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Cos’è Oreshnik, il nuovo missile ipersonico dello zar

Oreshnik

Su Dnipro usata un’arma superveloce che elude le difese aeree, Oreshnik. La minaccia dei missili balistici intercontinentali 

Mentre è sempre più tesa la situazione in Ucraina dopo il via libera americano ad altre armi a Kiev, una nuova potentissima arma fa il suo ingresso nel conflitto a oltre mille giorni dall’inizio della guerra. È l’Oreshnik, un missile balistico ipersonico di medio raggio, annunciato dal presidente russo Vladimir Putin. “Con i missili sulla Russia il conflitto è mondiale. Non escludiamo di colpire i Paesi che hanno fornito le armi a Kiev – ha detto lo ‘zar’ alle Forze armate -. In caso di escalation, risponderemo in modo deciso e simmetrico”.

Utilizzato per colpire un complesso industriale a Dnipro, città nel sud dell’Ucraina, l’Oreshnik rappresenta l’ultima evoluzione dell’arsenale russo. Armato con testate non nucleari, il missile può raggiungere velocità di tre chilometri al secondo, rendendolo in grado di eludere le tradizionali difese anti-aeree.

Dubbi sulla vera natura dell’ordigno russo, per gli Usa un missile a medio raggio. Secondo la Nato “il nuovo missile russo non cambierà il corso della guerra”.

ORESHNIK, UNA RISPOSTA ALLE ARMI OCCIDENTALI

L’utilizzo dell’Oreshnik è stato descritto da Mosca come una risposta agli attacchi ucraini in territorio russo, condotti con missili a lungo raggio forniti dagli Stati Uniti e dal Regno Unito. Con una gittata di migliaia di chilometri, l’Oreshnik è progettato non solo per rispondere alle minacce immediate, ma anche per controbilanciare lo sviluppo di missili a raggio intermedio americani, distribuiti in Europa e nell’Asia-Pacifico.

Secondo fonti statunitensi, l’Oreshnik non sarebbe in grado di alterare le sorti del conflitto. Tuttavia, rimane significativo il fatto che la Russia continui a investire nello sviluppo di nuove armi balistiche, rafforzando il suo arsenale già tra i più avanzati al mondo.

LA MINACCIA DEGLI ICBM, COSA SONO

Parallelamente, Mosca dispone di un vasto arsenale di missili balistici intercontinentali (ICBM), che rappresentano un rischio ben più grave. Questi missili, capaci di trasportare testate nucleari e di coprire distanze fino a 10mila chilometri, furono sviluppati negli anni ’50 durante la Guerra Fredda per garantire una deterrenza reciproca tra Stati Uniti e Unione Sovietica. Oggi, la Russia ne possiede circa 326, secondo una ricerca del Congresso americano.

Gli ICBM possono viaggiare a velocità straordinarie, spesso entrando nello spazio per poi rientrare nell’atmosfera. Questo consente loro di percorrere enormi distanze: un missile lanciato dalla Russia potrebbe colpire la costa orientale degli Stati Uniti in circa 40 minuti. Modelli più recenti, come il RS-26 Rubez, hanno una gittata di 5.800 chilometri e possono trasportare testate nucleari fino a 800 kg.

Il raid su Dnipro ha evidenziato ancora una volta il potenziale distruttivo delle nuove tecnologie militari. Dalla regione di Astrakhan, da cui è partito l’attacco, un missile come il Rubez potrebbe raggiungere un bersaglio a 700 chilometri in meno di dieci minuti. L’introduzione dell’Oreshnik dimostra come la Russia stia cercando di mantenere il proprio vantaggio strategico in un conflitto sempre più caratterizzato dall’uso di armi ad alta tecnologia. Tuttavia, resta da vedere se queste innovazioni saranno sufficienti a influenzare l’esito della guerra.

Leggi anche: In cosa consiste la nuova dottrina nucleare della Russia di Putin

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