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Dieci anni di guerra in Siria

Siria

A 10 anni dall’inizio delle proteste contro il regime di Bashar al-Assad in Siria, una guerra sanguinosa e una crisi umanitaria, tuttora in corso e ignorata dall’Occidente, hanno provocato 13 milioni di sfollati e quasi 400 mila morti – di cui 118 mila civili e oltre 20 mila bambini

Tutto è iniziato nel marzo 2011 con una protesta contro Bashar al-Assad nella Siria meridionale, a Daraa, dopo che alcuni studenti erano stati arrestati per aver scritto slogan anti-regime. Un evento unico nel suo genere perché in 40 anni di famiglia Assad al potere non era mai accaduto.

UNA GUERRA ETNICA

Da subito si è creata guerra etnica, che ha contrapposto da una parte il regime di Assad, alawuita (sciita), dall’altra la maggioranza della popolazione araba sunnita. La popolazione siriana, infatti, è composta da circa un 50% di arabi, un 15% di alawuiti, un 10% di curdi e di altre minoranze.

A poco a poco le manifestazioni hanno cominciato ad allargarsi anche nelle altre città e Damasco ha iniziato a sedarle e reprimerle con violenza. Quella che era partita come una rivoluzione è diventata una lunga e sanguinosa guerra che ha trasformato tutta la Siria in un campo di battaglia.

EFFETTO DOMINO

Dalle proteste di Daraa è iniziato un susseguirsi di eventi tragici. L’opposizione armata, gli attacchi con armi chimiche e infine l’Isis (espressione del radicalismo sunnita contro il presidente alawuita). È il 2014 quando gli jihadisti annunciano la nascita del Califfato e fanno di Raqqa la loro roccaforte. L’Isis mantiene il potere fino alla battaglia di Baghuz, terminata il 23 marzo 2019 con la caduta dell’ultimo bastione dei terroristi islamici, avvenuta a seguito dell’internazionalizzazione del conflitto, nel quale si sono negli anni inseriti europei, turchi, sauditi, statunitensi, russi, etc.

LA SIRIA OGGI

Oggi le prigioni del regime sono ancora piene, metà della popolazione è in fuga, in patria o all’estero, il 90% dei siriani è povero e fa la fila anche per avere il pane. Secondo i dati dell’Unicef, il 90% dei minori siriani ha bisogno di assistenza umanitaria. Più di 5.700 bambini dai 7 anni in su sono stati reclutati nei combattimenti e più di 1.300 strutture sanitarie e scolastiche, con il relativo personale, sono state attaccate.

COSA RESTA DELLA GUERRA

La Siria sembra lontana, ma ci separano solo tre ore di volo e quando non riusciamo a ricordare o a voler vedere cosa è accaduto – e sta accadendo tuttora – arrivano le immagini a risvegliarci. L’ufficio delle Nazioni Unite per le emergenze umanitarie (Ocha) ha messo insieme gli scatti dei fotografi siriani che hanno raccontato questi 10 anni di violenza e indifferenza da parte del mondo.

Tutti ricordano Hudea, la bambina siriana di 4 anni con le mani in alto che sia arrende al fotografo (Osman Sagirli) dopo aver scambiato il teleobiettivo per un’arma. Come ha raccontato lui: “Ho capito subito che si era spaventata, perché si è morsa il labbro e ha alzato le mani. Normalmente i bambini scappano, nascondono la faccia o sorridono quando vedono una fotocamera”.

Il bambino di 5 anni seduto in un’ambulanza dopo essere stato tirato fuori dalle macerie a seguito di un bombardamento ad Aleppo. Il viso ricoperto di terra, polvere e sangue e gli occhi che guardano nel vuoto o verso l’orrore che lo circonda.

Ma anche un bambino ancora più piccolo trasportato dal papà in una valigia mentre dorme per fuggire dalla zona di Ghouta, assediata dalle forze del regime.

Tutti ricordano poi la foto del piccolo Aylan, profugo siriano annegato nell’ottobre del 2015 davanti alla spiaggia di Bodrum, paradiso turistico della Turchia. Anche se a quell’immagine non sono seguite azioni per aiutare la popolazione siriana, ma solo il contestato accordo tra Ue e Turchia per fermare il flusso di migranti verso le coste Ue.

Dopo 10 anni di crimini disumani e violenze, sembra ancora lontana e difficile una “soluzione politica”. E, intanto, Assad continua a restare a potere.

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