Il pontiere tra la macchina politica ufficiale e la galassia dei gruppi pro-Trump lascia la Casa Bianca: ecco perché l’addio di Taylor Budowich non è un semplice cambio della guardia
Secondo l’informatissimo sito Axios, Taylor Budowich, vice capo staff di Trump a Washington, sarebbe in procinto di lasciare il team del Presidente. L’addio dovrebbe concretizzarsi a fine mese.
Come Deputy Chief of Staff, Budowich aveva un portafoglio ampio: sovrintendeva alle comunicazioni ufficiali, ai rapporti con la pubblica opinione e con il Congresso, agli affari di gabinetto e al team di speechwriting — in sostanza era il punto di congiunzione fra messaggio politico e messaggio istituzionale. E in passato è stato uno degli uomini chiave per l’afflusso di finanziamenti esterni alle campagne del tycoon, un ruolo che lo collega direttamente alle indagini sul Russiagate, condotte, tra gli altri, dall’ex direttore dell’Fbi James Comey, oggi incriminato e perseguito dalla Giustizia americana.
CHI È TAYLOR BUDOWICH?
Nativo di Sacramento, in California, classe 1990, Taylor Budowich è un consulente politico diventato figura di primo piano nell’orbita Trump a partire dal 2020. Dopo essere stato portavoce (spokesman) nell’ultimo periodo prima del ritorno alla Casa Bianca, ha guidato MAGA Inc., il super PAC che ha raccolto e speso ingenti risorse per sostenere la rielezione e le attività politiche del movimento.
Dopo gli studi all’American University in Cairo (da cui fu evacuato durante la rivoluzione egiziana del 2011) ha iniziato la carriera politica come stagista e poi come portavoce, direttore comunicazione e infine executive director del Tea Party Express; ha collaborato con ambienti repubblicani in Florida, lavorando per Watchdog PAC e nella campagna di Ron DeSantis (anche come deputy policy director per l’istruzione), ed è stato portavoce della campagna di Donald Trump nel 2020.
Prima di entrare ufficialmente nello staff, Budowich ha fondato e diretto MAGA Inc. e ha lavorato con il gruppo nonprofit Securing American Greatness, strutture che hanno raccolto ingenti finanziamenti esterni — in alcuni casi non pienamente pubblici — per sostenere l’ecosistema politico a sostegno di The Donald.
Anche per questo, Budowich non è rimasto estraneo alle indagini sulle ultime presidenziali statunitensi: in passato è stato chiamato a testimoniare davanti a giurie federali e ha ricevuto più volte citazioni e richieste di documenti nell’ambito delle inchieste legate al periodo post-elettorale e al trattamento di materiali sensibili. Il numero due dello staff del tycoon conosce donatori, strategie di spesa e canali non ufficiali, e probabilmente sa molto del caso noto come Russiagate.
PERCHÉ QUESTO ADDIO PUÒ CAMBIARE LA STRATEGIA DI TRUMP
Axios aggiunge un particolare non da poco: Budowich sarebbe intenzionato a tornare nel settore privato. A un primo sguardo tale decisione potrebbe complicare l’accesso diretto alle risorse di cui il movimento Maga si è nutrito in questi anni. Ma se Budowich, che conosce donatori, strategie di spesa e canali non ufficiali, tornerà nell’ecosistema dei super-PAC, com’è altamente probabile, è possibile che la sua uscita sia il primo passo di una strategia più ampia, volta a rafforzare il supporto esterno nei confronti di Trump e magari a rilanciare una comunicazione ancora più aggressiva.