo summit, i Brice non sono riusciti a centrare l’obiettivo di coniare una moneta comune secondo gli orientamenti più volte affacciatisi nel dibattito sulla missione economica da affidare al blocco.

Intervistato da Cnbc, Gustavo de Carvalho, analista e ricercatore del South African Institute of International Affairs, ha tuttavia osservato che, grazie all’allargamento, si potrà ora puntare ad estendere il campo in cui commerciare vicendevolmente facendo ricorso alle proprie valute, dando così concretezza e peso al concetto di Global South.

Durante il summit il Presidente brasiliano Lula ha rilevato che l’idea di una valuta comune, “che incrementi le nostre opzioni per i mezzi di pagamento e riduca le nostre vulnerabilità”, resta allo stadio di ipotesi.

Come sottolinea il New York Times, l’obiettivo di operazioni come l’aumento del commercio interno in valuta locale e l’adozione di una common currency resta quello di “riconfigurare l’attuale sistema finanziario e di governo in uno che sia più aperto, più vario … e meno soggetto … al potere del dollaro”.

L’IMPORTANZA DI ARABIA SAUDITA, EMIRATI E IRAN

La significatività dell’ingresso nel Brics di tre potenze energetiche come Arabia Saudita, Emirati e Iran è stata rimarcata da Bloomberg, per il quale il peso specifico di questo allargamento si misurerà “sotto la forma dell’immenso controllo sull’offerta delle commodities chiave”.

I Brics vengono dunque a configurarsi, secondo la testata finanziaria, come un “contesto in cui forgiare una strategia energetica comune” che partorirebbe due effetti immediati: “incrementare il commercio usando le proprie valute e riducendo la dipendenza dal dollaro” e, almeno in via potenziale, “rallentare la transizione dai combustibili fossili” all’energia verde.

Era probabilmente questo che aveva in mente la Cina quando si è proposta come mediatrice di un accordo diplomatico tra Arabia Saudita e Iran che ha portato lo scorso febbraio al disgelo delle relazioni tra i due colossi rivali dell’energia.

Ai Paesi del Golfo Persico come Arabia ed Emirati l’ingresso nei Brics torna inoltre utile anche nell’ottica di promuovere una diversificazione dei propri partner commerciali senza necessariamente rinunciare al rapporto privilegiato con gli Usa in materia di sicurezza.

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