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Mes, cos’è lo strumento che Lagarde ci chiede di ratificare

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Cos’è il Mes e perché il governo temporeggia mentre Italia Viva, Azione e Pd spingono affinché venga ratificata in fretta la riforma

La Bce fa pressing sul nostro paese affinché approvi la riforma del Mes. “Speriamo che l’Italia ratifichi velocemente la riforma del Mes”, ha detto la presidente della Bce Christine Lagarde. Dopo il via libera da parte della corte costituzionale tedesca l’Italia è rimasta l’unica a non esprimere parere positivo sulla riforma dell’Istituto finanziario che avvicinerebbe l’obiettivo di completare l’unione bancaria. Ma perché il governo italiano sta temporeggiando?

Cos’è il Mes

Il Mes è un’istituzione intergovernativa che non sottostà alle norme di diritto comunitario ma alle norme di diritto internazionale. È stato istituito nel 2012, per rispondere alla crisi finanziaria internazionale che ha travolto che le economie di Grecia, Cipro, Irlanda e Portogallo mettendo a rischi l’esistenza stessa dell’Unione Europea. Il Mes ha sostituito il Fondo europeo di stabilità finanziaria (Fesf), aperto per soccorrere i paesi in difficoltà. Ha sede in Lussemburgo ed è costituito da un Consiglio dei governatori (cioè i ministri delle Finanze dell’area euro), un Consiglio dei direttori (i cui membri vengono scelti dai ministri) e un direttore generale, nella persona del lussemburghese Pierre Gramegna. Il presidente della Banca centrale europea (Bce) e il commissario europeo agli Affari economici ne fanno parte in qualità di osservatori (oggi queste cariche sono ricoperte, rispettivamente, da Christine Lagarde e da Paolo Gentiloni).

Un capitale da più di 700 miliardi di euro

Del Mes fanno parte: Germania, Francia, Italia, Spagna, Paesi Bassi, Belgio, Grecia, Austria, Portogallo, Finlandia, Irlanda, Slovacchia, Slovenia, Lussemburgo, Cipro, Estonia e Malta. Il Mes, come scrive Banca d’Italia, ha un capitale sottoscritto pari a 704,8 miliardi, di cui 80,5 sono stati versati. La sua capacità di prestito ammonta a 500 miliardi. Ogni paese ha versato la propria quota, il nostro paese, insieme a Francia e Germania, ha sottoscritto una quota maggiore del 15% corrispondente a circa 125 miliardi di euro. I diritti di voto dei membri del Consiglio sono proporzionali al capitale sottoscritto dai rispettivi paesi. Germania, Francia e Italia hanno diritti di voto superiori al 15 per cento e possono quindi porre il loro veto anche sulle decisioni prese in condizioni di urgenza.

Come funziona il cash for rent

Il Mes è un fondo che offre sostegno economico ai paesi membri in difficoltà, in collaborazione, a volte con il Fondo Monetario Internazionale. Il Mes opera concedendo prestiti, ricapitalizzando le banche, acquistando titoli sul mercato e aprendo linee di credito precauzionali. Gli interventi del Mes, però, sono condizionati al varo di alcune riforme economiche e fiscali da parte dei paesi richiedenti. Il cash-for-reform, coì si chiama questa procedura, prevede che la politica economica nazionale viene posta sotto la supervisione dell’organizzazione e di altre istituzioni internazionali: il Fmi, la Bce e la Commissione europea. Tali istituzioni vigilano sull’attuazione dei tagli alla spesa pubblica, soprattutto nei settori del welfare, per salvaguardare il bilancio statale e diminuire il deficit.

Perché il Governo vuole dire no alla riforma del Mes

Dopo il via libera alla riforma del Mes, resa necessaria con il mutato scenario economico internazionale, da parte della Germania, l’Italia resta l’unico paese a non aver ratificato il trattato. Contrarie due forze centrali della maggioranza, Lega e Fratelli d’Italia, mentre Forza Italia è favorevole. “Il Mes appare un’istituzione in crisi e per il momento in cerca di una vocazione – ha detto il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti -. In parte per colpa sua, in parte no, è un’istituzione impopolare. Nessuno fra i Paesi europei ha voluto chiedere la sua linea di credito sanitaria”. Le perplessità riguardano le politiche di austerità che hanno accompagnato i prestiti europei e che hanno suscitato grandi proteste nei paesi interessati. Le manovre iperliberiste imposte agli stati hanno avuto gravi ripercussioni sul welfare state e sulle fasce più deboli della popolazione, cagionando un aumento delle disuguaglianze.

I sostenitori del Mes

Se il governo sta prendendo tempo è folta la schiera di sostenitori dell’Istituto, a iniziare da Matteo Renzi. “Dire No al Mes significa andare contro l’interesse degli italiani. E chiunque abbia a che vedere con la sanità sa che i soldi del Mes sanitario servono come il pane. Sì al Mes, subito”, ha scritto l’ex premier su Twitter.

Gli fanno eco i colleghi di coalizione Mara Carfagna, Maria Stella Gelmini e Luigi Marattin.

Sulla stessa lunghezza d’onda anche Luigi Marattin, collega di partito di Matteo Renzi. “Sul Mes, un giorno forse capiremo il perché, si è scaricato il peggior cialtronismo populista di questi anni, ed è un bel record visto quante ne abbiamo vissute – ha detto a Repubblica -. Ratificare il Trattato non significa accedere al Mes, ma semplicemente far entrare in vigore una riforma migliorativa di quello strumento, per essere in grado di aiutare i Paesi dell’area euro che malauguratamente dovessero incorrere in crisi bancarie o fiscali. Era un impegno preso dal governo in cui Salvini era vicepremier e tutti gli altri Stati lo hanno già fatto. Impedirne l’entrata in vigore non ha alcun senso, economico, politico o diplomatico”.

Su Twitter chiede una spiegazione per l’attendismo del Governo Benedetto Della Vedova.

Antonio Misiani, Responsabile economia e finanze nella Segreteria nazionale PD, chiede di ratificare in fretta la riforma.

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