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Fukushima, Cina e Corea: i panni sporchi si lavano in casa

Fukushima Cina Corea

Si è realizzato il peggior incubo di molti abitanti della regione travolta dal disastro nucleare di Fukushima: Tokyo ha deciso che sverserà nell’oceano Pacifico l’acqua contaminata della centrale. Ma sono in molti a disapprovare questa scelta, a cominciare da Cina e Corea del Sud

Circa un mese fa ricorrevano i 10 anni dal disastro nucleare di Fukushima e ricordavamo come ancora la centrale stesse continuando a produrre acqua contaminata raccolta in silos nelle aree circostanti. Ci chiedevamo anche dove un giorno sarebbe stata riversata e smaltita e riportavamo l’inquietudine di molti abitanti che temevano proprio quello che oggi ha deliberato il governo giapponese: Tokyo rilascerà in mare l’acqua contaminata di Fukushima.

IL PIANO DELLA TEPCO

Il piano, presentato dalla Tepco – l’azienda dell’energia elettrica responsabile della centrale nucleare, la stessa che dopo anni di silenzi e depistaggi (insieme al governo giapponese) dal disastro ha ammesso di non essere riuscita a ridurre la radioattività nei livelli inizialmente auspicati – ha ricevuto oggi il via libera.

L’operazione, tuttavia, potrà avere inizio solo dopo l’ok da parte dell’Agenzia per la regolazione nucleare, dovrebbe iniziare tra due anni e potrebbe richiedere circa 30 anni, secondo quanto riportato dal Japan Times.

DI QUANTA ACQUA STIAMO PARLANDO

Finora sono stati riempiti più di 1.000 silos intorno alla centrale nucleare. Secondo la Tepco, lo spazio per accumularne altri sta finendo ed entro l’estate del 2022 non ce ne sarà proprio più. La quantità di acqua stoccata nei serbatoi e utilizzata per il raffreddamento dei reattori danneggiati a ottobre 2020 superava l’1,23 milioni di tonnellate e ogni giorno se ne producono circa 140 tonnellate.

LA QUESTIONE DEL TRIZIO

Bisogna poi ricordare che dall’acqua contaminata vengono rimossi gli isotopi radioattivi, ma al momento non si è ancora riusciti a eliminare il trizio, un elemento dannoso per gli umani se assunto in grandi quantità. Il governo si difende sostenendo che “i livelli di contaminazione non sarebbero preoccupanti” e che “l’acqua contenente trizio è solitamente rilasciata nell’oceano dalle strutture nucleari di tutto il mondo”.

PUNTI DI VISTA

Non sembrano preoccupati nemmeno all’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) e all’Agenzia per la regolazione nucleare giapponese. È invece di diverso parere la Commissione sull’energia nucleare per la quale si deve “rigorosamente evitare di riversare il trizio nell’ambiente perché resta materiale radioattivo”.

Non la pensano come l’esecutivo giapponese nemmeno le associazioni ambientaliste, i pescatori della regione, già gravemente colpiti dal disastro di Fukushima, né la Corea del Sud o la Cina.

Il ministro sudcoreano per il coordinamento delle Politiche governative, Koo Yun Cheol, ha convocato un vertice di emergenza durante il quale ha espresso “forte rincrescimento” e il ministero degli Esteri sudcoreano ha convocato l’ambasciatore giapponese, Koichi Aiboshi, per presentare una protesta formale.

La Cina, che già aveva espresso i propri timori al Giappone, ha fatto sapere che si riserverà “il diritto di dare ulteriori risposte” alla mossa di Tokyo.

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