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Sette mesi di Elon Musk alla guida di Twitter: ecco come lo ha stravolto

Twitter Sotto Elon Musk

In una mail inviata ai propri neo-dipendenti nei mesi scorsi Elon Musk li informava che Twitter vale la metà del prezzo che aveva a ottobre del 2022, quando l’aveva acquistata per 44 miliardi di dollari

In una mail inviata ai propri neo-dipendenti nei mesi scorsi Elon Musk li informava che Twitter vale la metà del prezzo che aveva a ottobre del 2022, quando l’aveva acquistata per 44 miliardi di dollari: ora varrebbe 20 miliardi di dollari, in base al valore degli stock grant che l’ex startupper ha offerto ai dipendenti come forma di incentivo.

COME E’ CAMBIATO TWITTER CON ELON MUSK

Sempre Musk aveva anche affermato che al momento la società va verso una perdita di 3 miliardi di dollari l’anno. Si capisce insomma perché non passa giorno senza nuovi, strabilianti, annunci fatti dall’imprenditore, che di Twitter vuole essere l’ombelico (avrebbe persino chiesto modifiche in modo che l’algoritmo privilegi sempre i suoi cinguettii, quando sono meno virali di quelli affini di altre celebrità, come accadde in occasione di un tweet sul Super Bowl di Joe Biden).

Un po’ è nella natura del personaggio sudafricano, che si vanta di dormire tre ore per notte mentre il tempo restante lo passa a inventare cose, un po’ perché c’è un serio problema di liquidità: Twitter tossicchiava prima, pare essersi ingolfato ora.

E l’arrivo di Musk non gli ha certo fatto bene dato che una pletora di sponsor se l’è data a gambe. Non dimentichiamo del resto che alla fine dello scorso anno Musk aveva indetto un sondaggio tra gli iscritti per chiedere se volevano o meno che restasse in sella al social e circa il 58% si era espresso perché lasciasse la poltrona da amministratore delegato a un altro. Insomma, Musk guida una azienda in perdita e non è amato dall’utenza: servono rivoluzioni.

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L’azienda finora ha ridotto le spese non legate al debito a 1,5 miliardi di dollari, rispetto ai 4,5 miliardi previsti per il 2023, grazie al taglio del 40% dei servizi cloud e alla chiusura di un data center, ma soprattutto ha licenziato all’impazzata portando i dipendenti da 7.500 a meno di 1.300. E poi ci sono state le novità sul fronte contenutistico per fare cassa. A cominciare dalla spunta blu, che un tempo certificava che un account fosse realmente collegato al vip o all’azienda di turno, mentre ora è ottenibile dietro pagamento di denaro.

GODE (SOLTANTO) CHI PAGA

Dal 15 aprile la sezione di Twitter “Per te” ospita soltanto tweet e contenuti postati da utenti verificati e ordinati dall’algoritmo. La conseguenza diretta di questa decisione che entrerà in vigore dal 15 aprile è che, per essere spinto dall’algoritmo nei “Per te” e dunque essere visibile ad altri utenti, bisognerà essere un utente pagante.

Come ha spiegato il Ceo, questo sarebbe «l’unico modo realistico per affrontare il problema degli sciami di bot avanzati che stanno prendendo il sopravvento». Non è la prima volta che l’imprenditore sudafricano se la prende con i bot, ovvero i falsi profili che accendono e spesso infiammano le discussioni sulla piattaforma. Quando ancora non aveva acquisito la società per 44 miliardi di dollari, si era lamentato con gli ex proprietari di Twitter sostenendo che l’azienda non gli avesse fornito le cifre reali sul numero di bot attivi.

That said, it’s ok to have verified bot accounts if they follow terms of service & don’t impersonate a human

— Elon Musk (@elonmusk) March 28, 2023

Peccato però che poi Musk abbia anche aggiunto: «Detto questo, va bene avere account bot verificati se seguono i termini di servizio e non impersonano un essere umano». Insomma, sì pure ai bot, purché paghino come tutti gli altri.

My Twitter account says I’ve subscribed to Twitter Blue. I haven’t.
My Twitter account says I’ve given a phone number. I haven’t.

— Stephen King (@StephenKing) April 20, 2023

Come anticipato, la spunta blu ora si ottiene pagando. Una novità che non è piaciuta a diverse celebrità, tra cui il maestro dell’horrot Stephen King, che nei giorni scorsi hanno voluto precisare di non aver fatto l’abbonamento. In tutta risposta, Elon Musk ha ammesso in un tweet di aver pagato personalmente l’abbonamento ad alcuni account collegati ai Vip.

Se si paga si può stravolgere pure la natura del social, che si chiama “tweet” proprio perché è nato per veicolare cinguettii, quindi messaggi brevi ma ficcanti. Dalla metà del mese scorso, gli abbonati a Twitter Blue possono pubblicare tweet fino a 10.000 caratteri e formattarli con testo in grassetto o corsivo. Di fatto ora sul social dei “telegrammi” è possibile pubblicare oltre due pagine Word scritte fitte-fitte.

UN TWITTER PER I PIU’ ATTIVI, SECONDO MUSK

Nelle ultime ore il Ceo ha postato un ultimatum rivolto agli utenti inattivi: «Stiamo eliminando gli account che non hanno avuto alcuna attività da diversi anni», ha cinguettato. Non è la prima volta che Musk affronta la questione della partecipazione su Twitter: in passato, quando ancora non aveva acquisito il social per 44 miliardi di dollari, si era scagliato contro quegli account che, pur seguiti da decine di milioni di persone, postavano raramente. Uno dei profili criticati era quello dell’ex presidente USA Barack Obama.

I may be reading this incorrectly, but if you are actually deleting inactive accounts and all their historic tweets, I would STRONGLY urge you to reconsider.

Letting people know how many “active” followers they have is good information, but deleting the output of inactive…

— John Carmack (@ID_AA_Carmack) May 8, 2023

Parallelamente, ha chiuso la possibilità di fare ricerche sulla piattaforma ai non iscritti: dato che Twitter viene spesso usata come fonte primaria, specie dai giornalisti, per rinvenire passate dichiarazioni di questo o quel rappresentante politico, adesso tutto questo si potrà fare registrandosi, ma al contempo per mantenere l’account in vita bisognerà twittare.

Una scappatoia per ora esiste: passare da Google per le ricerche su Twitter digitando “site:twitter.com”, seguito dalla query, in Ricerca Google. Si tratta di un meccanismo più macchinoso, ma comunque efficace per coloro che non vogliono darla vinta a Musk.

I PROSSIMI PASSI DEL SOCIAL DEI 280 CARATTERI

Presto su Twitter ci sarà la possibilità di fare anche chiamate audio e video.  “Così – ha spiegato il Ceo – potrete parlare con persone in qualsiasi parte del mondo senza dare loro il vostro numero di telefono”.

Si tratta di una rivoluzione copernicana per l’Uccellino blu, ma non per il mondo delle app, considerato che fanno già la stessa cosa soprattutto Messenger, Signal, Telegram e WhatsApp. Difficile, anzi, che una piattaforma che non nasce come chat riesca a invogliare gli utenti a usarla per chiamarsi. L’ennesima scommessa di Musk.

(Articolo pubblicato su Start Magazine)

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