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Jacinda Ardern, cosa ha fatto e che farà

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Per gli ammiratori, Jacinda Ardern ha incarnato un mix convincente ed efficace di umanità e determinazione. Per i detrattori, si è trattato soltanto di retorica senza effetti concreti. L’analisi di Riccardo Pennisi

Le dimissioni di un’icona del progressismo mondiale. Jacinda Ardern, premier della NuovaZelanda, ha annunciato a sorpresa che non correrà per un terzo mandato: “non ho più energie per fare il mio lavoro come si dovrebbe”. I sondaggi, d’altronde, pronosticavano una sconfitta alle prossime elezioni. Ardern salì al governo 6 anni fa, a 37 anni: la più giovane prima ministra della storia.

Il suo mandato è stato caratterizzato da eventi epocali per un Paese abituato anche geograficamente a considerarsi ai margini del mondo. Quando un suprematista bianco aprì il fuoco in due moschee di Christchurch, uccidendo 51 persone, Ardern salì all’attenzione mondiale, per la sua reazione empatica e spontanea: indossò un hijab per andare a confortare i sopravvissuti (“they are us”, disse), facendo poi passare delle leggi per limitare l’acquisto delle armi e obbligare i grandi media a combattere gli incitamenti all’odio sulle reti sociali.

Nell’autunno 2020 fu rieletta con quasi il 50% dei voti – un risultato epocale per il Partito Laburista. A contribuire, di certo, anche l’isolamento della Nuova Zelanda che garantì al Paese, durante il primo anno della pandemia, mentre il mondo era bloccato dai lockdown, restrizioni blande e una vita praticamente normale.

Cresciuta in un’area rurale dell’Isola Settentrionale, Ardern apparteneva alla comunità dei Mormoni, che lasciò attorno ai 20 anni in disaccordo con le sue posizioni contro l’omosessualità. Laureata in Comunicazione, lavorò subito nel gabinetto dell’ex premier Helen Clark, prima di essere assunta come giovane promessa nel gruppo dei consiglieri di Tony Blair. Tornata in Nuova Zelanda, fu eletta deputata nel 2008 e a capo del suo partito nel 2017, a pochi mesi dalle elezioni.

Nel 2018, mentre era già alla guida dell’esecutivo, nacque sua figlia, Neve Te Aroha. Fu la seconda presidente di un governo a partorire durante il suo incarico, dopo la pakistana Benazir Bhutto nel 1990. Rimase celebre l’immagine di Ardern con Neve durante la Plenaria dell’ONU a New York, quando la bambina aveva tre mesi; durante il suo intervento, Neve rimase tra le braccia del padre, lì accanto.

Per gli ammiratori, Jacinda Ardern ha incarnato un mix convincente ed efficace di umanità e determinazione. Per i detrattori, si è trattato soltanto di retorica senza effetti concreti. Le vengono rimproverati dei provvedimenti di rilancio post-pandemia troppo deboli, incapaci di contrastare una crisi che ha portato migliaia di persone a perdere la casa; e la decisione di non tassare i patrimoni e il capitale, che ha inibito la capacità di spesa pubblica dello stato.

Tra i risultati sociali di Ardern vanno comunque elencati un aumento del 30% del salario minimo, la riduzione della povertà infantile e maggiori diritti per i lavoratori. La crisi economica da un lato, e la forte protesta no-vax dall’altro, con scontri di fronte al parlamento e minacce di morte, hanno incrinato in maniera decisiva negli ultimi due anni la sua popolarità.

(Analisi di Riccardo Pennisi)

E ADESSO?

Come riepiloga il Post, “almeno per ora Ardern non ha fatto annunci sui suoi piani futuri. In modo piuttosto eccezionale e insolito per un leader politico, ha detto di aver deciso di lasciare il proprio incarico perché non ha più le energie necessarie a portarlo avanti nel modo in cui ritiene opportuno. Ha poi detto di voler trascorrere un po’ di tempo con la sua famiglia, in questo momento composta dal compagno Clarke Gayford e dalla bambina di 4 anni Neve”.

Ardern, “durante la conferenza stampa in cui ha annunciato le dimissioni, commossa, ha detto: «Neve: la mamma non vede l’ora di essere con te quando comincerà la scuola quest’anno. E Clarke: possiamo finalmente sposarci».In molti però ritengono che date le sue energie, le sue capacità e soprattutto la stima e la credibilità guadagnate a livello internazionale Ardern a un certo punto sarà convinta a riprendere qualche tipo di attività politica, anche se non incarichi elettivi”.

(Redazione)

 

 

 

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