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Cosa vuole fare l’Ue con i 200 miliardi di asset russi sequestrati
La ricostruzione dell’Ucraina attraverso l’impiego dei 211 miliardi di euro sequestrati dall’UE: il piano della Commissione
La ricostruzione dell’Ucraina con i soldi sottratti agli oligarchi russi. È questo il piano della Commissione Europea per impiegare i fondi russi congelati dalle sanzioni dell’Unione Europea. Il “tesoretto” russo accumulato grazie alle sanzioni alla Russia dovrebbe ammontare a circa 211 miliardi di euro.
LE SANZIONI DELL’UE ALLA RUSSIA
Il primo pacchetto fu deciso “in risposta alla decisione della Federazione russa di procedere al riconoscimento come entità indipendenti delle zone non controllate dal governo delle regioni ucraine di Donetsk e Luhansk e alla conseguente decisione di inviare truppe russe in tali zone”. Il pacchetto comprendeva “sanzioni mirate nei confronti di 351 membri della Duma di Stato russa e di altre 27 persone, restrizioni alle relazioni economiche con le zone non controllate dal governo delle regioni di Donetsk e Luhansk e restrizioni all’accesso della Russia ai servizi e ai mercati finanziari e dei capitali dell’UE”.
Da allora ne sono susseguiti altri dodici che hanno preso di mira gli asset russi, dalle proprietà russe in Europa, al divieto di effettuare operazioni con la Banca centrale russa, dal divieto di sorvolo dello spazio aereo dell’UE e di accesso agli aeroporti dell’UE da parte dei vettori russi, al vendere, fornire, trasferire o esportare banconote in euro alla Russia o a qualsiasi persona fisica o giuridica o entità in Russia, a misure contro gli oligarchi russi o i membri del Consiglio della Federazione russa. L’ultimo pacchetto di sanzioni UE è stato varato lo scorso 28 luglio 2023, si tratta di misure volte a:
- rafforzare la cooperazione bilaterale e multilaterale con i paesi terzi per impedire l’elusione delle sanzioni;
- vietare il transito di beni e tecnologie attraverso la Russia;
- inasprire le restrizioni all’esportazione.
LA RICOSTRUZIONE DELL’UCRAINA CON I 211 MILIARDI DI EURO RUSSI SEQUESTRATI
L’UE vuole iniziare ad “attaccare” i 211 miliardi di euro stimati partendo dai cosiddetti extra profitti, quindi usare i proventi delle attività russe sequestrate di cui attualmente beneficiano un numero limitato di istituzioni finanziarie nell’Unione Europea. L’idea è di inserire quei profitti nel bilancio dell’Ue e indirizzarli “in blocco” verso l’Ucraina per la sua ricostruzione.
QUANTO COSTERÀ LA RICOSTRUZIONE DELL’UCRAINA
La ricostruzione dell’Ucraina, un paese a pezzi, distrutto da quasi due anni di guerra, non durerà meno di dieci anni. Le stime parlano di un costo per la ricostruzione che si aggira dai 411 ai 1.100 miliardi di dollari, più del Piano Marshall che contribuì a ricostruire sedici paesi europei, e in ogni, anche se considerassimo 411 miliardi di dollari, più di due volte e mezzo il pil dell’Ucraina nel 2022.
LE ISTITUZIONI UE E LA RICOSTRUZIONE DELL’UCRAINA
L’ultima riunione del collegio dei commissari del 2023 che si terrà oggi a Strasburgo sarà dedicata alla discussione sulla proposta di impiego degli asset russi sequestrati. Una prima proposta della Commissione europea sull’uso degli asset russi immobilizzati era arrivata dalla presidente Ursula von der Leyen lo scorso giugno ma una formulazione più accurata era arrivata nel corso dell’ultimo vertice europeo di ottobre. “Mosca dovrà pagare per la ricostruzione a lungo termine dell’Ucraina – aveva detto la presidente Von del Leyen -. Recentemente abbiamo avuto un dibattito tra i ministri delle Finanze a Marrakesh che ha consentito buoni progressi sui principi fondamentali. Quindi, il passo successivo sarebbe una proposta vera e propria”. La scorsa settimana, al termine del Consiglio Ecofin, il vicepresidente Valdis Dombrovskis aveva anticipato che l’UE sta cercando una soluzione. “Abbiamo discussioni sull’impatto di questa imposizione inclusa la stabilità finanziaria – aveva spiegato Dombrovskis -. Stiamo attentamente calibrando il prossimo passo”.
LE RIPERCUSSIONI DELLE SANZIONI UE SULL’ECONOMIA RUSSA
Il presidente Vladimir Putin recentemente ha parlato di “vittoria dell’economia russa” attaccata dalle sanzioni dell’Occidente, e ha espresso la speranza che la crescita reale superi il 3,2% annuo che promette il Comitato statale per la statistica. Nonostante le parole autocelebrative del leader russo, l’economia russa sta incontrando difficoltà. Secondo il giornale russo Izvestia i ricavi delle grandi società russe nei primi sei mesi del 2023 si sono ridotti quasi della metà, da 694 a 342 trilioni di rubli.
In particolare, come scrive La Stampa, il gigante del metano Gazprom è collassato del 36%, la major petrolifera statale Rosneft si è accontentata del meno 8%, Lukoil del 12%, la società elettrica Inter RAO del 43%, il gigante dei fertilizzanti Akron è a meno 34%. A questo bisogna aggiungere che un milione e mezzo di russi sono usciti dal mercato del lavoro, tra chi è fuggito e chi è stato chiamato al fronte, e che la produttività è calata del 4,1%, dovuto all’emigrazione dei quadri più qualificati.