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Elezioni Usa: il documento della Loyola University che aveva previsto le mosse di Trump

Trump

Il voto postale, i conteggi a rilento, i tweet di Trump, l’attesa dei media e i risultati incerti. Anche se Biden sembra ormai il prossimo presidente degli Stati Uniti, a gennaio potrebbe ancora esserci un intoppo nel passaggio di consegne. La storia che il prof. Foley aveva predetto un anno fa

Il professor Edward B. Foley, esperto di Legge costituzionale della Ohio State University, un anno prima delle elezioni presidenziali americane (inverno 2019), ha scritto per il Loyola University Chicago Law Journal un paper dal titolo Preparing for a Disputed Presidential Election: An Exercise in Election Risk Assessment and Management. Foley immagina come si svolgeranno l’Election Night e i giorni a seguire. Nello scenario da lui descritto i candidati e protagonisti sono Donald Trump ed Elizabeth Warren, in quanto Joe Biden è diventato ufficialmente il candidato dei Democratici solo ad agosto 2020. Le previsioni di Foley sono inquietantemente coincidenti con ciò che sta avvenendo. Nel paper considera infatti la possibilità che possa sorgere un’importante controversia sull’esito delle elezioni presidenziali del 2020, non a causa di interferenze straniere o altri eventi straordinari, ma solo dal normale processo di conteggio delle schede.

IL BLUE SHIFT E LE SCHEDE PROVVISORIE

Il Professore immagina uno scenario sulla base di precedenti ricerche sul fenomeno del “blue shift”. Questo termine è stato coniato proprio da lui in un articolo del 2013 quando, dopo aver studiato le elezioni presidenziali del 2000, ha scoperto che i candidati democratici hanno più probabilità dei Repubblicani di rimontare durante il conteggio ufficiale e completo di tutte le schede – ciò include le cosiddette schede provvisorie (provisional ballots), diventate obbligatorie a livello nazionale con l’Help America Vote Act del 2002. Queste sono le schede che necessitano di una verifica sull’idoneità dell’elettore (si usa in molti casi, come ad esempio quando il nome del votante non è presente nel registro del seggio) e vengono contate durante il processo di scrutinio dopo la notte delle elezioni, se l’elettore è stato considerato idoneo. Foley ha scelto l’aggettivo ‘blu’ perché è il colore che identifica gli Stati in cui la vittoria va ai Democratici, in contrapposizione al rosso dei Repubblicani. A questi fattori si aggiunge anche il maggiore ricorso al voto per corrispondenza – già previsto da Foley e ancora più utilizzato a causa della pandemia di Covid-19.

LO SCENARIO

Foley sceglie di usare come esempio la Pennsylvania, uno Stato suscettibile al “blue shift”, come dimostrato dalle precedenti elezioni. Sostiene inoltre nel paper che la Pennsylvania è stato uno Stato fondamentale per le presidenziali del 2020 e l’unico su cui si sarebbe basata l’intera elezione. Tra gli altri riteneva plausibili anche Wisconsin, Florida o Arizona.

TRUMP E LA NOTTE DELLE ELEZIONI

È la notte delle elezioni 2020. Foley immagina tutti gli occhi sono puntati sulla Pennsylvania, perché chi vincerà lì vincerà la maggioranza del Collegio elettorale. Trump è avanti di 20.000 voti, twitta “LA CORSA È FINITA. ALTRI QUATTRO ANNI PER CONTINUARE A RENDERE DI NUOVO GRANDE L’AMERICA”.

https://twitter.com/realDonaldTrump/status/1325099845045071873

LA STAMPA E LA NOTTE DELLE ELEZIONI

L’Associated Press (AP) e le reti non hanno ancora dichiarato vincitore Trump. Anche se 20.000 voti sono un vantaggio considerevole, negli ultimi anni hanno imparato che i numeri possono cambiare prima della certificazione finale e ufficiale dei risultati elettorali.

