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Perché Salvini abbaia ma non morderà
Parole e obiettivi di Matteo Salvini. I Graffi di Damato
Se il ministro della Difesa Guido Crosetto avesse mai pensato, rimettendo in carriera il generale Roberto Vannacci con la nomina a capo di Stato Maggiore delle forze militari terrestri, di spuntare la campagna elettorale della Lega per le europee di giugno, cui l’autore del “Mondo al contrario” avrebbe potuto partecipare come candidato del Carroccio, l’obbiettivo potrebbe ritenersi fallito.
Per dipingersi di nero, o comunque di scuro, come un Calimero qualsiasi, nella corsa a destra per il rinnovo del Parlamento di Strasburgo, e poi per la definizione di nuovi equilibri nell’Unione Europea con la formazione della prossima Commissione esecutiva di Bruxelles, il capo della Lega, vice presidente del Consiglio e ministro dei Trasporti credo che basti ed avanzi da solo. Il suo comizio ieri a Firenze – con l’attacco frontale all’Unione, dove invece la premier Giorgia Meloni spera con l’aiuto dell’altro vice presidente del Consiglio, il forzista Antonio Tajani, di far valere la destra che lei rappresenta e guida in Italia – dimostra che Salvini ha altro nella testa.
Nel momento in cui persegue non un allargamento delle maggioranze tradizionali ma un rovesciamento degli equilibri, incurante anche del Partito Popolare indisponibile ad accordarsi con la destra europea che lui coltiva con le sue manifestazioni in Italia, da Pontida a Firenze e a chissà dove sino a giugno, Salvini vuole solo abbaiare. Non vuole né può mordere davvero: magari cercando solo di strappare alla destra di Meloni qualche decimale di punto nelle urne da contendersi con le liste eventuali dell’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno.
SALVINI IN CAMPAGNA ELETTORALE TRA ‘IMBARAZZI’ E ‘CARTE SCOPERTE’
Di questa scalata allo 0 virgola qualcosa in più nessuno poi chiamerà Salvini a rendere conto nella coalizione di governo cui partecipa: a cominciare dalla Meloni, per quanto “imbarazzo” possa averle procurato -secondo il titolo odierno del Corriere della Sera – il comizio fiorentino dell’alleato. O per quanto il cognato ministro Francesco Lollobrigida abbia tenuto proprio sul Corriere a rispondergli che “mai” il partito della premier accetterà di allearsi a Strasburgo, Bruxelles e dintorni “con chi è contro Kiev e Israele”. E fra le destre che piacciono a Salvini ce ne sono.
Così peraltro il cognato della Meloni si è tolto dalle scarpe anche i sassolini delle distanze prese dalla Lega nei suoi riguardi per la vicenda del treno precipitato dall’alta alla bassissima velocità, da cui egli dovette scendere per proseguire il viaggio in auto e arrivare puntuale ad un impegno di governo.
Ha avuto forse ragione Alessandro Sallusti ad avvertire oggi sul Giornale che “Matteo è Matteo” col suo gioco ormai di corto respiro ma “a carte scoperte”. E a concludere che “siamo in campagna elettorale”, durante la quale “ogni partito ha il diritto di parlare ai suoi elettori con le parole d’ordine che ritiene più efficaci, che a volte sono vere, altre verosimili”. Parole cioè inattendibili.