skip to Main Content

Cosa succede fra Macron e Meloni

I Graffi di Damato

Per stare alla facciata di Palazzo Chigi come  l’ha voluta illuminata Giorgia Meloni di ritorno dal Consiglio Europeo straordinario, s’impone ormai il ricordo, oltre al vecchio dramma delle foibe, dello “strappo” -come ha titolato Repubblica- che la premier italiana ha voluto consumare nei riguardi di Macron in apertura e in chiusura dell’importante evento comunitario di Bruxelles. “L’avviso dei partner: così Giorgia farà piccola l’Italia”, ha insistito Repubblica in un altro titolo. Ma è l’opposto di notizie e valutazioni di altri giornali secondo cui la Meloni ha raccolto nella stessa Unione Europea e nella maggioranza con la quale governa in Italia apprezzamenti per gli attacchi a Macron. Che improvvisando a Parigi un vertice conviviale col cancelliere tedesco Sholz e il presidente ucraino Zelensky avrebbe rivendicato il primato franco-tedesco in un’Europa che rischierebbe così “la fine del Titanic”. Su cui ha titolato il manifesto riportando anche le parole della Meloni sulla morte che accomunò tanti passeggeri, a prescindere dal biglietto che avevano pagato e delle classi in cui avevano navigato. Paragone -bisogna riconoscerlo- azzeccato, al di là del giudizio che ciascuno voglia esprimere sulla opportunità e sui tempi scelti dalla Meloni per riaprire un altro conflitto politico con Parigi.

I tempi scelti dalla presidente del Consiglio sono, fra l’altro, quelli strettissimi delle elezioni regionali di domani e lunedì in Lombardia e Lazio, dove sono assai probabili sia la vittoria del centrodestra, o destra-centro, sia l’aumento delle distanze fra il partito della Meloni e gli alleati. La bandiera nazionale e insieme europea nella quale la premier ha voluto avvolgersi contro l’asse franco-tedesco potrebbe in effetti giovarle. “L’isolato è Macron”, ha titolato Libero.

Pur in una funzione elettoralistica che ha sempre i suoi limiti, vista la volatilità degli umori nelle urne, va detto che la Meloni ha trovato sulla strada nelle ultime 24 ore comprensioni e persino solidarietà che vanno oltre il suo schieramento politico.

Anche Fabio Rampini, per esempio, ha scritto nell’editoriale odierno del Corriere della Sera che “il motore franco-tedesco dell’Unione è in uno dei punti più bassi”, considerando “la morte celebrale della Nato” su cui aveva scommesso imprudentemente Macron prima dell’aggressione russa all’Ucraina e la mancata “svolta della politica militare tedesca” promessa da Sholz di fronte alla guerra voluta da Putin. Sono seguite solo le dimissioni della ministra della Difesa a Berlino.

Suonano a favore della Meloni anche quelle “torrette contro i migranti” appena strappate all’Unione con l’aiuto della presidente della Commissione Ursula von der Layen, con tanto di titolo e fotomontaggio sull’insospettabile Fatto Quotidiano, che abitualmente non fa favori al governo in carica, salvo sul caso del carcere duro contrastato col digiuno dal detenuto anarchico Alfredo Cospito e appena confermato dal ministro della Giustizia.

TUTTI I GRAFFI DI DAMATO

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER
Back To Top