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È credibile che Putin venga fermato da una congiura di palazzo?

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I Graffi di Damato

Come mi piacerebbe condividere l’ottimismo, sia pure per il tempo di un caffè leggendo l’omonima rubrica di Massimo Granellini sulla prima pagina del Corriere della Sera. Che oggi che attribuisce solo alle “nostre paure” l’immagine della forza che continua a trasmettere Putin nella sua guerra all’Ucraina, dispiegata fra trattative e carneficine, fra bombe e dialogo, con giornali di una certa autorevolezza internazionale che addirittura anticipano, descrivono, spiegano un negoziato in quindici punti. Peccato che nel frattempo continuino a rotolare palazzi, ponti, ospedali e teste.

Putin secondo Gramellini “ha cominciato a perdere colpi fin dall’inizio della guerra. Pensava di essere accolto come un liberatore e così non è stato. Era convinto che i militari ucraini gli avrebbero offerto la testa di Zelensky e invece Zelensky è ancora li che arringa gli europei con le parole d Shakespeare e gli americani con quelle di Martin Luther King. Aveva scommesso sulla spaccatura dell’Occidente e la compattezza del fronte interno, ma l’Occidente è unito come non accadeva da tempo e il fronte interno è pieno di buchi, come rivelano le proteste di piazza , i mugugni dei gerarchi e la facilità con cui una contestatrice è riuscita a infilarsi nel telegiornale russo di massimo ascolto”, rimediando solo una quindicina d’ore di fastidioso interrogatorio.

A questo punto, seconde secondo Gramellini, fortunatamente non distratto dai Travagli di turno per niente convinti dei torti di Putin e delle ragioni dei solisti occidentali mercanti d’armi ad ogni occasione utile, “la logica suggerisce che si possa fermarlo o almeno contenerlo. Possiede l’atomica e infatti l’angoscia più grande e che il timore di perdere la faccia gli faccia perdere la testa”, come se non avesse abbondantemente perso sia l’una che altra. Ma anche a questo il rimedio ci sarebbe.

La consolazione di Granellini -e di altri, come Marcello Pera e i dissidenti russi che sperano in qualche congiura di palazzo ben riuscita- è che per aprire le valigette e usare i “codici” delle armi nucleari ci vogliano al Cremlino le mani, gli occhi e la testa anche “del generale Valerij Gerasimov, che tutto sembra, tranne che un pazzo suicida”.

Temo, per dirla tutta con sincerità e orrore, che in Russia non ci siano più quei mostri infagottati che l’amico Enzo Bettiza riusciva a descrivermi come se li avesse frequentati per una una vita, o i loro pronipoti. Temo che si sia un solo, gigantesco mostro -Putin, appunto- che riesce a guadarsi nello specchio senza mai farsi tentare dall’idea di sputarsi in faccia. Qualcuno di quegli altri invece -mi diceva Bettiza- ogni tanto lo faceva.

Beh, sono andato a cercarmi qualche foto di questo generale tanto stimato da Gramellini e vi confesso che sono rimasto alquanto deluso. Non mi è sembrato un personaggio affidabile né in bassa né in alta uniforme. Avrei preferito che assomigliasse a qualcuno dei tanti esponenti enigmatici della nomenclatura sovietica che ai tempi dell’Urss le telecamere russe ci offrivano nei giorni delle parate, e che immaginavano imbottiti di pugnali.

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