“Il cosiddetto Green gate è stato ingigantito per tutelare gli interessi miliardari legati ai fossili. Non credo che qualche lobby abbia stravolto le politiche comunitarie per spingere maggiormente verso la sostenibilità e la decarbonizzazione”. Parla Brando Benifei, Europarlamentare Pd
Non si placa il polverone del Green gate. I partiti dell’area conservatrice hanno chiesto al Parlamento Europeo l’istituzione di una Commissione d’Inchiesta. L’ex commissario europeo per il clima ed ex vicepresidente esecutivo per il Green Deal europeo, Frans Timmermans, invece, ha sottolineato l’assenza di prove e riducendo lo scandalo a “un attacco della destra alla società civile”.
Un tema scottante, il Green Deal è ancora centrale (seppur in una versione rimodulata) per la nuova Commissione guidata da Ursula von der Leyen.
Abbiamo provato a fare un po’ di chiarezza con l’europarlamentare Brando Benifei, capo della delegazione italiana del Gruppo dei Socialisti e Democratici al Parlamento europeo.
Il Green gate è solo un “un attacco della destra alla società civile”, come sostiene l’ex commissario Timmermans?
Il tema è se siano stati usati o meno finanziamenti pubblici. Non credo che qualche lobby abbia stravolto le politiche comunitarie per spingere maggiormente verso la sostenibilità e la decarbonizzazione.
Quindi, il clamore è frutto di una esagerazione?
Stiamo assistendo all’ingigantimento di una questione molto limitata per tutelare interessi miliardari, che si nascondono dietro alla critica all’attuale Green Deal. È giusto che la Commissione e Parlamento Europeo svolgano controlli per accertare nel dettaglio cosa sia successo e come siano stati utilizzate le risorse. Ma l’impressione è che parliamo di fondi che avrebbero dovuto supportare l’acquisto da parte di Ong di uffici a Bruxelles. Un intento di per sé legittimo, se pensiamo che la capitale belga è il centro nevralgico dell’Europa. Il tema è se siano stati usati o meno finanziamenti pubblici. Non credo proprio che qualche lobby abbia stravolto le politiche comunitarie per spingere maggiormente verso la sostenibilità e la decarbonizzazione.
Non c’è nessuna stortura quindi nel sistema generale di assegnazione dei fondi Ue?
Credo che permettere relazioni in loco con le istituzioni europee sia parte del normale svolgimento della vita politica. Se, invece, queste risorse sono state usate in modo differente rispetto a quanto previsto, quindi errato, è giusto che i responsabili vengano perseguiti e puniti.
Come dovrebbe cambiare il Green Deal secondo lei?
Il tema principale che caratterizza il Green Deal è e deve essere la sicurezza energetica. Per realizzare questo obiettivo, è fondamentale accelerare lo sviluppo delle fonti rinnovabili. È giusto che i Paesi che hanno già iniziato a costruire da anni un percorso di sviluppo di energia nucleare, come la Francia, chiedano una revisione per aumentare il contributo da questa fonte. In Italia, invece, ci sono molti margini di crescita per le energie rinnovabili. Potenzialità che bisogna sfruttare.