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Iva. L’Europa vuole regola nuova, l’Italia combatte con l’evasione

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L’Europarlamento ha proposto alcuni adeguamenti come la fissazione di un’aliquota massima al 25%. L’Italia al top per mancata imposta riscossa

Aliquota massima al 25% in Europa, introduzione di un meccanismo di risoluzione delle controversie, un sistema di notifica automatica delle modifiche alle norme Iva fra i diversi Stati membri e un portale informativo, attraverso il quale ottenere rapidamente informazioni accurate sulle aliquote in tutta l’Ue. Sono queste le principali novità della riforma targata Commissione Ue e sostenuta dal Parlamento europeo che ha approvato le proposte e segnalato alcuni adeguamenti.

SISTEMA PIÙ CHIARO PER LE ALIQUOTE IVA E GIRO DI VITE SULLE FRODI

Le novità sono costituite da due provvedimenti: il primo stabilisce un sistema più chiaro di aliquote Iva mentre il secondo mira a facilitare gli scambi, soprattutto per le PMI, nel mercato unico e a ridurre le frodi sull’Iva. In sostanza l’imposta sarà applicata agli scambi transfrontalieri tra le imprese visto che l’attuale esenzione per questi scambi costituisce una facile scappatoia che consente ad imprese senza scrupoli di riscuotere l’Iva e poi scomparire senza versarla allo Stato. Con lo sportello unico sarà, invece, più semplice per le imprese che operano a livello transfrontaliero adempiere agli obblighi in materia di Iva. Gli operatori saranno in grado di effettuare dichiarazioni e versamenti utilizzando un unico portale online nella loro lingua, seguendo le stesse norme e utilizzando gli stessi modelli amministrativi del paese di origine. Gli Stati membri verseranno direttamente l’Iva gli uni agli altri, come già avviene per la vendita di servizi elettronici. Si passerà inoltre al principio della “destinazione”, secondo il quale l’importo finale dell’Iva è sempre versato allo Stato membro del consumatore finale ed è determinato in base all’aliquota vigente in tale Stato membro. Infine saranno semplificatele norme in materia di fatturazione per consentire ai venditori di redigere le fatture in base alle norme del proprio paese anche quando operano a livello transfrontaliero. Le imprese non saranno più tenute a preparare un elenco di operazioni transfrontaliere per la loro autorità fiscale. E si introduce il concetto di “soggetto passivo certificato”, ossia una categoria di imprese fidate che beneficerà di norme molto più semplici ed efficaci in termini di risparmio di tempo. L’intero pacchetto con le proposte di miglioramento saranno ora trasmesse al Consiglio, che avrà il compito di adottare la legislazione, poiché il Parlamento è solo consultato in materia di fiscalità.

IN UE SCAPPATOIE E BUCHI PORTANO PERDITE GETTITO IVA

Durante il dibattito che ha preceduto la votazione, il relatore Jeppe Kofod (S&D, DK) ha sottolineato che “attualmente in Europa esiste un mosaico di sistemi Iva pieni di scappatoie e buchi. Ciò ha portato a una crescente perdita di entrate di imposta (divario Iva, vale a dire la differenza tra il gettito Iva previsto e l’Iva effettivamente riscossa, stimando le perdite di gettito dovute a frodi fiscali, evasione ed elusione fiscale, ma anche a fallimenti, insolvenze finanziarie o errori di calcolo). Con le riforme in discussione possiamo ridurre il divario dell’Iva di 41 miliardi di euro all’anno e ridurre i costi amministrativi per le imprese di 1 miliardo di euro all’anno”. L’altro relatore, Tibor Szanyi (S&D, HU), ha affermato che “completare la riforma del sistema Iva è fondamentale per sostenere le imprese dell’Ue. Il sistema attuale, semplicemente, non è adatto al mondo globalizzato di oggi. Le riforme riducono la discriminazione tra gli Stati membri pur mantenendo la flessibilità e sostengono le PMI e la dimensione sociale e ambientale”.

SI STIMA PERDITA DI 50 MLD DI GETTITO SOLO PER LE FRODI TRANSFRONTALIERE

Secondo uno studio europeo (Study and Reports on the VAT gap in the EU-28 Member States: 2018 Final Report), ogni anno i Paesi europei perdono fino a 50 miliardi di euro solo a causa di frodi transfrontaliere in materia di imposta sul valore aggiunto, risorse che dovrebbero essere utilizzate per investimenti pubblici in ospedali, scuole e strade. Sulla base delle cifre disponibili, l’importo totale dell’Imposta di valore aggiunto persa nell’Unione europea è stimata in 147,1 miliardi di euro nel 2016, che rappresenta una perdita del 12,3% del gettito totale previsto. Nel corso del 2016, il carico fiscale complessivo dell’Iva per gli Stati membri dell’Ue è rimasto pressoché invariato, mentre le entrate riscosse sono aumentate dell’1,1%. Di conseguenza, il divario complessivo dell’Imposta sul valore aggiunto negli Stati membri dell’Ue ha registrato una diminuzione in valore assoluto di circa 10,5 miliardi di euro, scendendo appunto alla cifra di 147,1 miliardi di euro. In percentuale, il divario complessivo in materia di IVA è diminuito dello 0,9%. I divari Iva stimati dagli Stati membri variavano dallo 0,85% in Lussemburgo, al 35,88% in Romania. Nel complesso, il divario Iva è diminuito nella maggior parte degli Stati membri, con i miglioramenti più importanti in Bulgaria, Lettonia, Cipro e Paesi Bassi, mentre è aumentato in sei Stati membri (Romania, Finlandia, Regno Unito, Irlanda, Estonia e Francia). Per quanto riguarda l’Italia, secondo le correzioni delle stime relative allo stock di crediti Iva, il divario nel 2016 era di circa 1 miliardo di euro, il 27% circa. In termini nominali, il divario italiano è il più grande tra tutti i paesi dell’Ue.

NEL 2015 RACCOLTI 1000 MILIARDI DI EURO IN TUTTA LA UE

Il sistema comune d’imposta sul valore aggiunto svolge un ruolo importante nel mercato unico europeo. La prima direttiva in materia di Iva risale al 1967 e fu originariamente introdotta per eliminare le imposte sulla cifra d’affari che falsavano la concorrenza e ostacolavano la libera circolazione dei beni, e per rimuovere le formalità’ e i controlli fiscali alle frontiere interne. L’Iva è una fonte di entrate importante e in crescita nell’Unione, che ha raccolto più di mille miliardi di euro nel 2015, pari al 7% del pil della Ue. Anche una delle risorse proprie dell’Unione si basa sull’Iva e, ricorda la Commissione, “trattandosi di un’imposta sui consumi, è una delle forme di tassazione che favorisce maggiormente la crescita”.

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