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Guerra ibrida, cos’è, chi la combatte e perché allerta anche l’Italia?
Nel deep web ci sarebbero oltre 50 gruppi: alcuni combattono per Mosca, altri per Kiev. A differenza della guerra ufficiale, quella ibrida potrebbe colpire anche Paesi terzi, come ritorsione per le sanzioni inflitte alla Russia. A Roma l’Anc, Agenzia nazionale di cybersicurezza, guidata da Roberto Baldoni è già in massima allerta
Il conflitto tra Russia e Ucraina è il primo, probabilmente, a essere condotto su due fronti: il piano fisico e quello virtuale. È la cosiddetta guerra ibrida, che si combatte nel web, per sottrarre comunicazioni al nemico e spegnergli una infrastruttura ormai vitale: internet. Da una parte ci sono hacker provenienti da tutto il mondo, che hanno sferrato attacchi a più riprese ai siti istituzionali di Mosca, dall’altro i pirati cibernetici più o meno ufficiali del Cremlino, che provano a silenziare anche così le continue comunicazioni social del premier Volodymyr Zelensky.
L’ULTIMA AZIONE DI ANONYMOUS
Nella giornata di ieri il collettivo Anonymous ha reso noto che due suoi membri, @thewarriorpoetz e @depaixporteur, sono entrati in una rete di webcam che ha più di 400 dispositivi attivi in tutta la Russia in posti pubblici, non le abitazioni private, e ha pubblicato immagini e messaggi sul conflitto come “Putin sta uccidendo bambini”.
“Quasi 150 milioni di russi non conoscono la verità sulle cause della guerra in Ucraina. Vengono nutriti delle bugie della propaganda del Cremlino . Non ci sono media liberi in Russia e Internet è censurato. Ci auguriamo di poter svegliare alcuni civili ed esortarli a reagire”, hanno poi scritto gli hacker rivendicando il gesto.
Le telecamere manomesse sono sul portale behindenemylines.live dove si possono vedere immagini che arrivano da negozi, scuole, uffici, e luoghi pubblici. Sempre Anonymous, per superare la censura del Cremlino, in concomitanza con l’emanazione della legge bavaglio che comporta la reclusione per i giornalisti accusati di diffondere fake news sul conflitto, aveva attivato un portale per mandare sms ai russi in lingua russa per informarli sulla guerra. Il collettivo riferisce di averne spediti 5 milioni. Anche per mezzo di queste azioni eclatanti Anonymous ha voluto dimostrare che al proprio interno non ci sarebbe quella spaccatura tra filo-Putin e anti-russi come era stato ventilato nelle ultime ore.
CHI COMBATTE LA GUERRA IBRIDA
Ma chi combatte la guerra ibrida? Secondo le informazioni raccolte da un gruppo di ricerca sulla sicurezza informatica che si chiama CyberKnow, in campo ci sarebbero oltre 50 gruppi. Quelli che supportano la Russia, almeno in modo ufficiale, sarebbero la minoranza: 14. Oltre al gruppo Conti, di cui si è parlato nei giorni scorsi come principale oppositore di Anonymous, nelle liste pro Mosca ci sono il gruppo Free Civilian, Coming Project, Sandwarm, Ghostwriter, quest’ultimo riconducibile alla Bielorussia.
I sostenitori della resistenza di Kiev provengono da tutto il mondo: in Georgia sarebbero localizzati i BlackHawks e i Gng, in Turchia i Monarch e i Turkish Hactivist, in Indonesia GreenXparta_9haan. Nella lista figura l’esercito di hakcer ucraino, IT Army of Ukraine, messo in piedi dal governo di Kiev per organizzare la controffensiva cyber e informativa contro la Russia, che al momento conta 280mila iscritti.
LA GUERRA IBRIDA RISCHIA DI ESPANDERSI?
A differenza del conflitto ufficiale, la guerra che si combatte nel Deep Web potrebbe più facilmente interessare Paesi terzi. Nei giorni scorsi, il Csirt (Computer Security Incident Response Team) ’dell’Anc-Agenzia nazionale di cybersicurezza, guidata da Roberto Baldoni, aveva diramato un avviso urgente sulla possibilità che hacker filorussi colpissero obiettivi italiani nella giornata del 6 marzo. Non è accaduto nulla, ma questo non vuol dire che non possa succedere. La stessa relazione annuale del Dis (Dipartimento informazione e sicurezza) pubblicata di recente sottolinea un «aumento degli attacchi cyber ad opera di attori statuali».