Da Roosvelt a Elon Musk: tutti i candidati che hanno provato (e hanno fallito) nella costruzione di un terzo partito nel sistema bipolare e bipartitico statunitense
Elon Musk è l’ultimo dei miliardari che prova a scardinare il sistema bipolare statunitense. America first, per altro, non nasce sulla base di una comunità a cui fornire una proposta politica ma dalle scorie generate dalla rottura della relazione tra l’uomo più ricco del mondo e quello che dovrebbe essere il più potente. Il detonatore è stato l’approvazione dell’One big beautiful bill, la legge finanziaria, fortemente criticata anche in ambienti repubblicani che, secondo i calcoli del Congressional Budget Office, causerà un deficit da 2.700 miliardi di dollari nei prossimi dieci anni nonché la fuoriuscita di 11,8 milioni di persone dal piano di assicurazione sanitaria entro il 2034.
I MECCANISMI DI DIFESA DEL SISTEMA BIPOLARE E BIPARTITICO STATUNITENSE
Il sistema statunitense, però, sa difendere sé stesso. La divisione in due poli viene tutelata dal sistema elettorale americano che, sulla base del principio del “chi vince prende tutto” scoraggia l’esistenza di terzi partiti. Inoltre, le regole statali, della Federal Election Commission per la registrazione e i requisiti da rispettare per poter essere inseriti nelle liste elettorali divengono un ulteriore ostacolo per una struttura nuova, tutta da creare.
ROSS PEROT, IL PRECURSORE DI ELON MUSK
Uno dei casi più famosi di tentativi, andati a vuoto, di creare una terza offerta politica per i cittadini statunitensi è quello del miliardario texano Henry Ross Perot. Con il suo Partito della Riforma si è candidato due volte alle elezioni, nel 1992 e nel 1996, provando a diventare Presidente degli Stati Uniti d’America. Perot intitolò la campagna del 1992 “Uniti noi sosterremo l’America”, nel corso della quale si scontrò con Bill Clinton e George Herbert Walker Bush. Tra le sue proposte c’erano la riduzione del deficit, la riduzione dei fondi destinati alla previdenza sociale della sanità e dell’istruzione e la forte opposizione al NAFTA, il trattato economico che voleva rimuovere i dazi doganali e ogni altra barriera al libero scambio tra i paesi membri e a facilitare gli investimenti internazionali in quell’area. Alle elezioni presidenziali del 1992 Perot raccolse il 19% dei consensi popolari ma nessun voto dei grandi elettori, il miglior risultato di un terzo candidato dai tempi di Theodore Roosevelt, repubblicano indipendente candidatosi nel 1912. Addirittura, nel Maine e nell’Utah Ross Perot si collocò al secondo posto, rispettivamente Clinton che vinse con il 38,77% e Bush che vinse in Utah con il 43,36%. Alle elezioni presidenziali del 1996 non ottenne un risultato così positivo ma si fermò all’8,4% dei consensi.
ROOSVELT E WALLACE, GLI ULTIMI CANDIDATI INDIPENDENTI A CONQUISTARE I GRANDI ELETTORI
Il primo candidato a provare a scardinare il sistema bipolare fu Theodore Roosevelt che, dopo sette anni da presidente, decise di candidarsi nel 1912 alla guida del partito progressista ‘Bull Moose’. A spuntarla fu il democratico Woodrow Wilson, il repubblicano William Taft ottenne il 23% dei voti popolari, il “terzopolista” Roosevelt il 27% e otto voti dei grandi elettori, divenendo il candidato di un terzo partito più di successo della storia americana. Invece, l’ultima volta che un candidato terzo ha ottenuto i voti dei grandi elettori è stato nel 1968: George Wallace si è imposto, da candidato indipendente, in cinque Stati del sud.
PRIMA DI ELON MUSK: NADER, IL VERDE CHE HA IMPALLINATO AL GORE
Dopo, invece, nel 2000 Ralph Nader si mise a capo del partito dei verdi per le elezioni presidenziali, la sua candidatura. Nader ottenne 2.883.105 voti, pari al 2,74% del voto popolare, fallendo l’obiettivo del 5% necessario ad ammettere il Green Party al finanziamento pubblico a distribuzione federale per le elezioni successive. Secondo molti osservatori la candidatura di Nader ha contribuito alla vittoria di George W. Bush a scapito di Al Gore.