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Com’è cambiato il Senato in Francia
Domenica 24 settembre 2023 si sono tenute le elezioni senatoriali francesi. Tutti i dettagli
Come suggerisce il nome, si tratta dell’elezione dei rappresentanti che siederanno al Senato, il quale è composto da 348 senatori eletti a suffragio universale indiretto per un mandato di 6 anni, e rinnovato della metà ogni tre anni dal 2011.
Le persone elette quest’anno (170) sono entrate in carica il 2 ottobre, per rimanervi fino al 2029, mentre i loro compagni (la restante metà dell’emiciclo), eletti nel 2020, metteranno il loro mandato in gioco nel 2026.
Tradizionalmente il Senato rappresenta i territori e le comunità.
Coloro che vi siedono sono quindi eletti dall’insieme di elettori formato da:
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consiglieri dipartimentali
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consiglieri regionali eletti nel dipartimento
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consiglieri delle collettività, dipartimenti e regioni d’oltremare
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deputati
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senatori
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delegati dei consigli comunali (oltre il 90% dei votanti)
Il loro numero varia a seconda delle dimensioni dei comuni e delle città.
Complessivamente possono votare circa 160.000 persone.
COME FUNZIONANO LE ELEZIONI SENATORIALI?
In esse si combinano due metodi di voto, a seconda del numero di abitanti nelle circoscrizioni elettorali.
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Se non ci sono più di due senatori da eleggere in una circoscrizione elettorale, si applica il sistema maggioritario a doppio turno: se un candidato ottiene più del 50% dei voti al primo turno (e più del 25% degli iscritti), viene eletto direttamente, altrimenti i due candidati che escono vincitori si affronteranno nel pomeriggio e verranno decisi dagli elettori.
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Se i rappresentanti da eleggere sono tre o più, si utilizza il voto proporzionale. Esempio: se in una circoscrizione elettorale devono essere elette cinque persone, ciascuna lista presenta cinque candidati. I candidati delle diverse liste risultano eletti in base alla percentuale ottenuta dalle liste stesse, tutte “misurate” secondo il principio della media più alta.
QUALI DIPARTIMENTI SONO INTERESSATI DALLE ELEZIONI SENATORIALI?
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38 dipartimenti della Francia metropolitana: quelli il cui numero è compreso tra 37 (Indre-et-Loire) e 66 (Pirenei orientali), nonché i dipartimenti dell’Île-de-France.
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Sei comunità d’oltremare (dipartimento, regione o comunità): Guadalupa, Martinica, Riunione, Saint-Pierre-et-Miquelon, Mayotte, Nuova Caledonia.
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Sei seggi per i francesi stabiliti fuori della Francia (l’Italia non è interessata).
QUALI REQUISITI PER ESSERE ELETTO SENATORE?
Per essere eletto senatore ed accedere ai banchi del Palazzo del Lussemburgo, è necessario rispettare alcune condizioni:
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Avere almeno 24 anni (l’età ammissibile è stata modificata dalla legge del 14 aprile 2011; fino ad allora si dovevano avere 30 anni).
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Avere lo status di elettore, cioè essere di nazionalità francese e godere dei diritti civili.
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Non trovarsi in uno dei casi di incapacità o inidoneità previsti dalla legge. Inoltre, il candidato e il suo sostituto devono essere di sesso diverso.
RISULTATI
Diciamo subito che gli equilibri di potere sussistenti all’interno del consesso non sono rimasti sconvolti dai risultati, peraltro attesi conoscendo la composizione dei consigli comunali dei dipartimenti interessati, maggioritariamente orientati a Destra.
la destra moderata rappresentata dal Partito Les Républicains, del Presidente del Senato Gérard Larcher (Flers, Orne, Normandie, 14 settembre 1949) e del suo capogruppo Bruno Retailleau (Cholet, Maine et Loire, Pays de la Loire, 20 novembre 1960) continuerà ad essere maggioranza per almeno i prossimi tre anni, mentre il Partito socialista resterà il secondo gruppo al Palazzo del Lussemburgo, salendo da 64 a 69 senatori.
Infatti, sebbene Les Républicains siano scesi da 145 a 139 senatori, e l’Unione Centrista sia scesa da 57 a 51, entrambi sono ancora in posizione dominante quanto meno fino al 2026, grazie alla restante metà dei senatori che non hanno dovuto mettere in gioco il loro seggio.
A Parigi, la sinistra unita ha conquistato otto dei dodici seggi in palio, portando in Senato – tra gli altri – l’ecologista Yannick Jadot (Clacy-et-Thierret, Aisne, Hauts-de-France, 27 luglio 1967 – europarlamentare, e candidato alla presidenza della Repubblica nel 2022) e il comunista Ian Brossat (Fontenay-aux-Roses, Hauts-de-Seine, Ile-de-France, 23.04.1980).
Nella capitale, la destra divisa ha ottenuto solo quattro seggi.
Come previsto, in affanno il movimento “Renaissance“ del presidente Emmanuel Macron (Amiens, 21.12.1977): Sonia Backés (Nouméa, Nuova Caledonia, 21.05.1976) unico membro del governo in corsa (Segretario di Stato alla Cittadinanza), è stata infatti battuta al secondo turno dall’indipendentista Robert Xowie (Siloe, distretto di Wetr, isola di Lifou, 27.08.1972), in Nuova Caledonia, che così diviene il primo separatista della Nuova Caledonia nella storia ad essere eletto al Senato francese, mentre a Parigi il “campo largo” presidenziale ha perso l’unico seggio di cui disponeva.
All’estrema destra, il Rassemblement National ritorna nell’emiciclo del Senato, grazie all’elezione di tre senatori del partito di Marine Le Pen (Neuilly-sur-Seine, Hauts-de-Seine, Ile-de-France, 05.08.1968).
Il Senato “continuerà ad essere questo contropotere essenziale alla democrazia” (rispetto in primis all’Eliseo, come pure – anche se non particolarmente nel presente momento politico – all’Assemblée Nationale), ha affermato Gérard Larcher, presidente dell’istituzione, rieletto nel suo collegio nel Dipartimento delle Yvelines (Ile-de-France) al suo sesto mandato; “In un contesto politico segnato dall’assenza di una maggioranza in seno all’Assemblea Nazionale, il Senato incarna più che mai questo polo di stabilità, questo punto di equilibrio della Repubblica di fronte alla profonda crisi che attraversa il nostro Paese”.
In effetti, il Senato, che nell’architettura costituzionale della V^ Repubblica doveva avere un ruolo marginale, rispetto al Presidente della Repubblica ed all’Assemblée Nationale, con la frammentazione che si è affermata anche all’interno della vita politica francese ha assunto un rilievo sempre maggiore, in questi ultimi anni, proprio come elemento assicurante stabilità alle istituzioni, in quanto capace (per quanto ancora?) di esprimere solide maggioranze ed appoggio a progetti di legge che altrimenti si infrangerebbero nell’ambiente più elettrico della Assemblée Nationale.
Viceversa, la preventiva approvazione da parte del Senato di questo o quel progetto legislativo finisce spesso per aver un effetto positivo anche nella c.d. “Camera Bassa”.
Pubblicato su Elezioni e sistemi elettorali nel mondo