Arriva l’ok del Consiglio di sicurezza israeliano al piano per l’occupazione di Gaza. Non integrale, sostiene l’Idf, ma Netanyahu parla di “invasione massiccia”. Approvata anche l’istituzione di una “fondazione internazionale” per la distribuzione degli aiuti. Tutti i dettagli
“Siamo alla vigilia di un’invasione massiccia di Gaza”, ha confermato ieri il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu, a seguito dell’approvazione di un piano che prepara l’occupazione militare della Striscia.
Mentre l’esercito si affretta a rassicurare le famiglie degli ostaggi, precisando che l’operazione riguarderà soltanto alcune aree e garantirà la sicurezza dei sequestrati, il ministro israeliano di ultradestra Smotrich invita a sdoganare l’idea di occupare militarmente Gaza.
CHE COSA CONTIENE IL NUOVO PIANO MILITARE PER GAZA
L’esercito si appresta dunque a invadere Gaza, o almeno vaste aree della Striscia. Nella notte tra il 4 e il 5 maggio 2025, il gabinetto di guerra ha infatti approvato all’unanimità un piano militare elaborato dal Capo di Stato maggiore delle Forze di Difesa Eyal Zamir che prevederebbe la conquista di aree dell’enclave palestinese. Un’operazione massiccia volta a smantellare Hamas e a riorganizzare la gestione della popolazione e degli aiuti umanitari. La notizia è stata riportata da Haaretz, Times of Israel e Ynet, citando fonti governative e militari.
Il governo di Israele intende estendere le operazioni passando dai raid alla conquista e al controllo dei territori, spingendo la popolazione verso il sud e privando Hamas della capacità di distribuire aiuti umanitari per fiaccare le sue capacità di governo.
A questo scopo, verrà istituita una “fondazione internazionale” incaricata di distribuire gli aiuti, scenario che ha subito suscitato lo sdegno delle Nazioni Unite e delle organizzazioni umanitarie attive nell’area.
CONQUISTA TOTALE DELLA STRISCIA?
Dal piano sarebbero escluse le aree in cui si ritiene che siano tenuti gli ostaggi del 7 ottobre ancora in mano ad Hamas: la precisazione è giunta dall’Idf, dopo le proteste sollevate dalle famiglie dei sequestrati, che hanno spinto l’esercito a un parziale dietrofront rispetto alle prime indiscrezioni.
UNA “FONDAZIONE INTERNAZIONALE” PER DISTRIBUIRE GLI AIUTI
Un altro punto del piano riguarda lo sblocco degli aiuti umanitari. Tema urgentissimo, dal momento che Israele ne ha bloccato l’ingresso a Gaza lo scorso 2 marzo, sottraendosi al diritto internazionale e creando una crisi alimentare devastante: secondo fonti della sicurezza, le scorte di cibo potrebbero esaurirsi nel giro di due settimane.
Per il governo israeliano, la soluzione è affidare la distribuzione degli aiuti ad aziende private facenti capo a una «fondazione internazionale», in modo da limitare il rischio di dirottamento degli aiuti operato da Hamas. Esclusa invece la possibilità che potessero essere gli stessi soldati israeliani a consegnare gli aiuti.
Secondo Channel 12, durante la riunione del gabinetto gli animi si sarebbero molto scaldati su questo punto. Secondo il falco Ben-Gvir, ministro della Sicurezza Nazionale, le riserve alimentari di Hamas sarebbero sufficienti e andrebbero bombardate. Netanyahu avrebbe difeso la libertà del ministro d’esprimere la propria opinione, mentre il generale Zamir e il procuratore generale Gali Baharav-Miara gli avrebbero ricordato che l’obbligo di Israele è quello di muoversi all’interno del diritto internazionale.
L’ONU e tutte le organizzazioni umanitarie impegnate nella Striscia hanno rigettato all’unanimità il piano, annunciando che non coopereranno per realizzarlo poiché “contravviene ai principi fondamentali dell’aiuto umanitario”.
I SACCHEGGI IN CORSO
Dalla Striscia arrivano notizie di saccheggi nei magazzini di generi alimentari a Gaza. Anche il presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese, Abu Mazen, intervenendo dalla Cisgiordania, ha denunciato i furti di cibo e forniture mediche, puntando il dito contro Hamas. Secondo alcune fonti, infatti, sarebbero gli stessi miliziani a impossessarsi sistematicamente degli aiuti destinati alla popolazione.
TENSIONI PER IL PIANO DI ISRAELE
L’attuazione del piano è condizionata alla visita di Donald Trump nella regione, prevista per la prossima settimana: per il momento i tir contenenti i generi di prima necessità, alimenti e farmaci rimarranno bloccati alla frontiera.
Intanto il via libera al piano ha generato forti tensioni all’interno della società israeliana. Ieri manifestanti contrari all’espansione del conflitto hanno bloccato strade nei pressi del complesso governativo di Gerusalemme, Kiryat HaMemshala. Gli scontri con la polizia sono stati segnalati dai media nazionali. Le critiche si estendono anche alla gestione della crisi degli ostaggi, con il primo ministro Benjamin Netanyahu che ha dichiarato pubblicamente: «Sconfiggere Hamas è più importante della liberazione dei rapiti».