Tra Newsom e Trump, anche la sindaca di Los Angeles Karen Bass prova a ritagliarsi un ruolo da protagonista. Ecco il suo profilo
Le leggi della polarizzazione politica indicano in Donald Trump e Gavin Newsom i veri contendenti nella crisi istituzionale in corso a Los Angeles, che adesso minaccia di estendersi a tutto il territorio degli Stati Uniti.
Ma c’è almeno un’altra figura che merita attenzione in questo contesto: è la sindaca di Los Angeles Karen Bass.
Anche lei si oppone strenuamente ai blitz dell’ICE contro gli immigrati ordinati dal presidente nella seconda città degli Stati Uniti, in cui 1 persona su 3 è nata all’estero, e al dispiegamento della Guardia Nazionale.
“Quello a cui stiamo assistendo a Los Angeles è un caos provocato dall’amministrazione”, ha detto Bass, rivendicando l’autonomia della sua città rispetto alle ingerenze del governo federale.
CHI È KAREN BASS
Afroamericana, ex attivista con anni di militanza nel mondo dell’associazionismo, nel tempo è diventata una democratica dall’approccio pragmatico, rispettata anche dai repubblicani, capace di costruire coalizioni e attrarre consenso.
Viene da una fase tutt’altro che semplice nella gestione della città. ll rogo che a inizio anno ha devastato Los Angeles ha sorpreso Bass lontana dalla sua città – si trovava in visita ufficiale in Ghana – e l’opinione pubblica le si è immediatamente rivoltata contro, anche perché la sindaca, nelle ore successive, non è riuscita a dare risposte chiare sul da farsi.
Ora però Bass ha una seconda chance, come sottolinea il New York Times. L’autoritarismo di Trump, scagliatosi contro la roccaforte democratica nella speranza di riaccendere l’entusiasmo dei suoi elettori e mettere all’angolo i democratici, si sta traducendo, per Bass come per Newsom, in un clamoroso vettore di popolarità.
DALLE ONG ALLA GUIDA DI LOS ANGELES
Karen Bass, 69 anni, nasce a Los Angeles in una famiglia operaia. Si forma come operatrice sanitaria in ambito sociale, poi, negli anni ’80, nel pieno della crisi del crack e dalle guerre di gang, fonda la Community Coalition di South Los Angeles, un’associazione no‑profit che punta a intervenire sulle cause profonde della povertà, droghe e violenza con un approccio di sanità pubblica.
Nel 2004 viene eletta alla California State Assembly. Nel 2010, approdata a Washington, rappresenta il 37° distretto di Los Angeles alla Camera dei Rappresentanti. Qui guida il Congressional Black Caucus, conquistando influenza e riconoscimenti nazionali.
Nel 2022 decide di tornare in patria per sfidare il miliardario Rick Caruso, artefice di lussuosi mall “a tema”, nella corsa per la sindacatura, con una campagna fondata su politiche pubbliche di stampo progressista pubblica progressista: sostiene sostenendo l’assistenza sanitaria universale e l’ampliamento delle tutele per gli immigrati clandestini, ma si oppone alla campagna di definanziamento della polizia di Los Angeles – inimicandosi così gli attivisti vicini al Black Lives Matter.
Vince le elezioni con un margine di consensi superiore alle previsioni, diventando la prima donna sindaca e la seconda afroamericana a guidare Los Angeles.
LA SECONDA CHANCE DI KAREN BASS
Criticata per la gestione degli incendi che hanno distrutto parte di Los Angeles, ha visto il suo consenso calare vistosamente – un sondaggio della Luskin indicava un 49% di elettori contrari al suo operato nel 2025, rispetto al 32% dell’anno prima. Da sinistra viene accusata di essere una riformista di facciata, che accetta volentieri l’appoggio di lobbyisti e gruppi di pressione.
Ma la sfida con l’amministrazione Trump la pone adesso al centro di un duello politico senza precedenti, in cui Bass può far leva sui suoi punti di forza e rilanciare la sua leadership. Da un lato la sindaca ha stigmatizzato le retate dell’ICE come un’operazione strumentale a creare terrore e disordine; dall’altro ha condannato le violenze di alcuni manifestanti e adottato misure severe come il coprifuoco, che nelle ultime hanno portato a decine di arresti). Nel frattempo, insieme a Newsom, sfida apertamente il presidente, rivendicando il diritto di Los Angeles di decidere in autonomia sulle strategie di sicurezza e integrazione.