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Ecco come Salvini compatta i Paesi Med contro la direttiva Ets dell’Ue

Salvini Ets

Matteo Salvini sposta la sfida all’Europa in casa degli stessi vertici comunitari e insieme ai Paesi Med chiede una moratoria su Ets. Una battaglia cavalcata anche dal forzista Pichetto Fratin. Silenzio  da FdI.

L’Italia, insieme a Cipro, Croazia, Grecia, Malta e Portogallo, ha chiesto alla Commissione Ue la moratoria per uno dei tasselli del Green Deal: ovvero che venga rinviata l’estensione, prevista a partire da gennaio, del mercato delle emissioni di Co2 (Ets) al settore del trasporto marittimo, in particolare alle navi che entrano nelle loro acque territoriali. L’obiettivo è quello di proteggere da nuove tasse i porti italiani ed europei, tra cui ad esempio quello italiano di Gioia Tauro che si caratterizza per il trasbordo dei container.

Una vera e propria stangata stimata in circa 11 miliardi di euro che, è il timore del club dei Med, danneggerebbe la competitività europea portando gli armatori a fare scalo negli hub della sponda Sud come Tangeri e Porto Said, a vantaggio esclusivo delle economie nordafricane esenti da imposte. L’iniziativa dell’Italia è appoggiata anche dalla Spagna, che tuttavia non ha firmato la proposta in quanto presidente di turno dell’Ue.

LE CRITICHE DI SALVINI ALLA DIRETTIVA UE SULL’ETS

L’annuncio è stato dato dal vicepremier Matteo Salvini, nelle sue vesti di ministro competente, al Consiglio Ue dei Trasporti di Bruxelles. E’ chiaro però che, sotto l’abito da ministro, anche questa volta Salvini ha indossato la maglia verde del Carroccio.

Nella sostanza, secondo quanto ha spiegato il Mit in una nota, l’attuazione della direttiva ‘Emission Trading System’ rischia di far perdere competitività ai porti italiani ed europei in generale a favore di quelli nordafricani. Anche perché i meccanismi di mitigazione individuati dalla Commissione (vale a dire l’esclusione dei porti extracomunitari situati a meno di 300 miglia nautiche dai posti di scalo dell’UE dalla definizione di porti di scalo) sono insufficienti.

Salvini ha avanzato anche la proposta di “valutare la riduzione dell’aliquota convenzionale per il calcolo delle quote d’acquisto dei certificati Ets relativi alle linee intercontinentali”. Secondo le stime degli operatori, “questo potrebbe essere sufficiente per disincentivare fenomeni di delocalizzazione mantenendo nel contempo integra l’applicazione dell’Ets e del monitoraggio previsto”.

SALVINI: “SERVE PIU’ TEMPO”. E I PAESI MED SOTTOSCRIVONO

“Chiediamo di raggiungere gli obiettivi” ambientali “che tutti noi ci prefiggiamo ma accompagnandoli nel tempo senza danneggiare l’economia europea a vantaggio di altre economie che non stanno parlando di transizione ecologica né di Green Deal”, ha sottolineato Salvini. “Chiediamo di prendersi il tempo necessario non per rinviare una transizione green che è assolutamente dovuta, doverosa e voluta da tutti, ma per applicarla nei modi e nei tempi voluti per evitare di sortire l’effetto esattamente contrario e che vi sia un riscontro negativo da parte delle popolazioni, dei lavoratori e delle imprese, che possono vivere questa imposizione da parte di Bruxelles non come un passaggio della transizione green, ma come un’imposizione che non diminuisce le emissioni ma semplicemente delocalizza il problema e i lavori”, ha concluso il ministro.

ANCHE IL MINISTRO FORZISTA PICHETTO FRATIN  CONTRO LA DIRETTIVA ETS

In queste settimane era stato il Ministero italiano dell’Ambiente a evidenziare “le potenziali ricadute negative dell’applicazione della direttiva Ets ai trasporti marittimi nei porti UE di scalo per il trasbordo di container, che nell’attuale impostazione vedrebbe penalizzati anche alcuni scali italiani, tra cui quello di Gioia Tauro”. “Difenderemo con forza i nostri porti in Europa” aveva detto il ministro Pichetto Fratin.

COS’E’ L’ETS E COME FUNZIONA

L’Emission Trading System‘ è il principale strumento dell’Unione Europea per contrastare i cambiamenti climatici e ridurre le emissioni di gas a effetto serra. Lanciato nel 2005 come parte del “Pacchetto Fit for 55”, il sistema di scambio delle emissioni Ets è  rivolto in modo specifico alle industrie.  Come funziona? Il sistema di scambio delle emissioni, noto anche come al principio del “chi inquina paga”, obbliga più di 11.000 centrali elettriche e fabbriche a richiedere un permesso per ogni tonnellata di CO2 che emettono. Questo è un chiaro incentivo a inquinare meno: meno si inquina, infatti, meno si paga. Le industrie devono comprare queste quote attraverso aste e il prezzo segue le regole della domanda e dell’offerta.

Il principio “cap and trade”: un tetto è un limite fissato alla quantità totale di gas serra che può essere emesso dagli impianti e dagli operatori coperti dal sistema. Il tetto viene ridotto ogni anno in linea con l’obiettivo climatico dell’Ue, garantendo che le emissioni diminuiscano nel tempo.

LE POSSIBILI SOLUZIONI

E’ un tema caro al governo italiano, particolarmente preoccupato per l’impatto delle misure sul porto di Gioia Tauro. Il rischio evidenziato dal presidente dell’autorità portuale della città calabrese tocca “4500 lavoratori, di cui 2000 portuali e 2500 legati all’indotto dell’infrastruttura”. A fine ottobre i Paesi Med si erano già mobilitati inviando una lettera a Bruxelles con la richiesta di rinviare l’applicazione del sistema Ets. Tutti timori davanti ai quali l’Ue nelle scorse settimane ha dato ordine ai suoi servizi di lavorare a un atto delegato da presentare entro il 31 dicembre capace di garantire le salvaguardie richieste.

La bozza circolata fin qui prevede l’estensione del pagamento della tassa green anche agli armatori che decidono di fare scalo nei porti del Nordafrica se la loro destinazione finale è all’interno dell’Ue. Resta però il nodo delle rotte extra Ue, visto che l’Ue può tassare solo le navi che poi attraccano negli hub continentali. Un nuovo fronte sul campo ormai minato del Green Deal destinato a tenere banco fino alla fine dell’anno.

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