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Myanmar sempre più isolato, bandita la TV satellitare

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Accesso Internet bloccato, media indipendenti chiusi, giornalisti arrestati e ora l’oscuramento della TV satellitare perché considerata una “minaccia per la sicurezza”. Ecco cosa sta succedendo in Myanmar

L’informazione in Myanmar è sempre più a rischio. Pochi giorni fa, la giunta militare – che ha preso il potere con il golpe del 1° febbraio rovesciando il governo democraticamente eletto di Aug San Suu Kyi – ha annunciato una nuova stretta sulle libertà del popolo birmano dichiarando illegale la TV satellitare.

Intanto, le forze di sicurezza continuano a reprimere con sempre maggiore violenza le manifestazioni quasi quotidiane e si contano più di 760 persone uccise.

IL BAN DELLA TV SATELLITARE

“La TV satellitare non è più legale”, è stato annunciato martedì dalla televisione di Stato MRTV, come riportato da Al Jazeera. “Chiunque violi la legge sulla televisione e sui video, in particolare le persone che usano le parabole satellitari, sarà punito con un anno di reclusione e una multa di 500.000 kyat (320 dollari)”.

“I media illegali stanno trasmettendo notizie che minano la sicurezza nazionale, lo stato di diritto e l’ordine pubblico, e incoraggiano coloro che commettono tradimenti”. Così ha deciso la giunta militare, guidata dal capo dell’esercito Min Aung Hlaing.

MYANMAR SEMPRE PIÙ ISOLATO

“Il divieto della TV satellitare è un palese tentativo di negare l’accesso alle trasmissioni di notizie indipendenti e di isolare ulteriormente il popolo del Myanmar”, ha detto Linda Lakhdhir, consulente legale dell’Asia per Human Rights Watch. “La giunta dovrebbe immediatamente ritirare la sua oltraggiosa censura generale e porre fine al suo implacabile assalto alle notizie”.

Il divieto sembra mirato alle emittenti indipendenti in lingua birmana, ma la decisione colpirà inevitabilmente anche i canali di notizie stranieri trasmessi via satellite in Myanmar.

LA RESISTENZA

Ma questa è solo l’ultima restrizione imposta all’informazione in Myanmar e il popolo lo sa benissimo. Avevamo parlato, infatti, di un gruppo di ragazzi pro-democrazia che si erano organizzati con una radio pirata proprio per evitare interruzioni e censure. “In caso di guerra civile, le linee telefoniche e i cavi verranno tagliati”, aveva dichiarato un militante intervistato Coconuts Yangon.

Le autorità, infatti, hanno già imposto severe restrizioni su internet, rendendo molto difficile l’accesso o la condivisione delle informazioni. Internet e la banda larga sono stati spenti per più di sei settimane e Facebook e altri social sono stati bloccati fin dal colpo di Stato.

GIORNALISTI A RISCHIO

Oltre a vietare i media, le forze di sicurezza hanno preso di mira i giornalisti. Secondo HRW sono almeno 71 quelli arrestati dal 1° febbraio, di cui 48 ancora in detenzione. I condannati rischiano fino a tre anni di prigione e tra questi è presente anche il giapponese Yuki Kitazumi, il primo giornalista straniero ad essere ancora trattenuto. Mentre un fotografo polacco, arrestato mentre copriva una protesta a marzo, è stato liberato ed espulso dopo quasi due settimane di detenzione.

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