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Gli effetti della Brexit anche sul cenone di Natale?

Brexit Natale

Niente capesante gratinate sulle nostre tavole nei prossimi giorni. Almeno non di provenienza inglese: così la lunga coda della Brexit lambisce pure il Natale

I sovranisti della tavola aspettino a gioire: quest’anno a Natale, per via della Brexit, avremo probabilmente qualche prodotto inglese in meno nel piatto, ma questo non significa che saranno tutti italiani.

LA BREXIT NEL MENU DEL CENONE DI NATALE

Nella famosa e furibonda guerra delle capesante tra Londra e Parigi (che all’inizio di novembre aveva portato il premier britannico Boris Johnson a esprimere formalmente al presidente d’Oltremanica Emmanuel Macron “profonda preoccupazione” per le recenti “minacce” attribuite ad alcuni esponenti del governo francese), i consumatori italiani si sono schierati decisamente dalla parte della Francia con un aumento degli arrivi del 520% nel 2021 mentre sono stati tagliati i ¾ degli acquisti dalla Gran Bretagna che prima della Brexit era il principale fornitore dell’Italia ed ora è stata praticamente sostituita dai cugini d’Oltralpe.

E’ quanto emerge da una analisi di Impresapesca Coldiretti in riferimento all’accordo sulla pesca tra Johnson e il presidente francese Macron al margine del G20 di Roma di fine ottobre, sulla base dei dati Istat relativi ai primi sette mesi del 2021 che evidenziano i profondi cambiamenti del mercato delle capesante a seguito dell’Uscita della Gran Bretagna.

COS’È LA GUERRA DELLE CAPESANTE E QUANTO VALE (IN ITALIA)

Una disputa sulle licenze per i pescatori francesi nelle acque della Manica dopo la Brexit che – sottolinea Impresapesca Coldiretti – interessa direttamente l’Italia che è un forte consumatore del pregiato mollusco per valore delle importazioni pari a 17,2 milioni nel 2020, la maggioranza dei quali proprio da Gran Bretagna e Francia. Nonostante i circa 7500 chilometri di costa l’Italia è – continua Impresapesca Coldiretti – un forte importatore con 2 pesci consumati sul territorio nazionale su 3 che sono in realtà importati dall’estero.

Una situazione determinata dal fatto che – precisa la Coldiretti – negli ultimi 30 anni la marineria italiana ha perso il 35% delle imbarcazioni e 18.000 posti di lavoro, mentre si è progressivamente ridotto il grado di autoapprovvigionamento del pescato. Si tratta della conseguenza di una disattenzione alla sostenibilità economica nei confronti di un settore che – conclude Impresapesca Coldiretti – può offrire molto alla ripresa del Paese in termini ambientali, alimentari e occupazionali.

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