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Covid-19 e sicurezza sul lavoro, scontro in Europa. L’intervento dell’europarlamentare Daniela Rondinelli

Covid 19 Lavoro

“La corretta classificazione del Covid-19 è fondamentale, poiché dal grado di rischio ad esso associato, discenderanno gli obblighi per i datori di lavoro e gli standard di sicurezza e prevenzione stabiliti a livello europeo”. Pubblichiamo l’intervento di Daniela Rondinelli, Eurodeputata del Movimento 5 Stelle

Nel giro di pochi mesi, l’Europa ha pagato un prezzo altissimo in termini di vite umane spezzate per effetto della pandemia da Coronavirus. Una situazione che rischia di essere ulteriormente aggravata dalla posizione assunta dalla Commissione europea che in questi giorni ha presentato alla Commissione Occupazione del Parlamento Europeo la proposta con cui intende modificare la Direttiva 2000/54/CE, relativa alla classificazione del Covid-19 tra gli agenti biologici a cui possono essere esposti i lavoratori.

La corretta classificazione del Covid-19 è fondamentale, poiché dal grado di rischio ad esso associato, discenderanno gli obblighi per i datori di lavoro e gli standard di sicurezza e prevenzione stabiliti a livello europeo. In estrema sintesi, la Direttiva 2000/54/CE classifica gli agenti biologici in 4 gruppi di rischio. Secondo le intenzioni della Commissione europea, il Covid-19 dovrebbe essere catalogato a livello 3, ovvero un agente che può causare malattie gravi in soggetti umani e costituisce un serio rischio per i lavoratori, ma per i quale sono disponibili efficaci misure profilattiche o terapeutiche.

Le tristi evidenze di questi mesi ci dicono che la realtà è completamente diversa. Siamo di fronte a qualcosa di cui conosciamo ancora molto poco e per la quale al momento non abbiamo una cura efficace né un vaccino che possa prevenire o contenere il contagio. Catalogare il Coronavirus tra gli agenti biologici di livello 3 significa, quindi, prevedere degli standard di sicurezza e prevenzione meno efficienti ed efficaci.

Le forti critiche provenienti da esponenti di tutto l’arco parlamentare hanno portato alla presentazione di un’obiezione formale, che ho personalmente sostenuto insieme ai colleghi del gruppo di Verdi, S&D e GUE, affinché la Commissione riesamini il testo e classifichi il Covid-19 tra gli agenti biologici di livello 4, ossia quegli agenti che possono presentare un elevato rischio di propagazione nella comunità e per i quali non esiste allo stato attuale un vaccino e/o efficaci terapie validate scientificamente.

Con la sua proposta la Commissione sembra ignorare colpevolmente alcune delle caratteristiche che rendono il Coronavirus così insidioso. Basti pensare, ad esempio, alla totale assenza di sintomi di alcuni soggetti che si sono rivelati addirittura negativi al tampone ma che presentano macchie polmonari palesemente riconducibili alla presenza di una polmonite interstiziale simil-Covid-19; o il suo impatto non limitato ai soli polmoni ma potenzialmente esteso ad altri organi vitali (e.g. cuore) e con effetti letali su soggetti affetti da patologie pregresse, tuttavia controllabili nelle stragrande maggioranza dei casi in condizioni normali (e.g. ipertensione, diabete, obesità).

Ma le criticità relative alla proposta della Commissione non si esauriscono qui. Vi è almeno un’altra questione che dovrebbe essere chiarita ed affrontata al più presto. È incomprensibile, infatti, che sia stato previsto di lasciare agli Stati membri ben cinque mesi di tempo per il recepimento e l’implementazione della direttiva, esponendo di fatto centinaia di milioni di lavoratori a una possibile seconda ondata epidemica prevista dagli scienziati in autunno, se non prima.

La salute dei lavoratori deve essere una priorità della Commissione europea e auspichiamo perciò prenda atto delle critiche e dei rilievi che stanno giungendo dai rappresentanti dei lavoratori, così come da illustri esponenti della comunità scientifica, e lotti nella maniera adeguata contro questo virus.
La mia speranza e quella degli altri colleghi che con me hanno firmato la lettera di obiezione formale è che la Commissione torni sui suoi passi, tenga in conto le criticità già emerse nel confronto preliminare con il Parlamento e modifichi questa impostazione, evitando al Parlamento lo spiacevole onere di bocciarla in Plenaria.

Sarebbe grave dover constatare, a pochi giorni dalla presentazione di un ambizioso Recovery Fund da parte della Presidente Von der Leyen, che all’interno della Commissione coesistano “due Europa”, una nuova che cerca di riannodare i fili del rapporto interrotto con territori e cittadini e un’altra che nel nome dell’adagio “business as usual” continua a favorire le solite lobby e centri di potere.

La pubblicazione del documento della Commissione è attesa per il 3 giugno prossimo. A quel punto tutto sarà più chiaro. Di certo, come ha già dimostrato in altri momenti della storia recente, il Parlamento farà la sua parte. Speriamo che non serva e soprattutto speriamo che si possa tornare a lottare tutti insieme al più presto per difendere tutti insieme il diritto inalienabile alla salute di tutti i cittadini europei.

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