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Ocse

Dazi e non solo, perché l’Ocse vede nero

Un clima di incertezza globale, gli Usa rallentano e la Cina frena

L’Ocse lancia un allarme che preoccupa i mercati e le capitali internazionali: la crescita economica globale si sta indebolendo e le nuove barriere commerciali imposte dagli Stati Uniti rischiano di trascinare l’economia mondiale verso un rallentamento simile a quello registrato durante la pandemia. L’introduzione dei dazi annunciati da Donald Trump nel cosiddetto “Liberation Day” del 2 aprile ha avviato un effetto domino fatto di negoziati, ritorsioni e contro-misure. L’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico avverte che il clima di incertezza attuale penalizza quasi tutti i Paesi, senza eccezioni.

GLI STATI UNITI RALLENTANO, LA CINA FRENA

A pagare il prezzo più alto di questa guerra commerciale potrebbero essere proprio gli Stati Uniti. Secondo le nuove previsioni Ocse, la crescita americana scenderà dal 2,8% del 2024 all’1,6% nel 2025, fino all’1,5% nel 2026. A pesare è anche l’inflazione, esacerbata dai dazi, che limita la possibilità per la Federal Reserve di tagliare i tassi. In Cina, intanto, la crisi immobiliare si somma agli effetti delle politiche commerciali statunitensi, portando a una progressiva frenata: dal 5% di crescita nel 2024 al 4,7% nel 2025, e al 4,3% nel 2026.

EUROZONA: CRESCITA DEBOLE E SOTTO PRESSIONE

L’Europa non è immune. Se per l’eurozona l’Ocse prevede un lieve rafforzamento – dall’0,8% del 2024 all’1% nel 2025 e all’1,2% nel 2026 – si tratta comunque di stime più basse rispetto a quelle di dicembre. Le economie principali, come quella tedesca, francese e italiana, sono tutte sotto pressione. In Germania la crescita si attesterà allo 0,4%, meno del previsto; in Francia scenderà dallo 1,1% allo 0,6%. L’Italia passerà dallo 0,7% del 2024 allo 0,6% nel 2025, per poi tornare a 0,7% nel 2026: un percorso piatto, influenzato dalla crisi industriale, dal calo dell’export e dalla fragilità della domanda interna.

L’ITALIA PROMOSSA DA GOLDMAN SACHS, MA LO SCENARIO RIMANE FRAGILE

Se da un lato l’Ocse abbassa le previsioni di crescita per l’Italia, dall’altro Goldman Sachs offre un segnale di fiducia. La banca americana promuove il debito pubblico italiano, evidenziando tre fattori positivi: il sostegno del Pnrr, tassi reali inferiori ai livelli pre-Covid e la popolarità stabile del governo Meloni, che rappresenterebbe un elemento di continuità politica raro negli ultimi vent’anni. I rischi rimangono al ribasso, soprattutto se l’escalation commerciale dovesse proseguire.

 I MARGINI DI MANOVRA DELLE BANCHE CENTRALI

In questo contesto, le banche centrali si muovono con cautela. La Fed è bloccata dall’inflazione ancora elevata. La Bce, invece, potrebbe approfittare del rallentamento dell’inflazione (1,9% a maggio) per avviare un nuovo taglio dei tassi, già nel consiglio direttivo di giovedì: si scenderebbe al 2%, con prospettive di arrivare all’1,75% entro la fine dell’anno. Ma molto dipenderà dagli sviluppi del negoziato tra Bruxelles e Washington, e da come si evolverà l’impatto dei dazi sull’economia europea.

IL MONITO DELL’OCSE: ABBATTERE LE BARRIERE, RILANCIARE LA FIDUCIA

Nel suo Economic Outlook, l’Ocse non si limita a descrivere la situazione, ma avanza anche delle raccomandazioni. La rimozione delle nuove barriere commerciali sarebbe una delle chiavi per rilanciare la crescita e raffreddare l’inflazione. Inoltre, una soluzione pacifica della guerra in Ucraina e delle crisi in Medio Oriente migliorerebbe la fiducia e favorirebbe gli investimenti. Al contrario, il rischio di nuove escalation tariffarie o di shock improvvisi rimane concreto, soprattutto in un contesto segnato da tensioni geopolitiche e fragilità finanziaria.

 

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