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Il Vaticano rischia la bancarotta?

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I bilanci della Santa Sede sono in rosso e c’è chi inizia a chiedersi quanto sia davvero grave la situazione finanziaria del Vaticano. Il post di Samuele Mosconi per il blog Geopolitica e politica estera

Per il Vaticano non ci sono solo i problemi e le incomprensioni con Israele. Ci sono anche altri preoccupanti fronti aperti. I bilanci della Santa Sede sono in rosso. La diminuzione delle offerte, le eredità della crisi del COVID-19, gli scandali interni e il mancato sfruttamento di asset patrimoniali stanno costando alla Santa Sede una cattiva situazione economica dopo anni di sottovalutazione dei problemi finanziari vaticani.

c’è chi inizia a chiedersi: quanto è grave la situazione finanziaria a Roma e cosa si sta facendo, eventualmente, per cambiare la situazione? E cosa succederebbe se il Vaticano andasse davvero in bancarotta? È possibile? Secondo alcune persone che per anni hanno lavorato e hanno dimestichezza con le finanze vaticane, queste sono domande che devono iniziare a essere poste, il prima possibile.

Papa Francesco ha puntato a rendere più trasparenti le casse della piccola città-stato pontificia riformando lo IOR e imponendo una parziale spending review ai cardinali curiali e una più corposa ai Dicasteri Vaticani. Questo tuttavia non basta, soprattutto laddove diminuire impiegati e spese per gli uffici della Santa Sede a Roma rende difficile gestire una Chiesa Cattolica in crescita sul piano internazionale.

NEMMENO IL VATICANO E’ ‘TOO BIG TO FAIL’

Cresce la rivalità tra i Dicasteri Vaticani con la Segreteria di Stato o il Dicastero per la nuova Evangelizzazione che si lamentano dei budget superiori di quello per le Comunicazioni. Pesano sia il declino demografico della ricchissima Chiesa Cattolica tedesca che gli scandali e i cattivi rapporti tra Papa Francesco e quella statunitense, laddove negli scorsi decenni le donazioni da Germania e Stati Uniti avevano fatto la parte del leone in Vaticano. Il defunto cardinal Pell nel 2014 propose l’uso delle terre di proprietà ecclesiastica per scopi commerciali e industriali tramite partnership con società private.

Un piano che pur costando cospicui investimenti iniziali da parte della Chiesa potrebbe portare a ottimi ricavi sul lungo periodo. All’epoca lo staff del Papa, la Segreteria di Stato e la burocrazia vaticana sottovalutarono i problemi e ignorarono la proposta, adesso Francesco o piú probabilmente nei prossimi anni un suo successore non potranno fare altrettanto. L’alternativa sarà tra una crisi gestibile e il default. Nemmeno il Vaticano è “too big to fail”, per citare un anonimo funzionario vaticano “nostro Signore ci ha assicurato che la Chiesa durerà per sempre, non i suoi buoni bilanci”.

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