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Cosa sta accadendo sui mercati finanziari e perché si teme la tempesta perfetta
Il tracollo di Tokyo manda in tilt i mercati, lunedì nero per le Borse mondiali. Ecco cosa c’entra l’economia Usa e perché gli occhi sono puntati sulle mosse della Fed
Tempesta perfetta sui mercati finanziari? E’ questo lo spettro che aleggia sulle Borse mondiali. Di fronte alle turbolenze e ai timori di una recessione americana in mattinata i trader erano arrivati a prezzare al 60% la probabilità di un taglio dei tassi di 25 punti base entro una settimana, posizioni che nel corso di seduta si sono ridimensionate al 30%.
GOOLSBEE (FED): “SE L’ECONOMIA USA SI DETERIORA INTERVERREMO”
Il mercato si è rivelato sensibile alle scommesse per un intervento di emergenza della Fed sui tassi. Scenario confermato dal presidente della Fed di Chicago Austan Goolsbee in un’intervista a Cnbc: Se l’economia americana dovesse deteriorarsi la Fed interverrà. Secondo quanto riporta Bloomberg, per Goolsbee i dati sull’occupazione “ancora non indicano una recessione”, sono solo “un numero”, ma in ogni caso la Fed “deve prestare attenzione” alla debolezza del mercato del lavoro. Il presidente ha anche detto che “non avrebbe senso mantenere una politica restrittiva se l’economia si stesse indebolendo”.
IL TRACOLLO DI TOKYO MANDA IN TILT I MERCATI
E così mentre le Borse mondiali vivono una seduta da incubo, gli analisti di mezzo mondo in queste ore si stanno interrogando sui reali motivi di un così violento “sell off”, soprattutto per capire quanto potrebbe durare. E se a caldo, la prima reazione emotiva – scrive l’agenzia di stampa Radiocor – è stata cercata nel tonfo del Nikkei a Tokyo (-12,4%), come non si vedeva dallo storico “Black Monday” del 1987, sul banco degli imputati resta soprattutto l’economia statunitense, con l’ipotesi di una recessione Usa che a catena rischia di contagiare l’Europa, moltiplicando i dubbi sulla tempistica fin qui scelta dalla Fed.
I MOTIVI DELLE BORSE AL RIBASSO SECONDO L’ANALISTA
“Il fattore scatenante? Un rapporto sui posti di lavoro negli Stati Uniti che ha mancato così tanto il bersaglio da far cadere le mascelle, ma anche le azioni e i rendimenti obbligazionari” a Wall Street, ha spiegato Stephen Innes di SPI Asset Management, ripreso dall’agenzia Agi. Anche i timori di un’escalation delle tensioni in Medio Oriente hanno contribuito alla volatilità del mercato, sulla scia delle minacce dell’Iran e dei suoi alleati contro Israele, incolpato dal movimento islamista palestinese Hamas e dagli Hezbollah libanesi per la morte del leader di Hamas Ismail Haniyeh avvenuta mercoledì.
CHE COSA MOSTRANO I DATI AMERICANI
Il rapporto sul lavoro Usa venerdì scorso – come riporta Start Magazine – ha mostrato che l’economia statunitense ha creato solo 114.000 posti di lavoro il mese scorso, in netto calo rispetto a giugno e molto meno del previsto, mentre il tasso di disoccupazione è salito al livello più alto dall’ottobre 2021. La notizia è arrivata un giorno dopo i dati poco brillanti sulle fabbriche che hanno alimentato i timori che i funzionari della Fed abbiano mantenuto troppo a lungo i costi di finanziamento ai massimi di due decenni. Ciò ha portato a speculare sul fatto che l’economia potrebbe subire un atterraggio duro e cadere in recessione.
ANCHE LA FED SUL BANCO DEGLI IMPUTATI
Per Carlo De Luca, responsabile Asset Management di Gamma Capital Markets, le cause della correzione degli indici – come riferisce Radiocor – non sarebbero da ricondurre però “al dato della disoccupazione, anche se è vero che i mercati erano saliti quasi solo con la tecnologia. In realtà, tutto si è innescato su divergenze monetarie tra la Banca centrale giapponese e la Fed ovvero sulla rivalutazione dello yen”. De Luca predica prudenza: “Stiamo davvero passando da uno scenario di soft landing ad uno recessivo? Aspettiamo…”, anche perché “laddove si verificassero fattori esogeni come la guerra o un forte rallentamento dovuto ad una disoccupazione fuori controllo ci saranno interventi come il QE come in passato, pertanto, non siamo preoccupati per i mercati finanziari nel medio termine”.
LUNEDI’ NERO ANCHE PER LE BORSE EUROPEE
Anche i mercati azionari del Vecchio continente continuano a essere sempre in forte calo. L’indice Stoxx 600 arretra del 3,2%, in quella che si sta prospettando come la peggior seduta per i listini del Vecchio Continente degli ultimi due anni. Milano cede il 3,7%, seguita da Madrid (-3,3%), Parigi (-3,3%), Londra (-2,9%) e Francoforte (-2,7%) mentre i future sul Nasdaq perdono il 5,6% e quelli sull’S&P 500 il 4,1%. Il dollaro sprofonda, cedendo il 3% sullo yen e lo 0,8% sull’euro, con cui scambia ormai a 1,1.
Non si salvano dalle vendite neppure l’oro (-1,4% a 2.373 dollari) e il petrolio, in calo di quasi il 2% nonostante le tensioni in Medio Oriente, mentre resistono i bond: i rendimenti dei titoli di Stato sono in calo anche se il Btp, che cede due punti base al 3,61%, vede lo spread con il Bund, tra i titoli rifugio per eccellenza, aprirsi di 8 punti, a quota 152.