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La carica dei lobbisti. Chi spende di più in Ue?

Lobbisti

Nel 2022 le multinazionali hanno speso 50 milioni di euro in attività di lobbying per difendere i propri interessi e indirizzare le politiche dell’Ue. Quali aziende mettono più mano al portafogli?

Cinquanta milioni di euro, è la cifra record che le multinazionali hanno investito nel 2022 per tutelare i propri interessi nell’Ue. Le spese in lobbying  crescono rispetto al 2021, secondo quanto riferisce Milano Finanza. Le imprese italiane rappresentano però l’eccezione che conferma la regola, avendo speso 5 milioni di euro in meno rispetto all’anno precedente. Quali aziende mettono più mano al portafogli per spese di lobby? Quale industria spende di più per tutelare i propri interessi in Ue?

LOBBISTI, LE AZIENDE ITALIANE SPENDONO MENO

Nel 2022 le multinazionali hanno investito 3 milioni in più rispetto all’anno precedente per influenzare le politiche dell’Unione Europea e tutelare i propri interessi nell’area euro. Al contrario, i lobbisti delle aziende italiane nel 2022 hanno speso complessivamente 9 milioni di euro, secondo gli ultimi dati di LobbyFacts.

Una cifra molto inferiore rispetto all’anno precedente, quando le imprese nostrane avevano speso 14 milioni di euro per perorare la propria causa ed evitare eventuali sanzioni legate a violazioni dei regolamenti europei in tema di sostenibilità, privacy, concorrenza leale e sicurezza.

CHI INVESTE DI PIÙ IN LOBBYING?

Enel nel 2022 ha conquistato il primo posto della classifica delle aziende italiane che hanno speso più in lobbying nel 2022,stando ai dati di LobbyFacts.

Generali si aggiudica la seconda posizione di questa speciale classifica, con una spesa per lobbying di 1,25 milioni, in crescita rispetto al 2021. Il terzo gradino del podio è occupato dalla società di manutenzione delle ferrovie Mermec e dalle aziende di consulenza Search on Media e Triumph Group, che hanno destinato 900.000 euro alle attività di lobbying.

QUANTO SPENDONO I LOBBISTI DI ENI E UNICREDIT

Al quarto posto della classifica, sempre a pari merito, troviamo Eni, Unicredit e Ecology System. Tutte e tre le società nel 2022 hanno speso 700 mila euro, ma il confronto con gli anni passati mostra trend interessanti. Il cane a sei zampe, in particolare, ha tagliato sensibilmente i fondi riservati ai lobbisti. Infatti, dal 2018 al 2020 l’azienda aveva investito 1,38 milioni di euro all’anno, quasi il doppio. Milano Finanza ipotizza che la ragione potrebbe risiedere nella progressiva diversificazione del portafoglio di Eni, che sta riducendo le sue attività legate al tradizionale business petrolifero.

Al contrario, Unicredit ha confermato la cifra record stanziata anche l’anno scorso. È interessante il caso di Ecology System, azienda innovativa che si occupa di gestione e trattamento dei rifiuti che ha anche difeso gli interessi di due clienti in Ue, secondo Milano Finanza.

L’ATTENZIONE DI TIM AL LOBBYING

Tim si è aggiudicata la quinta posizione, mantenendo negli ultimi anni un livello di investimenti in lobbying costante, intorno ai 500.000 euro. L’azienda si trova in un momento di svolta per il suo futuro. Lunedì il Governo italiano ha annunciato che il Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) avrà una partecipazione di minoranza, con una quota non maggiore del 20%, nella società guidata dal fondo americano Kkr che presenterà un’offerta vincolante per acquistare la rete Tim. Per realizzare quest’obiettivo, il ministero prevede di utilizzare fino a 2,2 miliardi del fondo Patrimonio e Rilanci. Una proposta che ha sollevato le critiche di sindacati ed esponenti del PD, rendendo il futuro dell’infrastruttura e della compagnia sempre più incerto.

Tornando alla classifica, al sesto posto troviamo l’operatore energetico Centrica, che nel 2022 ha pagato 400.000 euro. Intesa San Polo e Unipol chiudono la classifica delle aziende italiane più attive nel lobbying in Ue, con una spesa di 300.000 euro.

BIG TECH USA REGINE DEL LOBBYING

L’anno scorso le Big Tech americane hanno speso più di ogni altra azienda per influenzare le politiche di Bruxelles, ma le compagnie petrolifere non sono rimaste certo a guardare. La classifica mondiale vede nelle prime due posizioni Meta e Apple. Infatti, l’anno scorso l’azienda di Zuckerberg ha speso 8 milioni di euro per tutelare i propri interessi nell’Unione Europea, 2 milioni in più rispetto al 2021. Un investimento che non è stato sufficiente, però, ad evitare all’azienda la sanzione da 1 miliardo e 200 milioni di dollari inflittagli lo scorso maggio dal Garante della Privacy irlandese per non aver rispettato le regole previste dal Regolamento generale sulla protezione dei dati (GPDR).

LOBBISTI, LE GRANE DI APPLE

Nel 2022 Apple ha pagato 7 milioni di euro per difendere i propri interessi nell’Unione Europea. Soldi che potrebbero non essere sufficienti a risolvere l’ultima grana che preoccupa i vertici della Mela. A maggio i regolatori hanno multato Apple per 13 miliardi di euro per presunta concorrenza sleale in Irlanda. La vicenda risale al 2016, quando il Fisco irlandese ha vinto la causa contro la società. I giudici hanno imposto all’azienda di versare le tasse non pagate dal 2003 al 2014, grazie a un regime agevolato, come risarcimento per aver distorto il mercato. Nel 2020, però, la Corte di Giustizia europea ha reso nulla la precedente sentenza poiché non sarebbe stato provato il vantaggio anticoncorrenziale in favore della società. Ora l’Ue è tornata alla carica per far pagare ad Apple la multa monstre stabilita dal tribunale. Si saprà di più il 9 novembre, quando sarà pubblicato il primo parere non vincolante sulla disputa.

LE ALTRE POSIZIONI

La quarta posizione è contesa tra Google e Shell, che guadagna il primato di spesa in lobbying tra le Big Oil. Entrambe le società hanno investito 5,5 milioni di euro nel 2022 per influenzare a proprio favore le politiche di Bruxelles. Poco sotto troviamo Microsoft, che ha consegnato nelle mani dei suoi lobbisti un budget pari a 5 milioni di euro.
Al sesto posto torna una compagnia petrolifera, ExxonMobil, che l’anno scorso ha speso 3,5 milioni di euro, un milione e mezzo in meno rispetto a dieci anni fa, quando guidava la classifica degli investimenti in attività di lobbying, seguita da Bayer e Microsoft. L’ultima classificata è Amazon, che ha destinato 2,8 milioni di dollari in attività di lobby.

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