La presentazione della domanda all’Ema si basa sui risultati positivi dell’analisi ad interim della Fase 3 dello studio sul molnupiravir della statunitense Merck
Ancora di fatto non è in commercio da nessuna parte, ma tutti i governi del mondo sgomitano per comprarla la prima potenziale cura ad hoc per il Coronavirus messa a punto dal colosso del farmaceutico Merck, con sede nel New Jersey. Se fosse ritenuta efficace, potrebbe aiutare gli Stati indietro con le vaccinazioni a evitare che le terapie si intasino visto che il farmaco, qualora venga assunto tempestivamente, sembrerebbe bloccare il rapido deterioramento dei polmoni del paziente a opera del virus.
L’Agenzia del farmaco Ema ha avviato la “revisione continua” del farmaco antivirale orale molnupiravir della statunitese Merck. Lo ha annunciata la stessa Autorità, cui hanno fatto eco i produttori Msd e Ridgeback Biotherapeutics. Msd «intende collaborare con il Comitato per i medicinali umani (Chmp) dell’Ema per completare il processo di rolling review per facilitare l’avvio della revisione formale della presentazione del dossier per l’Autorizzazione all’immissione in commercio».
Msd ha già presentato la richiesta di autorizzazione all’uso in emergenza (Eua) alla Food and Drug Administration (Fda) e la sottometterà ad altre agenzie regolatorie nel mondo. «La presentazione del dossier all’Ema rappresenta un altro passo negli sforzi per consentire l’accesso ai pazienti a livello globale – ha detto Dean Y. Li, executive vice president and president, Msd Research Laboratories -. Crediamo che molnupiravir costituisca un nuovo presidio importante che si aggiunge alla gamma di strumenti di sanità pubblica per combattere Covid-19 – compresi i vaccini, sviluppati dalla ricerca dell’industria farmaceutica e che rimangono essenziali e sono la prima linea di difesa contro la pandemia».
La presentazione della domanda all’Ema si basa sui risultati positivi dell’analisi ad interim della Fase 3 dello studio clinic Move-Out, che ha valutato molnupiravir in pazienti adulti non ospedalizzati con Covid-19 lieve-moderato che erano ad aumentato rischio di aggravamento e/o ospedalizzazione.