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Crisi di governo | L’Ue riuscirà a convincere Draghi a restare?

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L’Ue sta facendo capire che senza la leadership di Draghi verrebbe destabilizzata proprio nel momento in cui deve apparire compatta su più fronti, dalla crisi energetica a quella con Mosca. Bruxelles riuscirà a spingere il presidente del Consiglio italiano a restare ancora a Palazzo Chigi?

L’adagio recita che per tempi eccezionali servano uomini eccezionali. Poi ci sono le crisi di governo eccezionali e anche le conseguenze sono eccezionali, nel senso letterale del termine, ovvero di fuori dal comune. È noto per esempio a tutti che nessuna istituzione comunitaria è solita ficcanasare, soprattutto alla luce del sole, nei fatti politici dei 27 Paesi membri. Eppure, da quando Mario Draghi ha rassegnato le proprie dimissioni – congelate, è noto, dal Presidente della Repubblica, che ha imposto per mercoledì la parlamentarizzazione della crisi -, Commissione Ue prima e Parlamento poi hanno voluto ribadire, tramite gli esponenti apicali, che sarebbe un errore, per la politica italiana, cacciare il premier.

La prima a muoversi in tal senso è stata Ursula von der Leyen, che effettivamente ha trovato in più occasioni, nel corso del suo mandato, in Mario Draghi un’utile sponda (l’italiano fu, tra i vari accadimenti, il leader europeo che si espose di più quando ci fu l’incidente della sedia col presidente turco Recep Tayyip Erdoğan). Von Der Leyen ha conservato il tatto di non intervenire direttamente, ma lo ha fatto tramite la vice portavoce capo della Commissione, Dana Spinant, durante il briefing con la stampa a Bruxelles facendo sapere che alla Commissione Europea seguono “gli sviluppi nelle vibranti democrazie” europee e che la presidente von der Leyen “ha detto in diverse occasioni che lavora molto bene con Mario Draghi”, con il quale ha organizzato “molti progetti”, incluso il “Global Health Summit” tenuto a Roma l’anno scorso. Spinant tiene comunque a precisare che “non abbiamo commenti sugli sviluppi politici in Italia”.

Se possibile ancora più netta la numero 1 dell’Europarlamento, la maltese Roberta Metsola: “Con l’imperversare della guerra in Ucraina nel nostro Continente, l’aumento del costo della vita e la ripresa post Covid solo ai blocchi di partenza, abbiamo bisogno di stabilità politica in Europa. L’Italia è uno Stato membro importante ed è un Paese fondatore. Abbiamo bisogno che mantenga il suo ruolo di leadership all’interno dell’Unione europea, soprattutto in questi tempi difficili”, ha dichiarato. L’Ue, insomma, chiede a Mario Draghi di restare, si appella alla sua persona ma, soprattutto, alla sua leadership che nel giro di pochi mesi ha permesso all’Italia di avere sempre più spazio e peso in Europa. Un vuoto che sarebbe destabilizzante per Bruxelles.

Tornando alla Commissione Europea, ha speso parole d’elogio anche la vicepresidente con delega alla concorrenza Margrethe Vestager: la danese ha detto di essere “molto soddisfatta” della “collaborazione fortissima” che ha sui diversi dossier con i ministri del governo Draghi. “Non so se utilizzare il presente o il passato. Comunque, sono molto soddisfatta della collaborazione che abbiamo con i ministri di questo governo, con Vittorio Colao sui dossier digitali, per esempio, con il ministro delle Finanze e con il ministro dell’Energia. Abbiamo ruoli diversi, naturalmente, ma – ha aggiunto – abbiamo una collaborazione molto stretta e molto forte”.

Tra i 27, significative le parole giunte da Berlino, dal portavoce dell’esecutivo, Wolfgang Buechner: “Olaf Scholz ha lavorato molto bene con Mario Draghi, come con altri capi di governo in Europa”. “Sono stati anche con Macron a Kiev“, sottolinea il portavoce “e questo dimostra un rapporto stretto e di fiducia fra i due leader“.

Anche da Oltreoceano c’è apprensione per le sorti dell’attuale esecutivo, come ha rivelato il consigliere per la sicurezza nazionale Usa, Jake Sullivan: Joe Biden ha “grande rispetto e considerazione” nei confronti del premier Mario Draghi e sta naturalmente “seguendo con attenzione tutti gli sviluppi politici a Roma: dobbiamo aspettare e vedere cosa accadrà”.

Più ferale il cinguettio del ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba: “Ho parlato con il mio omologo e amico italiano Luigi Di Maio per ringraziare lui e l’intera grande squadra del Primo Ministro Mario Draghi per aver sostenuto con fermezza l’Ucraina e aver dimostrato il ruolo guida dell’Italia nel proteggere l’Europa dalle sfide poste dalla Russia sul fronte economico e della sicurezza”.

Sul fronte opposto, invece, è noto che il primo a rallegrarsi della notizia della crisi di governo sia stato l’ex presidente russo ed ex premier Dmitri Medvedev, non nuovo a un uso sconsiderato dei social (che sarebbe alla base del gelo tra lui e Putin) che sul suo canale Telegram aveva immediatamente postato una foto con il primo ministro Mario Draghi, accanto il premier britannico uscente Boris Johnson affiancati dalla silhouette di un terzo leader occidentale chiedendo provocatoriamente “chi sarà il prossimo” e lasciando intendere che i nemici della Russia col tempo cadono tutti mentre loro, che non conoscono le insidie e le incognite della democrazia, sanno aspettare. Sulla questione è dovuto intervenire direttamente il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov: “Sono affari interni, non possiamo né interferire né avere alcuna relazione con essi. E’ tutto ciò che si può dire”.

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