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Sindaca Miami

Miami torna blu: perché la vittoria della dem Higgins allarma Trump

Eileen Higgins è la nuova sindaca di Miami: la città, storicamente controllata dai repubblicani a livello locale, elegge per la prima volta una sindaca donna e riporta in mano ai democratici un “fortino” che mancava da decenni.

Con circa il 59% dei voti Eileen Higgins ha sconfitto al ballottaggio il repubblicano Emilio T. González, interrompendo quasi tre decenni di amministrazioni filo-repubblicane a Miami.

Sarà la prima donna a guidare la città e la prima democratica dal 1997: nuovo campanello d’allarme per Donald Trump dopo il trionfo di Mamdani a New York e delle governatrici dem in Virginia e New Jersey?

UNA PRIMA VOLTA STORICA

La vittoria di Higgins segna tre “prime”: è la prima donna a guidare Miami, la prima democratica eletta sindaca dal 1997 e la prima non ispanica a occupare l’incarico dagli anni Novanta. Per i democratici si tratta di una bella iniezione di fiducia in vista delle elezioni midterm dell’anno prossimo, per svariati motivi.

CHI È EILEEN HIGGINS

Higgins, 61 anni, nata nell’Ohio e cresciuta nel New Mexico, è approdata a Miami dopo una carriera che l’ha vista impegnata in ruoli legati allo sviluppo internazionale e alla consulenza infrastrutturale.

Soprannominata “la Gringa” dai suoi supporters, in larga parte ispanici della sua area di riferimento, Little Havana, dove lei rappresenterebbe la minoranza degli americani bianchi, è stata commissaria della contea di Miami-Dade per diversi anni, dove si è contraddistinta per l’impegno su alloggi accessibili, mobilità pubblica e resilienza ambientale.

Malgrado il risultato elettorale ora venga interpretato come un mini-referendum sulla presidenza Trump, la sua campagna si è tenuta a debita distanza dai temi nazionali, concentrandosi su trasparenza amministrativa, lotta alla burocrazia che rallenta le pratiche urbane, e politiche concrete per la vita quotidiana dei residenti.

PERCHÉ LA VITTORIA DI HIGGINS ALLARMA TRUMP

Di norma le elezioni di Miami vengono considerate una competizione locale relativamente di scarsa rilevanza, ma a questo giro rappresentavano un interessante test elettorale per valutare il sentimento degli elettori nel cortile politico di Trump.

La Florida è infatti un ex “swing state” con una forte componente di elettorato “latino”, i cui voti sono stati decisivi alle ultime presidenziali. In particolare, Miami – e la più ampia contea Miami-Dade nella quale la metropoli della Florida è ricompresa – è un’area con una forte presenza di immigrati latino-americani di origine cubana e venezuelana: un territorio in cui la disfatta di Kamala Harris del 2024 fu più evidente che altrove, dal momento che le posizioni in materia d’immigrazione del tycoon, in linea teorica, avrebbero dovuto incontrare una forte resistenza.

I LATINOS VOLTANO LE SPALLE A TRUMP?

Invece i latinos, fin dal 2016, si sono progressivamente spostati verso le posizioni del GOP, scegliendo una linea più incline alla libertà economica, alla fiscalità favorevole, avversa alla cultura woke, apertamente anticomunista e più radicata dal punto di vista religioso.

Tendenze difficili da invertire, e infatti è probabilmente troppo presto per leggere nell’elezione di Higgins una vera riscossa dei democratici tra i latinos: lo Stato o la contea non diventeranno improvvisamente “blu” a livello nazionale, eppure la campagna di Higgins, imperniata su temi concreti e messaggi inclusivi, indica la strada verso le midterm 2026, in linea con i risultati di Mamdani a New York e Spanberger e Sherril in Virginia e New Jersey

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