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L’Ue vuole un maggiore coinvolgimento degli enti locali e regionali. Ecco come
Il Parlamento europeo ha modificato il progetto di regolamento della Commissione per garantire il coinvolgimento degli enti locali e regionali nella definizione e attuazione dei fondi strutturali europei
Votando in plenaria sul regolamento recante disposizioni comuni (che detta norme valide per tutti i fondi europei gestiti in partenariato con soggetti nazionali) il PE ha accolto richieste cruciali del Comitato europeo delle regioni (CdR) volte a garantire il ruolo degli attori locali e l’efficacia degli investimenti dell’UE nell’ambito della politica di coesione.
ACCOLTE LE RICHIESTE DEL COMITATO EUROPEO DELLE REGIONI
Il CdR accoglie con grande favore il voto del Parlamento Europeo, nella seduta plenaria del 13 febbraio a Strasburgo, sulla relazione sul regolamento recante disposizioni comuni (RDC) (comuni, cioè, ai fondi UE soggetti a gestione concorrente) che converge con i punti chiave del parere del CdR elaborato dalla presidente del gruppo PSE del CdR Catiuscia Marini (IT/PSE, presidente della regione Umbria) e dal presidente del gruppo PPE del CdR Michael Schneider (DE/PPE, sottosegretario alla presidenza del Land Sassonia-Anhalt e suo rappresentante presso il governo federale tedesco).
Le due assemblee politiche dell’UE esigono il pieno rispetto dei principi di partenariato e di governance multilivello e insistono sul fatto che la preparazione e l’attuazione dei programmi d’investimento dovrebbero aver luogo al livello territoriale appropriato. Un punto fondamentale secondo la Presidente Marini: “Il voto di oggi del Parlamento europeo rappresenta un passo in avanti fondamentale per le città e le regioni europee, perché il rapporto riprende molte delle richieste del Comitato europeo delle regioni, a partire dal mantenimento di una politica di coesione aperta a tutte le regioni e gestito insieme agli attori locali. Si evita, inoltre, la rinazionalizzatone del Fondo sociale europeo e del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale, che avrebbe penalizzato le aree rurali delle nostre regioni”.
RIGUARDO I FONDI STRUTTURALI
Dopo anni di discussioni, Il Parlamento ha anche votato per eliminare le disposizioni che obbligano la Commissione a congelare i fondi strutturali negli Stati membri che non rispettano i requisiti di disciplina di bilancio posti dall’UE. Una scelta sollecitata dal CdR fin dal 2013: “Siamo soddisfatti che il Parlamento europeo abbia finalmente introdotto più flessibilità nel rispetto del Patto di stabilità e che si sia schierato dalla parte dei territori rimuovendo il principio di condizionalità macroeconomica, che avrebbe ingiustamente penalizzato città e regioni. Ringrazio personalmente per questo straordinario risultato l’europarlamentare Andrea Cozzolino“, ha commentato la Presidente.
Il PE chiede inoltre di stabilire un limite massimo – anche a livello regionale – per la riduzione dei fondi della politica di coesione post 2020 – una delle richieste chiave avanzate nel parere del CdR. Per quanto riguarda la quantità di fondi nazionali e regionali da mettere a disposizione per attivare il sostegno finanziario della politica di coesione (i cosiddetti “tassi di cofinanziamento”), la relazione del PE è in linea con il parere del CdR, favorevole a una riduzione dello sforzo finanziario minimo richiesto agli Stati membri e alle regioni rispetto a quanto previsto nella proposta della Commissione.
LA REINTRODUZIONE DEL FONDO EUROPEO AGRICOLO
Tra gli altri punti di convergenza vanno ricordati: la reintroduzione del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale nell’RDC, per integrarlo meglio con gli altri fondi della politica di coesione; la garanzia della dotazione finanziaria per l’intero periodo 2021-2027; il mantenimento della regola “n+3” (che fissa un termine massimo di 3 anni tra l’impegno formale di fondi per un progetto e l’effettiva erogazione dei fondi stessi) anziché il passaggio alla regola “n+2” proposto dalla Commissione.
PUNTARE AGLI OBIETTIVI DI SVILUPPO SOSTENIBILE ONU
“La posizione del Parlamento recepisce anche la nostra ambizione di rendere la politica di coesione lo strumento per raggiungere nei nostri territori gli obiettivi di sviluppo sostenibile fissati dalle Nazioni Unite, dando priorità alla lotta alla povertà e al cambiamento climatico e alla tutela dell’ambiente ovunque in Europa. Ora chiediamo ai governi nazionali di fare la loro parte, perché un ritardo nell’approvazione del budget europeo per il 2021-2027 causerebbe enormi danni per le autorità locali e regionali, per le quali i fondi di coesione europei sono vitali per poter portare avanti politiche di investimento che hanno un impatto concreto nella vita dei nostri concittadini”, ha concluso La Presidente Marini.