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Forze di peacekeeping europee in Ucraina? Le ipotesi al vaglio

Mentre arrivano aggiornamenti in merito alla chiusura dell’accordo sulle terre rare tra Trump e Zelensky, in Europa si discute dell’ipotesi di mandare un contingente di peacekeeping in Ucraina, a tre anni dall’invasione russa. Ma in quale forma e con quali modalità?

Nelle ultime settimane, la comunità internazionale sta discutendo diverse proposte per l’invio di forze di peacekeeping sul territorio ucraino, con l’obiettivo di monitorare un eventuale cessate il fuoco e garantire la stabilità nella regione.

LA PROPOSTA ANGLOFRANCESE SUL PEACEKEEPING IN UCRAINA

Una delle principali ipotesi avanzate fin qui è il dispiegamento di una forza europea composta da circa 30.000 soldati, con il coinvolgimento di paesi come Regno Unito e Francia: è la promessa portata in dote ieri da Macron a Trump, e che anche Starmer si propone di illustrare durante l’incontro odierno a Washington.

Il contingente sarebbe impiegato in operazioni di pattugliamento aereo con jet Typhoon e monitoraggio delle frontiere tramite satelliti e aerei spia, con l’obiettivo di rassicurare Kiev e dissuadere ulteriori aggressioni russe.

A caldo, Trump si è detto favorevole all’inserimento di una forza di peacekeeping europea in Ucraina nella proposta di cessate il fuoco.

Un numero ben inferiore rispetto alle richieste di Zelensky, che lo scorso mese a Davos aveva parlato della necessità di almeno 200.000 soldati per garantire una deterrenza efficace.

LE REAZIONI DELLA RUSSIA ALL’IPOTESI DI UN PEACEKEEPING DELL’UE

Il ministro degli Esteri russo Lavrov ha bollato come “inaccettabile” l’ipotesi di una forza europea di pace in Ucraina, aggiungendo che potrebbe addirittura aggravare il conflitto in corso e accusando l’Europa di non volere davvero la pace.

Come spiega l’ex capo di Stato maggiore della Difesa Camporini in un’intervista apparsa oggi sul Corriere della Sera, infatti, una forza di peacekeeping in Ucraina sotto l’egida dell’UE non è credibile in nessun caso, dal momento che i russi percepiscono gli europei come una forza ostile, per cui ogni tentativo di porsi come soggetto terzo è destinato al fallimento.

LA POSIZIONE DELL’ITALIA SULL’INVIO DI UNA FORZA DI PEACEKEEPING IN UCRAINA

D’altro canto, c’è anche il rischio un’eventuale forza UE venga percepita dagli USA come un tentativo di esautorare la NATO, avverte l’ex consigliere per la sicurezza Usa John Bolton, il che favorirebbe l’idea di Trump di lasciare l’Alleanza atlantica, con tutte le conseguenze del caso per l’Europa.

Anche per questo, sul fronte italiano, il governo, attraverso il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Giovanbattista Fazzolari, aveva inizialmente escluso in toto l’invio di truppe italiane sul territorio ucraino, dichiarando che la questione “non è all’ordine del giorno” .

Da Palazzo Chigi filtra irritazione per la proposta anglofrancese, quando l’idea della premier Meloni è quella di lavorare sta lavorando nella direzione di una risoluzione Onu condivisa, anche in virtù del fatto la Russia è nel Consiglio di Sicurezza,

Su questa linea si muove anche il ministro Crosetto, che in un post su X sottolinea come Francia e Gran Bretagna non abbiano discusso con i partner europei della proposta di Macron e Starmer  e che, eventualmente, la “difesa europea può esistere solo come somma delle difese nazionali”.

Posizione simile per il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, che ha definito poco utile l’invio di truppe europee o della NATO, aprendo però alla missione sotto la bandiera delle Nazioni Unite, che potrebbe vedere una partecipazione italiana in un’ottica di responsabilità condivisa.

 

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