Skip to content

piano Lega Araba per Gaza

Dalla Lega Araba un piano per Gaza: cosa prevede e chi governerà

Il piano della Lega Araba su Gaza approvato al Cairo lo scorso 4 marzo incassa gli endorsement di vari Paesi occidentali e delle Nazioni Unite. Possibilisti gli Usa, mentre, come prevedibile, Israele ha prontamente scartato la via indicata dal vertice. Ecco cosa contiene la proposta

La Lega Araba propone un piano per Gaza alternativo alla “Riviera del Medio Oriente” immaginata da Trump: mentre si fa sempre più complicato l’accordo sulla fase due del cessate il fuoco a Gaza tra Israele e Hamas, la comunità internazionale prende posizione sull’ambizioso progetto per il futuro della regione avallato dai leader arabi, che ne hanno discusso la scorsa settimana al Cairo, durante il vertice straordinario sull’emergenza nella Striscia.

COSA PREVEDE IL PIANO DELLA LEGA ARABA PER GAZA

Il piano della Lega Araba per la ricostruzione della Striscia di Gaza presentato dall’Egitto e approvato durante un vertice al Cairo il 4 marzo prevede un intervento ambizioso di 53 miliardi di dollari complessivi, pensato per rilanciare la regione e garantire una ripresa sostenibile. Il Segretario Generale dell’organizzazione, Ahmed Aboul Gheit, ha dichiarato che il progetto gode del pieno sostegno di tutti gli Stati arabi.

L’iniziativa prevede un percorso articolato in tre tappe. Le prime azioni si concentrerebbero sulla gestione dell’emergenza, con l’istituzione, nei primi sei mesi, di un comitato di “tecnocrati palestinesi indipendenti” posto sotto la supervisione dell’Autorità Nazionale Palestinese per governare temporaneamente Gaza. Nel frattempo, andrebbero rimosse le macerie lungo la strada Salah al-Din, arteria principale che collega il nord e il sud della Striscia.

In questo contesto, si procederebbe anche alla costruzione di circa 200.000 unità abitative temporanee, capaci di accogliere all’incirca 1,2 milioni di sfollati, e al ripristino di circa 60.000 edifici danneggiati, in modo da offrire immediato sollievo alla popolazione colpita dalle devastazioni.

Successivamente, il piano si articola in una fase di ricostruzione della durata di quattro o cinque anni, con la realizzazione di almeno 400.000 unità abitative permanenti e ripristinate infrastrutture strategiche come il porto marittimo e l’aeroporto internazionale di Gaza.

In parallelo, si darebbe priorità al ripristino dei servizi essenziali, tra cui acqua, elettricità, telecomunicazioni e smaltimento dei rifiuti, elementi indispensabili per rilanciare l’economia e garantire la qualità della vita dei residenti.

Oltre agli interventi infrastrutturali, il progetto prevede anche la creazione di un consiglio di amministrazione per il finanziamento e la supervisione dell’intero piano, unitamente all’organizzazione di conferenze internazionali finalizzate alla raccolta di ulteriori fondi per la ricostruzione.

FUORI HAMAS, TORNA L’ANP?

Un aspetto cruciale del progetto è la prospettiva di una trasformazione politica, che mira a sostituire l’attuale amministrazione gestita da Hamas con un governo di tecnocrati indipendenti, aprendo la strada al ritorno dell’Autorità Nazionale Palestinese, a 17 anni dalla sua cacciata, e alla pianificazione di future elezioni palestinesi, qualora le condizioni lo permettano, come dichiarato da Abu Mazen, che ha dato disponibilità già per il 2026 a consultazioni presidenziali e legislative sotto l’ombrello dell’Anp.

Secondo la proposta dei leader arabi, l’addestramento della nuova forza di polizia sarebbe preso in carico da Egitto e Giordania, mentre nelle prime fasi il piano della Lega Araba per Gaza prevede la possibile istituzione di forze internazionali di mantenimento della pace nei territori palestinesi in modo da assicurare la sicurezza durante l’intero processo di ricostruzione.

NO ALLO SFOLLAMENTO DEI GAZAWI

Un altro punto focale del piano della Lega Araba per Gaza riguarda l’importanza di evitare trasferimenti forzati della popolazione palestinese, contrariamente a quanto immaginato da Trump e Netanyahu. Ciò anche in virtù del fatto che una deportazione di massa avrebbe degli effetti devastanti sugli equilibri geopolitici della regione, con conseguenze sulla stabilità delle governance dei paesi vicini, che stanno attraversando una fase di grande incertezza.

LE REAZIONI AL PIANO DELLA LEGA ARABA PER GAZA

Al vertice arabo hanno presenziato anche il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, e il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa, che hanno subito dato il proprio avallo all’iniziativa.

Il progetto s’è guadagnato anche il sostegno di numerosi paesi europei, tra cui Francia, Germania, Italia e Regno Unito, dei paesi dell’Organizzazione della Cooperazione Islamica, dell’Unione africana e persino di Hamas, nonostante il piano implichi la fine del suo controllo sulla Striscia.

Dal canto suo, Israele ha immediatamente bocciato la proposta, adducendo come ragione il mancato riconoscimento delle atrocità commesse da Hamas il 7 ottobre e l’assenza di una reale proposta di smilitarizzazione a Gaza; mentre, dopo un’iniziale contrarietà, gli Stati Uniti hanno parzialmente aperto all’ipotesi avanzata dalla Lega Araba, lodando gli sforzi per ricomporre la crisi.

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER
Torna su