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In Libano situazione preoccupante “ma la missione Unifil resta”. Parla il portavoce Tenenti
Contattato dall’Ansa, il portavoce Unifil conferma che la missione in Libano rimane nonostante l’escalation delle ultime ore
“La missione rimane attiva nel sud del Libano e non ci sono feriti tra i nostri caschi blu”. Il messaggio è diretto e chiaro, a pronunciare queste parole all’Ansa è il portavoce di Unifil, Andrea Tenenti, commentando l’escalation della crisi in Medio Oriente dopo i recenti scambi di attacchi tra Israele e Libano. “La situazione è ancora molto preoccupante – ha sottolineato -, i bombardamenti stanno continuando in tutto il sud del Libano ed anche altre zone. Al momento, in base ai dati del ministro della sanità libanese ci sono 569 persone uccise e più di 1.800 feriti. Tra i morti 50 bambini e 98 donne. Gli attacchi ai civili sono violazione delle leggi umanitarie internazionali”.
PORTAVOCE UNIFIL: “SITUAZIONE IMPREVEDIBILE, SERVE SOLUZIONE POLITICA”
Contattato poi dalla Bbc, il portavoce di Unifil ha spiegato che la missione Onu in Libano è impegnata a “cercare di allentare la tensione, ma la situazione è decisamente molto imprevedibile, molto difficile”. “Siamo ancora dispiegati, pienamente dispiegati nel sud del Libano – ha ribadito Tenenti – ma ora c’è reale bisogno di una soluzione politica e diplomatica”.
TAJANI: “SEGUIAMO MINUTO PER MINUTO I NOSTRI MILITARI IN LIBANO”
Lo scenario di queste ore vede decine di migliaia di persone stanno fuggendo dalle bombe israeliane sul sud del Libano e dal timore che le forze di terra dell’Idf rompano gli indugi ed entrino nel Paese. Un’escalation che ha costretto le cancellerie europee, tra le quali la Farnesina, a lanciare un appello ai propri connazionali per lasciare il Libano al più presto.
A margine dei lavori dell’Assemblea dell’Onu a New York, il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha poi sottolineato come “i nostri militari” in Libano siano “elemento di garanzia di pace”. “Li stiamo seguendo minuto per minuto – ha aggiunto -. Il ministro Crosetto ha già scritto alle Nazioni Unite affinché venga garantita la sicurezza dei nostri militari”.
MELONI: “CHIESTO A ONU DI OCCUPARSI ANCHE DEI NOSTRI SOLDATI”
A rafforzare il messaggio la stessa premier italiana Giorgi Meloni, anche lei tra i leader presenti all’Unga. “In questi giorni all’Onu – ha spiegato martedì sera in un punto stampa – ci siamo occupati molto anche della sicurezza dei nostri soldati, abbiamo mille soldati impegnati nella missioni Unifil, stiamo chiedendo all’Onu di concentrarsi sulla sicurezza dei nostri soldati”.
“La situazione in Libano mi preoccupa. La grande sfida è arrivare a un cessate il fuoco e a una de-escalation. Israele – ha continuato – ha il diritto a difendersi ma una guerra su larga scala non conviene a nessuno. Noi stiamo continuando a passare i nostri messaggi di moderazione, lavoriamo con i nostri alleati anche come presidenza G7 per valutare quali iniziative da portare avanti ma ci sono delle interlocuzioni che si stanno muovendo ma partendo dalla necessità di fare tutti qualche passo indietro”, ha concluso.
UNIFIL, QUANTI SONO I CASCHI BLU ITALIANI PRESENTI IN LIBANO
I circa mille caschi blu italiani sono presenti in Libano sotto le insegne delle Nazioni Unite dal 2006, subito dopo la guerra tra Hezbollah e Israele durata allora per un mese intero e che aveva devastato il Libano. I militari italiani sono dispiegati nel settore occidentale dell’area di responsabilità della missione Onu, nella zona costiera di Tiro e nell’entroterra. I raid israeliani si sono concentrati per lo più sul settore orientale dell’area di Unifil, nei distretti di Bint Jbeil, Hasbaya e Marjuyoun.