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Cosa ha scritto davvero il Fmi su Germania, Italia e le banche italiane

Tutto quello che ha scritto il Fondo monetario internazionale (Fmi) sulle economie tedesca e italiana e i rischi per le banche italiane

La crescita nell’area dell’euro passerà dall’1,8% nel 2018 all’1,6% nel 2019 (0,3 in meno rispetto al previsto lo scorso autunno) e all’1,7% nel 2020. I tassi di crescita sono stati ridotti per molte economie, in particolare quella tedesca (a causa dei fiacchi consumi privati, debole produzione industriale in seguito all’introduzione di standard di emissione auto revisionati e domanda estera contenuta); L’italiana (a causa della debole domanda interna e dei maggiori costi di finanziamento in quanto i rendimenti dei titoli di stato restano elevati); e quella francese (a causa dell’impatto negativo delle proteste di piazza e delle azioni industriali).

L’INCERTEZZA PROLUNGATA SULLA BREXIT

Vi è una sostanziale incertezza sulla proiezione di base di circa l’1,5% di crescita nel Regno Unito nel 2019-20. La proiezione invariata rispetto al report rilasciato a ottobre 2018 riflette l’effetto negativo compensativo dell’incertezza prolungata sul risultato Brexit e l’impatto positivo dello stimolo fiscale annunciato nel bilancio 2019. Questa proiezione di base presuppone che un accordo Brexit sia raggiunto nel 2019 e che il Regno Unito transiti gradualmente verso il nuovo assetto. Tuttavia, a partire da metà gennaio, i contorni che assumerà alla fine la Brexit rimangono altamente incerti.

LO SPREAD PESA SULLE BANCHE ITALIANE

Gli spread italiani si sono ridotti rispetto ai picchi di ottobre-novembre ma rimangono alti. Un protratto periodo di rendimenti elevati stresserebbe ulteriormente le banche italiane, peserebbe sull’attività economica e peggiorerebbe la dinamica del debito. Altri fattori specifici per l’Europa che potrebbero generare una più ampia avversione al rischio includono la crescente possibilità di una Brexit senza accordo con ricadute negative a livello transfrontaliero e un maggiore scetticismo verso l’euro che incide sui risultati delle elezioni parlamentari europee.

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