LA CONFERENZA STAMPA DI TRUMP

Al mattino, i nuovi dati mostrano che il vantaggio di Trump inizia a scemare e a mezzogiorno è sotto i 20.000. Impaziente, Trump tiene una conferenza stampa improvvisata e annuncia: “Ho vinto la rielezione. I risultati di ieri sera hanno dimostrato che ho vinto la Pennsylvania con oltre 20.000 voti di vantaggio. Questi risultati sono completi, con il 100% dei distretti conteggiati. Per quanto mi riguarda, quei risultati sono ormai definitivi. Non lascerò che a Philadelphia rubino la vittoria della mia rielezione a me o ai miei elettori!”.

https://twitter.com/realDonaldTrump/status/1325087011464749056

IL CONTEGGIO CONTINUA

Nonostante le proteste di Trump, in Pennsylvania continua il normale processo di controllo sui risultati delle elezioni e i dati aggiornati continuano a mostrare che il vantaggio di Trump sta diminuendo. Prima scende sotto i 15.000. Poi 10.000. Poi 5.000. E mentre ciò accade, i tweet di Trump diventano sempre più furiosi e provocatori. “FERMATE SUBITO QUESTO FURTO!!!”. “NON LASCIATE CHE VI RUBINO QUESTE ELEZIONI!”. Intanto, in Pennsylvania e non solo, le persone scendono in strada per protestare – per ora in modo non violento, anche se non manca il risentimento.

IL BLUE SHIFT DELLA PENNSYLVANIA

Alcuni giorni dopo, la situazione si ribalta. Ora, Warren è in vantaggio in Pennsylvania. Prima per poche centinaia di voti. Poi, per un paio di migliaio. Anche se l’AP e le reti continuano a non dichiarare finita la corsa, è il turno dell’annuncio della Warren. Trump insiste, con tweet e microfono, “QUESTO FURTO NON REGGERÀ!!!”. “RIPRENDIAMOCI LA NOSTRA VITTORIA”. Inizia così la saga sul controverso risultato delle elezioni presidenziali del 2020. Tutto come previsto nel paper di Foley.

https://twitter.com/realDonaldTrump/status/1327407964404260870

IL RISCHIO DI UNA CRISI COSTITUZIONALE

Foley immagina come la controversia potrebbe arrivare al Congresso, con il rischio di metastatizzarsi e diventare una vera e propria crisi costituzionale. Lo scenario più preoccupante è quello in cui la controversia è ancora irrisolta il 20 gennaio 2021, data di inaugurazione del nuovo mandato presidenziale, con i militari ancora incerti su chi ha diritto a ricevere i codici nucleari come comandante in capo. Secondo Foley, per evitare questo rischio, il Congresso dovrebbe modificare il titolo 3 dello United States Code (U.S.C – l’insieme delle leggi statunitensi).

IL PANTANO DEL TITOLO 3 DELLO UNITED STATES CODE

Il titolo 3 dello United States Code delinea il ruolo del Presidente. La sezione chiave della legge è codificata come 3 U.S.C. § 15. Questa sezione – per Foley – è di per sé una mostruosità, pari a un labirinto virtualmente impenetrabile di 807 parole. L’interpretazione di questo testo, secondo il Professore, potrebbe essere l’ostacolo sul quale inciampare a gennaio, quando Trump dovrà passare i poteri a Biden. Foley si chiede cosa può succedere se il Senato e la Camera non si trovano d’accordo quando a gennaio dovranno ufficializzare i voti Stato per Stato. Foley ipotizza che la Camera, guidata da Nancy Pelosi voti per accettare i voti per Warren (Biden), e contemporaneamente il Senato, guidato da Mitch McConnell, voti per accettare i voti per Trump. È qui che secondo il Professore potrebbe impantanarsi la presidenza americana.

COME VIENE RISOLTA LA DISPUTA

Il Professore prosegue analizzando tutta una serie di scenari che ipotizzano le varie forme di crisi costituzionale per gennaio 2021. In sostanza, l’invito del Professore nel paper del 2019 è questo: sarebbe molto meglio se il Congresso, prima delle elezioni, eliminasse, per quanto possibile, le ambiguità che esistono nel processo di conteggio elettorale per diminuire la probabilità che alcuni di questi difficili scenari si presentino. Se il Congresso non riuscirà a porre rimedio alle inadeguatezze legislative prima del voto, allora la nazione dovrà affrontare la possibilità che le due Camere del Congresso non saranno d’accordo quando si riuniranno il 6 gennaio 2021, per dichiarare ufficialmente il risultato delle elezioni del 2020. E quanto più sembra che il Congresso non sia in grado di risolvere questo disaccordo prima di mezzogiorno del 20 gennaio, tanto più sembrerà necessario che la Corte suprema risolva nuovamente la questione, nonostante la sua riluttanza a ripetere il ruolo che ha già avuto nel 2000.

Dobbiamo sperare – conclude Foley – che nulla di quanto descritto in questo articolo si realizzi. E invece…

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